Lettere al Direttore Foglio 23.4.2015

Categoria: Rubriche

Viva l’armata Cordileone. Il senso dei grillini per la democrazia

1-Al direttore - Per difendere la loro libertà trecento spartani tennero in scacco le orde persiane alle Termopili.

Oggi, a parti rovesciate, un popolo intero a San Francisco si è eretto a baluardo del proprio vescovo contro un manipolo di sedicenti cattolici che, come ha raccontato ieri il Foglio, lo vorrebbe mandare a casa – con tanto di appello a pagamento al Papa – perché troppo poco cool in materia sessuale e famigliare. L’ennesima dimostrazione che il sensus fidei del popolo di Dio la sa molto più lunga di quanto possano immaginare le solite avanguardie illuminate che in questa, come in altre occasioni, rispecchiano in pieno il ritratto dell’Anticristo profeticamente descritto da V. Solov’ev: “Credeva in Dio, ma non amava che se stesso”. Allo stesso modo, costoro che si impancano a giudici del proprio pastore e arrivano a chiederne addirittura la rimozione non perché abbia dato scandalo o commesso qualche crimine ma perché troppo poco liberal ai loro occhi, saranno pure fervidi credenti ma non amano che se stessi e la loro idea di chiesa, non quella vera. In ogni caso, 1 a 0 e palla al centro. Tiè.

Luca Del Pozzo

E noi, come si sa, siamo dell’armata Cordileone.

2-Al direttore- Anche a me non sembra facile, in effetti, immaginare niente di più adatto a discutere su cosa sia o meno democratico all’interno di un gruppo Parlamentare di chi ha espulso deputati per un paio di scontrini del caffè mancanti o non dichiarati.

Giovanni De Merulis

Ma no, non ha capito. I grillini sono indignati con Renzi non perché ha cacciato i dissidenti ma perché non ha chiesto ar webbe se si poteva fare o no. I grillini, che carini, sempre più adorabili. Cucci cucci.

3-Al direttore- Tutti, unanimi, hanno ricordato, credo con dolore sincero il rabbino emerito Elio Toaff; i tanti attestati e riconoscimenti non sono, come a volte accade, formali e d’occasione; segno di una stima e di un affetto riconosciuti e noti. Proprio per questo ancora più incomprensibile appare il fatto che Toaff non sia stato nominato senatore a vita, come Marco Pannella ha suggerito ad almeno quattro presidenti della Repubblica. Quella nomina ci avrebbe tutti onorato e avrebbe dato lustro al Senato e alle istituzioni, e non voglio neppure pensare per un istante che la mancata nomina sia potuta dipendere per il fatto che Toaff fosse parte di quei “perfidi giudei”, come si diceva un tempo, oltre che un indiscutibile “fratello maggiore”, come disse Papa Giovanni Paolo II, nel corso della sua storica visita alla Sinagoga di Roma. Sommessamente, mi chiedo se non sia opportuno che, senza attendere il normale lasso di tempo prescritto dalla legge, il comune di Roma intitoli una strada del “ghetto” al “perfido giudeo, fratello maggiore”, se la famiglia e la Comunità sono d’accordo. E’ un esplicito invito al sindaco Ignazio Marino; e al sindaco di Livorno, dove Toaff era nato 99 anni fa.

Valter Vecellio

Ottima idea. Dovesse succedere, prendiamo subito la residenza lì.

4-Al direttore- I membri della Assemblea costituente, con il greve compito di dare all’Italia da poco liberata una costituzione democratica, devoti e proni allo svillaneggiato Montesquieu, posero nell’empireo nazionale i supremi organi che connotano una democrazia. Il Parlamento per rappresentare il popolo, un governo per guidare la macchina statuale e l’Ordine giudiziario quale cane da guardia del rispetto delle leggi. Accanto, con lo stesso rango costituzionale, definirono le supreme cariche dello stato dal presidente della Repubblica in giù. L’unica novità fu il salto straordinario di rango attribuito ai giudici italiani, considerati nello Statuto Albertino poco più di mezze maniche. Questa operazione fu considerata dai giudici italiani una sorta di super investitura con limiti la cui estensione era determinata dai giudici stessi. Infatti non paghi di avere un organo di livello (non rango) costituzionale quale il Csm che li rendeva con il suo ombrello una istituzione sostanzialmente esterna alla macchina statuale, negli anni 50 quando le toghe rosse uscirono dai meandri delle Frattocchie e si consorziarono con le altre toghe, la loro associazione, la Anm, alla luce degli scopi elencati al n° 2 dello statuto, si poneva in modo ben oltre la critica alla sovranità dello stato, divenne un potere sovrastatuale e al tempo stesso strabico poiché degradava l’Ordine giudiziario a congrega di lavoratori tanto da attribuirsi il diritto di sciopero. Una mostruosità che nessun altro potere in Italia ebbe la dignità e il coraggio di scoraggiare e proibire. Ciò premesso si potrebbe ipotizzare che anche senatori e deputati della Repubblica possano fondare una associazione analoga a quella dei giudici e di più spingendo il paradosso oltre il limite della decenza razionale anche i membri del governo, ministri, viceministri potrebbero associarsi in sindacato e laddove alcuni fossero in disaccordo e invece di votare contro dichiarassero lo sciopero. Il ragionamento è teatro dell’assurdo ma fino a un certo punto, poiché dal 1945 in Italia lo sport nazionale è stato manipolare le norme della Costituzione – la costituzione materiale non l’ho inventata io – e di tutte le leggi come abitualmente fanno le pubbliche amministrazioni e, roba da non credere, fanno i magistrati dietro la foglia di fico della autonomia e della indipendenza.

Luigi De Santis

Lei citava Montesquieu. Direi che basterebbe ripartire da lì. Il potere giudiziario si occupa della giustizia e fa rispettare le leggi. Il potere legislativo si occupa delle leggi e qualsiasi invasione di campo del potere giudiziario nel potere legislativo non è solo un tradimento del principio di Montesquieu ma è anche un tradimento della Costituzione. E’ così facile, no?