Lettere al Direttore Il Foglio 8.10.2015

Categoria: Rubriche

Pacifismo grillino. Dove si conquistano i voti. A chi importa della famiglia? Idea Sinodo Famiglia

1-Al direttore - Impeccabile Crippa nella sua analisi della campagna pubblicitaria targata Diesel, con quel claim (che è tutto un programma) “This ad is gender neutral”. Un claim che però pone anche un problema mica da poco: chi glielo spiega ora al cardinale Kasper che non è vero, come lui sostiene, che gay si nasce? Se tanto mi dà tanto, posto che tutto è ambivalente, fluido, biologicamente indefinito e indefinibile, non sarebbe un po’ contraddittorio sostenere che nel caso dell’omosessualità si tratterebbe invece di un dato di natura?

Luca Del Pozzo

2-Al direttore - Buona l’idea del Foglio di fare un Sinodo dei laici sulla famiglia. Ma allo stato attuale non vedo tanta preoccupazione da parte di laici intellettuali, sociologi o antropologi per la famiglia in liquefazione. Forse i musulmani sono di più e più interessati alla famiglia come fondamento della società, ma con loro bisognerebbe prima fare un Sinodo su fede e ragione.

Daniel Mansour

3-Al direttore - Dal suo blog sempre più affollato di annunci pubblicitari (e dispiace per le impressioni che la mia visita ha regalato alle tasche di Casaleggio Associati), Grillo tuona il suo #NoAlleVostreGuerre e accusa il governo di essere “prono alla Nato”. Considerato l’impegno contro Isis di Putin e delle milizie sciite (tra cui gli iraniani tanto apprezzati da Grillo), la consueta tesi degli “sporchi interessi Nato” sembra in questo caso difficilmente sostenibile; magari è stato solo un tic ideologico del comico genovese. Il pacifismo pentastellato più che strumentalmente anti-americano mi pare d’altronde sostanziale: per Dibba e gli altri cittadini la soluzione è sempre e solo quella di scendere a compromessi, di trattare con tutti, fosse anche il califfo in persona. Si fa un’eccezione solo con quegli sporchi luridi golpisti della classe politica italiana, ça va sans dire.

Daniele Montani

4-Al direttore - Nella titolazione del pezzo dedicato alla riforma del modello contrattuale bene ha fatto il suo giornale a parlare di “sfida degli schiaffoni”. Una scelta azzeccata che da la dimensione esatta della situazione, dei suoi protagonisti e della posta in gioco. Purtroppo per lei e suoi lettori, io non riesco a rimanere serio troppo a lungo, per cui evocare schiaffoni mi porta dritto dritto alla stazione di Firenze nel 1975 (evocazione per evocazione: indovini un po’ chi è nato da quelle parti l’11 gennaio dello stesso anno!), dove Monicelli gira la celeberrima scena di “Amici miei”. Nella scena si vedono degli attempati signori prendere a schiaffoni ignari ed incolpevoli viaggiatori che si sporgono dal finestrino di un treno in partenza.  L’evocazione è tanto più pregnante se, riportando il tutto ai giorni nostri, s'immagina che il treno rappresenti un'Italia che comunque è in movimento con a bordo quella società produttiva e civile che magari non sa dove, però vuole andare. E’ fin troppo facile indovinare chi sono gli attempati signori che rimangono fermi alla stazione accontentandosi di ridere delle proprie marachelle. Però gli attempati signori devono stare attenti perché questa volta è molto probabile che quelli affacciati dal finestrino prendano a schiaffoni loro.

Valerio Gironi

5-Al direttore - Mi pare che il tentativo del caro premier, lungi dall’essere originale, ricalchi quello a suo tempo riuscito a Blair con il New Labour e a Schröder con la Neue Mitte e cioè la conquista dell’elettorato di centro.

Lorenzo Tocco

La chiamano deriva “neocentrista”, quella del Pd. A me sembra una sciocchezza. Se c’è un dato che risulta chiaro dalle elezioni degli ultimi vent’anni è che per arrivare al governo i voti vanno conquistati al centro (e questo vale a maggior ragione in un’epoca in cui il centro non esiste più). Esiste anche un’idea diversa, che è legittima e ha una sua dignità. L’idea è questa: i voti di centro sono sozzi e brutti, rendono più “democristiano” un partito, e per restare puri è preferibile cercare voti lontano dal centro, alle estremità del circuito politico. Scelta legittima. Ma scelta che di solito porta a commettere un errore micidiale: un partito nato per governare che insegue un partito nato per fare opposizione non conquista più voti ma ne perde molti. Chiedere, per conoscenza, a Forza Italia e al suo rapporto con la Lega. Chiedere, per conoscenza, ai socialisti spagnoli e al loro rapporto con Podemos.