Gli "Ossi" dell'intelligence italiana

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La nuova polemica nata sui servizi di sicurezza, e che ora coinvolge il Copasir, l’organo parlamentare che deve controllarli, in realtà è relativamente antica

di Massimo Bordin | 24 Luglio 2015 ore 06:06 Foglio

La nuova polemica nata sui servizi di sicurezza, e che ora coinvolge il Copasir, l’organo parlamentare che deve controllarli, in realtà è relativamente antica. L’emendamento proposto dal senatore Pd La Torre sulle missioni militari all’estero, rimanda a una vicenda dei primi anni Novanta, nell’ultimo periodo della conduzione del Sismi da parte dell’ammiraglio Fulvio Martini, che creò un gruppo, meno di venti persone, con speciale addestramento e compiti di carattere militare per missioni speciali all’estero. L’acronimo, vagamente lugubre, scelto per il nuovo gruppo non aiutò: Ossi, che stava per operatori speciali servizi italiani. Ovviamente, creata la struttura, non misero i manifesti ma questo aggravò le cose quando poco dopo scoppiò l’affare Gladio. Venne fuori la questione degli Ossi, struttura “supersegreta” e con “licenza d’uccidere”, a dar retta ai titoli dei giornali e a qualche interrogazione parlamentare. L’ambasciatore Fulci, successore di Martini al Sismi, smantellò il gruppo. Il problema di allora è lo stesso alla base dell’emendamento La Torre, che pure propone un soluzione diversa da quella dell’ammiraglio ma vuole colmare la differenza fra i servizi italiani e quelli europei, che possono valersi nelle missioni all’estero di strutture militari di élite, per esempio i Navy Seals per la Cia o le Sas per l’MI6. In Italia è invece impossibile. La strettissima attualità consiglierebbe di riconsiderare laicamente la questione. 

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