Lettere al Direttore 29.8.2015 Foglio

Categoria: Rubriche

Che mafia è se il comune non viene sciolto per mafia? Lezioni americane per Marino

1-Al direttore - Ci fu un tempo, ormai sommerso dalla storia, in cui, nel mondo comunista,

esisteva un aspro conflitto tra l’Urss e la Cina popolare. I partiti comunisti  europei, pur essendo filosovietici, non osavano  criticare la Cina; così se la prendevano con la povera Albania, allora di stretta osservanza cinese. A pensarci bene quella vicenda è analoga a quanto è avvenuto nell’ultimo Consiglio dei ministri. Non potendo (anzi non volendo)  sciogliere, per infiltrazione mafiosa, il comune  di Roma, si sono consolati  con la circoscrizione di Ostia.

Giuliano Cazzola

Perfetto. Eppure il problema rimane: se quella di Roma è mafia, il comune va sciolto subito per mafia; se il comune di Roma non viene sciolto per mafia significa semplicemente che questo grande pericolo mafia in fondo non esiste e non c’è. Semplice no?

2-Al direttore - Il Foglio è stato l’unico quotidiano a dare notizia della più rivoluzionaria candidatura a presidente degli Stati Uniti: quella di Lawrence Lessig. Il professore di Harvard, alle cui lotte per la libertà della rete tutti dobbiamo qualcosa, ha un obiettivo secco: riparare la democrazia americana attraverso il Citizen Equality Act, un pacchetto di riforme che prevede, in particolare, che le elezioni siano finanziate dai cittadini anziché da miliardari e corporations. Oggi, invece, gli elettori si limitano a scegliere candidati imposti dalle donazioni di pochi, che ne condizionano le politiche. Una volta approvata la riforma, lascerebbe il posto al vicepresidente, Clinton, Sanders o Biden che sia. Per partecipare alle primarie Lessig deve raccogliere 1 milione di dollari entro il 7 settembre: se ci riuscisse, l’urgenza di riformare le nostre democrazie malate e corrotte entrerà per la prima volta nel dibattito per l’elezione del presidente più influente al mondo. E sarà così più facile farlo anche da noi. Per questo, abbiamo organizzato una campagna dall’Italia per sostenerlo. Chi volesse dare una mano, può trovare tutte le info sulla pagina Facebook “Italians for Lessig 2016”.

Mario Staderini

3-Al direttore - Nell’anatomia degli scafisti si insinuano le carte nautiche. Su quel pezzo di mare dove quelli che fuggono muoiono annegati o soffocati dai vapori dei diesel, su quel pezzo di mare che non porta ad Itaca sfrecciano disinvolti anche gli yacht con le bandiere del mondo. E non mutano rotta,  perché le lapidi  non galleggiano e non si vedranno mai sui radar di bordo.

Gino Roca

4-Al direttore - Il sindaco di Roma, Marino, si sta trattenendo negli Stati Uniti, sicuramente per motivi seri. L’America ha molto da insegnargli. Per capire Roma e la questione di Mafia Capitale, cosa c’è di meglio che studiare da vicino i meccanismi che consentirono a Tammany Hall di diventare la potentissima ma corrottissima macchina politica che fece per lungo tempo il bello e il cattivo tempo a New York? Dovrebbe anche fare un salto a Chicago, per capire i metodi che consentirono al sindaco Richard J. Daley di governare la più corrotta città americana senza mai macchiarsi la reputazione. Quelle erano mafie serie, altro che i provincialissimi Casamonica.

Cordiali saluti.

Angiolo Bandinelli

5-Al direttore - Il mondo va in pezzi. E Obama: “Ho il cuore spezzato”. Letto così, tra gli highlight del giorno, uno pensa a una crisi di coscienza, a un ripensamento della  sua strategia di “disengagement”  planetaria… Magari, uno pensa,  sta finalmente  leggendo i rapporti sugli esiti della rinuncia a “disciplinare con la forza diplomatica, politica e militare le aree di crisi caratterizzate da guerre civili, da furie interetniche e dal jihadismo islamico”. Addirittura, uno potrebbe arrivare a pensare, sta finalmente accusando la vacuità piaciona del suo famigerato discorso programmatico del Cairo tutto peace&love e love&peace… Poi, il ritorno al reale: “Lui”, ha il cuore spezzato, sì. Ma perché “il numero di persone che in America muore a causa delle armi da fuoco è molto superiore a quello delle vittime del terrorismo”.

Gaetano Tursi