Lettere al Direttore Il Foglio 20.8.2015

Categoria: Rubriche

Il Papa, il “dio denaro” e la povertà che si combatte solo col capitale

1-Al direttore - Pare ci sia molto interesse per le polemiche di Matteo Salvini con la chiesa

e il suo episcopato. E’ pur sempre agosto, siamo pur sempre in Italia. Ma, guardandola dal punto di vista della chiesa cattolica, o anche solo di un cristiano semplice, di quel che pensa (Dio mio: “Pensa”) Salvini dei vescovi, che cazzo ce ne può fregare?

Maurizio Crippa

Poco, pochissimo. D’altronde chi siamo noi per giudicare? Nessuno, direbbe qualcuno. Però, Salvini a parte, qualcosa da giudicare oggi c’è e non riguarda la politica ma riguarda la chiesa e, anzi, Francesco. Ha detto ieri Bergoglio: “Quando il lavoro è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo”. E le conseguenze di ciò “colpiscono soprattutto i più poveri e le famiglie più povere”. Perché non si può vivere in “un sistema economico che ha al centro un idolo che si chiama denaro”. Matteo Chissenefrega Salvini direbbe che il Papa è comunista, e noi si sa che abbiamo un’idea diversa, e pensiamo soltanto che il Papa, per la sua natura, la sua origine, la sua cultura e la sua storia, si sia soltanto prestato, in alcune occasioni, in molte occasioni, a offrire elementi per diventare lui stesso un idolo degli anti capitalisti. Siamo sicuri che durante il suo viaggio in America Papa Francesco darà molte delusioni al popolo dell’anti capitale ma intanto un piccolo appunto – chi siamo noi per giudicare? – sulle parole di ieri. L’orrenda logica del profitto di cui parla Papa Francesco, se non ci sbagliamo, ma chi siamo noi per giudicare?, è la stessa orrenda logica del profitto che ha permesso a molte famiglie un tempo povere di esserlo oggi un po’ meno. E il caso vuole, ma chi siamo noi per giudicare?, che i paesi che hanno messo al centro del loro sistema produttivo il dio denaro sono gli stessi paesi dove sono maturate le condizioni per far sì che la povertà possa essere combattuta con molti posti di lavoro. In fondo, sul dio denaro, il discorso da fare è simile a quello che si potrebbe fare parlando di natura. Nei paesi dove la natura è incontaminata, si sa, si respira che è una meraviglia ma purtroppo spesso si muore di fame. Lo stesso vale per il dio denaro. Quando il lavoro è in ostaggio della logica del solo profitto e disprezza gli affetti della vita l’avvilimento dell’anima contamina tutto: anche l’aria, l’acqua, l’erba, il cibo. Ma dove la logica del profitto è messa in secondo piano, l’aria, l’acqua, l’erba e il cibo sono una meraviglia, ma purtroppo, anche lì, spesso si muore di fame.

2-Al direttore - Non si può dire che quanto affermato sulla vicenda politica italiana da monsignor Galantino sia improntato a carità cristiana. Del resto, in storia patria la massima umiliazione “vaticana” ebbe a subirla proprio Alcide De Gasperi. All’indomani di una polemica sulle elezioni comunali a Roma del 1952, Pio XII ebbe la scortesia di rifiutare una richiesta di udienza inoltrata dal nostro presidente del Consiglio tramite i consueti canali diplomatici per fargli conoscere una delle figlie che aveva deciso di prendere i voti. Come cattolico penitente, disse allora con sofferenza ma anche con eleganza il nostro presidente del Consiglio: “Non posso che subire l’umiliazione, ma come capo del governo italiano sento il diritto-dovere di far rilevare a Sua Santità la mancanza di rispetto”. Ovviamente, neanche in tale occasione De Gasperi pensò mai che i rapporti fra chiesa e stato in Italia dovessero degradarsi a elezioni e cooptazioni, harem ed escort, come oggi non riesce a evitare il vescovo Galantino.

Luigi Compagna

3-Al direttore - Ottimo l’editoriale sull’ideologia dell’occidente. E’ vero che l’uomo occidentale è paralizzato da un freudiano complesso di colpa. Da tempo mi chiedo come ciò sia avvenuto. Penso che sia avvenuto perché l’occidentale ha rifiutato la sua grande tradizione giudaico-cristiana. Non essendo più cristiano, l’occidentale non riesce più a chiedere perdono e a riprendere il cammino. Se fosse ancora cristiano, confesserebbe il peccato e riprenderebbe decisioni da uomo, quale più non è. Non essendo più cristiano, l’occidentale è diventato vigliacco e indifferente di fronte al dramma di migliaia di persone perseguitate e uccise. In sintesi: da quando non è più cristiano, l’occidentale è diventato un uomo (si fa per dire) vigliacco. E così si capiscono tante cose, purtroppo.

Giuseppe Zola