Lettere al Direttore Il Foglio 1.9.2015

Categoria: Rubriche

Appunti per i teorici del pensiero unico anti Cav. E la Cina? L’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aumentò l’iva al 21 per cento

1-Al direttore - Gli sciocchi sono di due specie: la prima è quella che s’è imbevuta acriticamente di romanticismo, di morale spicciola, di sete di giustizia, di idealismi fine a se stessi, cioè utopie, di presunte virtù antropologiche, ecc. La seconda è quella di coloro che sembrano sciocchi mentre sono in realtà furbi opportunisti, variopinti, trasversali e ubiquitari: gli impostori di Alfonso Berardinelli, che hanno capito quanto fosse conveniente sfruttare pro domo loro, la prima. Siamo nel settore dello sterco del diavolo. Le cose non cambieranno davvero finché i caciottari della politica, i cretinetti, con le buone o con le cattive, non saranno ridimensionati nei loro poteri d’interdizione, generosamente forniti dal sistema. Già, finché un razionale disintermediare non avrà fatto il suo corso. I caciottari, come li ha chiamati lei, combattono per la sopravvivenza ed essendo variopinti, trasversali e ubiquitari, è assai difficile stanarli e diminuirne i poteri. Apta via est: “A brigante, brigante e mezzo”. E’ roba che richiede palle toste e determinazione e amici di viaggio pronti a rischiare qualcosa. Riuscirà il nostro eroe…

Moreno Lupi

Quello che non capiscono i teorici del pensiero unico anti berlusconiano è questo: è anche grazie alla loro dottrina che il berlusconismo non ha trovato ostacoli per prendere l’Italia e rivoltarla come un calzino.

2-Al direttore - Il governo cinese, leggo sul Financial Times, ha deciso di abbandonare gli acquisti massicci di azioni per contrastare il saliscendi delle Borse. Non capisco perché Pechino si ostini a non ascoltare il direttore Napoletano che sul Sole 24 Ore esortava la Cina a un “nuovo Quantitative easing”. “Fate plesto”, a chi?

Luca Pitale

Cludeltà dei melcati.

3-Al direttore - Ho letto l’articolo pubblicato sul Suo giornale in data 28 agosto sotto il titolo “Sgravi e aggravi in manovra. Indagine sulla slavina delle clausole di salvaguardia…”. Nell’articolo è scritto in particolare quanto segue: “Ma è con la crisi del 2011 che le clausole iniziano a dilagare, scandendo i rapporti difficili con l’Europa. L’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, aumentò l’iva al 21 per cento, fornendone una giustificazione nobile: ‘Spostare il prelievo dalla persone alle cose’. Per l’anno successivo il governo Berlusconi fu poi costretto a inserire le clausole di taglio lineare delle detrazioni fiscali e di un nuovo aumento dell’Iva”.

Ormai siamo nell’estate del 2015 ed è forse un po’ difficile ricostruire quanto è accaduto nell’estate del 2011. Proviamo comunque a farlo. Fino a che ha avuto sovranità fiscale, il governo Berlusconi non ha mai introdotto clausole di salvaguardia e mai – per nessuna ragione – ha aumentato l’aliquota dell’Iva (aumentata dal 19 al 20 per cento nel 1997 dal governo Prodi). Fino a che ha avuto sovranità fiscale e in specie fino all’estate del 2011, il governo Berlusconi non ha avuto bisogno di introdurre clausole di salvaguardia e di aumentare l’aliquota dell’Iva, per la semplice ragione che non ce ne era bisogno. Per tutti: “In Italia il disavanzo pubblico è inferiore a quello medio dell’area euro… appropriati sono l’obiettivo di pareggio di bilancio nel 2014… grazie ad una prudente gestione della spesa durante la crisi, lo sforzo che ci è richiesto è minore che in altri Paesi avanzati”, così Mario Draghi, Banca d’Italia, “Considerazioni Finali”, 31 maggio 2011! La sovranità fiscale del governo Berlusconi fu tuttavia azzerata appena pochi giorni dopo – il 5 agosto 2011 – con la lettera Trichet-Draghi, Banca centrale europea-Banca d’Italia, lettera che sotto la minaccia del default imponeva un illuminato anticipo del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013. Nella obbligata normativa di esecuzione del citato “Diktat” fu necessario introdurre clausole di salvaguardia, a fronte dell’enormità della manovra imposta. L’aumento dell’aliquota iva dal 20 al 21 per cento non fu allora operato per “Spostare il prelievo dalle persone alle cose” – come si legge nell’articolo – ma per la stessa costretta e compulsiva ragione di anticipo dal 2014 al 2013 del pareggio di bilancio. L’aumento successivo dal 21 al 22 per cento, il “nuovo aumento dell’Iva” non fu poi introdotto dal governo Berlusconi – come pure si sostiene nell’articolo – ma dal successivo governo Monti. In ogni caso, con lo stesso governo Monti e in specie con il cosiddetto Decreto “Salva-Italia” (!?) fu assorbito e superato tutto quanto era stato previsto e disposto in precedenza così operandosi una specie di “reset”. Credibile o no la successiva prospettazione di tagli di spesa pubblica sviluppata in parallelo alla “produzione di clausole di salvaguardia a mezzo di clausole di salvaguardia”, operata e operanda da parte dei successivi governi, è dunque loro esclusiva attività e responsabilità.

Con i miei migliori saluti,

Giulio Tremonti

Le propongo un indovinello, però, caro professore. Chi è quell’ex ministro dell’Economia che nell’aprile 2012 rivendicò la saggezza di aver lasciato i conti in ordine al suo successore anche grazie all’aver spostato il prelievo “dalle persone alle cose”? (Aprile 2012, Corriere della Sera, Giulio Tremonti). Cordiali saluti e grazie della lettera cortese.