Lettere al Direttore Il Foglio 23.10.2015

Categoria: Rubriche

I progetti per il passato del vecchio Pd. Orfini e le polemiche alla Vendola

1-Al direttore - Gustosa la cena “riservatissima” in un noto ristorante toscano raccontata da Monica

Guerzoni sul Corriere della Sera di ieri, tra gli oppositori democrat più irriducibili di Renzi. Il conto lo ha pagato il deputato e politologo Carlo Galli, al quale si deve la scelta di un succulento menù: scissione come primo, nuovo umanesimo sociale come secondo, nuovo New Deal repubblicano come dessert. Il vino, un Chianti classico d’annata (quando la sinistra era la sinistra), è stato però offerto da D’Attorre, ebbro di felicità perché potrà ora lasciare il suo partito non più da solo, ma con almeno una decina di amici. Strani tipi questi dissidenti radicali del Pd: sono talmente sfiduciati nel futuro, che non si stancano mai di fare progetti per il passato.

Michele Magno

2-Al direttore - Per molti dei capi di imputazione, si è riconosciuto che il sindaco di Napoli De Magistris avesse diritto alla prescrizione, eppure a suo tempo lo stesso De Magistris aveva dichiarato di non voler affidare alla prescrizione la sua fedina penale e il suo mandato di sindaco. Così non è stato ed era ovviamente irrinunciabile diritto del cittadino De Magistris. Senza una prescrizione in vista del presidente della Campania De Luca. Frattanto la Corte ha creduto bene di colpire a morte un cittadino che non era né De Magistris né De Luca, ma aveva la “vergogna” di chiamarsi Berlusconi. Alla sua speranza di una giustizia più europea la Corte costituzionale ha creduto in tutt’altro diritto: quello della rivoluzione francese durante il momento giacobino. Allora in Francia si glorificò la legge dei sospetti, oggi in Italia ci si aggrappa con analogo zelo alla legge Severino.

Luigi Compagna

Vero. Il vero punto della vicenda l’ha colto però ieri il nostro Crippa: se un pm non viola alcuna legge acquisendo tabulati sulle telefonate dei parlamentari, che sarebbero protette dalla legge, dunque non potrebbe farlo, il parlamentare chi è, che ruolo ha, che garanzie ha di fronte a una magistratura politicizzata rappresentata in modo formidabile da Gigino ’a manetta? Pensarci.

3-Al direttore - Condivido l’analisi di Sechi di ieri: il Pd la smetta di far finta che Marino sia stato cacciato per gli scontrini e lo sfiduci in aula, per ragioni politiche, non per stupidaggini moralistiche. Vedo invece che il presidente Pd Orfini si occupa dello “scandalo” nomine all’Auditorium (Regina e Caltagirone). Il Pd che si indigna con i poteri forti… questa ci mancava. 

Mario Marone

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A forza di occuparsi di cose ridicole come gli scontrini si finisce così: a fare polemiche scemotte che neanche Vendola.