Lettere al Direttore Il Foglio 20.11.2015

Categoria: Rubriche

Numeri da conservare sugli attentati dello Stato islamico fuori da Siria e Iraq

1-Al direttore - No. Io non morirei né per la Marsigliese, né per Cristo Re. Né per la Casa della

Fanciulla, e nemmeno – francamente – per gli Eagles of Death Metal. Per non farmi i fatti miei nel duello così letterario (massì…), così stiloso e chic, fra Giuliano Ferrara e Michele Serra, morirei invece – e potrei persino vantare una certa prestanza militare – se il mio gin martini al bar del Ritz (sì, quello che Hemingway, da solo, liberò alcuni annetti fa dai nazi: tutto torna) non fosse impeccabile persino sotto il crepitio secco e acuto dei kalash. Il che farebbe parecchio soffrire quei diavoli per me assurdamente analcolici che sono i jihadisti. Sì, varrebbe la pena di morire per difendere il mio diritto a un gin martini come dio comanda, seduti al bancone di un bar illuminato come Dio comanda, conversando con un vecchio barman che sappia il fatto suo quanto all’arte delle miscele alcoliche. E sarebbe un bell’attaccamento alla vita dell’al di qua, e un bel viatico per l’al di là. Ma vi prego:  non sparatemi in un bistrot, uno qualsiasi.

Luca Rigoni

2-Al direttore - Complimenti per il formidabile titolo di oggi in prima pagina e non solo per questo.

Pasquale Ciaccio

3-Al direttore - Dopo il superbo articolo di Ferrara nel Foglio del 17 novembre scorso, ecco il magnifico ed essenziale titolo del Foglio di oggi “Arrestate le loro idee, non solo i kamikaze”. Grazie.

Angelo Costanzo

4-Al direttore - In tema di guerra all’islamismo terrorista, da tempo il Foglio richiama un dato di realtà incontrovertibile: nelle nostre società si fatica a prendere atto che la difesa della libertà e della sicurezza dell’occidente coincide con la difesa della libertà e della sicurezza di Israele. Anzi, è avvenuto e avviene l’esatto contrario: si tende, da più parti e in vari modi, a recidere quel legame, a isolare e “boicottare” Israele. Al riguardo sono sempre più convinto che le forme politiche, economiche e geopolitiche di questa scissione siano da considerarsi delle derivate di una causa per così dire originaria, di natura metapolitica, ovverosia teologico-religiosa. In specifico, la tradizione cattolica (mi attengo alla confessione religiosa che più e meglio di altre conosco e in cui mi riconosco) si è sempre dichiarata per una lettura unitaria delle Sacre scritture, non concedendo alcuno spazio e legittimità a interpretazioni che contrapponessero il Dio di giustizia dell’Antico testamento al Dio dell’amore del Nuovo testamento. Mi chiedo: è ancora così? Temo, purtroppo, che qualcosa di grave sia mutato in questo ambito. Tra i cattolici si preferisce oggi parlare esclusivamente del Dio dell’amore e della misericordia, non tanto con l’intento di richiamare una verità del Vangelo indiscutibilmente evidente, quanto piuttosto con lo spirito divisivo di chi vuole prendere le distanze dal Dio di giustizia – o Dio degli eserciti, come viene denominato nell’Antico testamento – degli ebrei. Ritorna, dunque, su un piano metapolitico, una separazione tra il Dio di giustizia e il Dio dell’amore, con ricadute – non certo positive – su altri terreni della nostra civiltà liberale e democratica: civile, politico-istituzionale, educativo-spirituale.

Alberto Bianchi

5-Al direttore - Qualcuno mi spieghi, per favore: le anime belle, con la Bonino in testa, continuano a dire che questa è una guerra tra islamici. Però i morti sono tutti nostri.

Franco Costantini

L’occidente che discute autorevolmente sul fatto che “il terrorismo non c’entra nulla con l’islam perché il terrorismo jihadista colpisce anche molti musulmani” è un occidente che si ostina a non capire la natura profonda della minaccia jihadista e islamista e che continua a ignorare che l’integralismo islamico colpisce anche i musulmani perché il fondamentalismo nasce non come una “reazione” al colonialismo o alla politica estera dell’occidente ma nasce da un antico scisma del mondo islamico. Dunque, il Serra Collettivo farebbe bene a ricordare che l’islam integralista uccide gli islamici perché la crociata del jihadista è contro gli infedeli – e gli infedeli non sono solo ebrei, cristiani e occidentali ma sono anche islamici. Nel frattempo vale la pena dare un’occhiata ai dati del Global Terrorism Index, secondo il quale lo Stato islamico, nel 2014, ha ucciso 6.073 persone, di cui il 44 per cento civili, quasi tutti concentrati in Siria e Iraq. Mentre nel 2015 i morti causati dagli islamisti fuori dalla Siria e dall’Iraq sono arrivati a quota 1.000. Un terzo dei morti delle Torri gemelle.

6-Al direttore - Zouheir è il nome dello steward francese, di religione islamica, che ha respinto ai tornelli dello stadio uno dei terroristi suicidi, venerdì scorso. Lo hanno detto tutti i Tg. Ma è falso, scopro ieri leggendo la meritoria lettera di Maurizio Avogadro al Fatto quotidiano; in cui chiedeva conto al direttore, Marco Travaglio, uno con la fama di massimo verificatore di fonti quali che siano, perché avesse ripetuto come un megafono la suddetta bufala (smentita pure da Caterina Soffici sullo stesso Fatto!). Risposta di Travaglio: “Resta assolutamente vero quello che affermavo, citando il suo caso (poi rivelatosi falso)”. I fatti sono duri come pietre. Travaglio pure di più.

Sebino Caldarola