Lettere al Direttore Goglio 3.12.2015

Categoria: Rubriche

Come districarsi tra filoturchi e filorussi. Aiuto, Livorno! L’unico sorteggio che ci vorrebbe, utile a ridimensionare il peso delle correnti della magistratura, è uno e soltanto uno: quello dei membri del Csm

Al direttore - Dopo sessant’anni di europeismo, ci ritroviamo divisi tra filoturchi e filorussi. Che ne sarà di noi?

Michele Magno

Districarsi oggi non è semplice ma la bussola è questa: il male minore di solito è quello che combatte con più convinzione il male maggiore.

1-Al direttore - Sarebbe bello se Nogarin, il sindaco Cinque stelle di Livorno, fosse davvero animato dalla volontà di mettere “a margine il sistema rosso-consociativo che ha dominato per decenni la città” come si legge in un commento del suo giornale. Sarebbe bello se una sana ventata liberale scuotesse una città troppo a lungo seduta su se stessa, se ci fosse l’intenzione di iniettarvi forti dosi di competitività e apertura al mercato, se quella ventata e quell’intenzione provenissero persino dai Cinque stelle. Sarebbe bello se fosse vero, ma non è vero. In realtà l’amministrazione grillina di Livorno si è finora distinta, oltre che per una fragorosa incompetenza gestionale, per la volontà di perseguire l’obiettivo di instaurare un sistema consociativo e statalista di marca pentastellata e di tenore assai peggiore di quello precedente. Due soli esempi, che sono poi i due principali temi di governo locale rivendicati dallo stesso Nogarin. Tra le prime decisioni del sindaco vi è stato il blocco del progetto di costruzione del nuovo ospedale cittadino che avrebbe dovuto sostituire il vecchio e ormai fatiscente nosocomio. Il progetto è stato forse fermato con la nobile intenzione di dare alla città una sanità più efficiente e competitiva? Al contrario, Nogarin ha voluto colpire un piano dietro il quale vedeva “la volontà di svendere la sanità pubblica” (come declamò dal palco della festa grillina al Circo Massimo nel 2014) e la possibilità di convogliare centinaia di milioni di investimenti imprenditoriali intorno a una partnership pubblico-privata in campo sanitario. Risultato? Nessun investimento, un ospedale ancora fatiscente (e ancora pubblico al 100 per cento) e i servizi sanitari alla città radicalmente peggiorati. Il secondo esempio riguarda la raccolta della nettezza urbana, da cui l’emergenza che in questi giorni ha rischiato di travolgere la giunta comunale. L’azienda municipalizzata Aamps è certamente gravata di milioni di debiti, tra cui crediti esigibili su cui la precedente amministrazione ha responsabilità mai nascoste dal Pd locale. Ma è altrettanto vero che Nogarin ha scelto la strada opposta a quella di una razionalizzazione di Aamps che preludesse a una sua apertura al mercato e agli investimenti privati. Dapprima ha riconfermato il management precedente, approvando nel 2014 un bilancio consolidato che già esponeva la crisi debitoria. Poi ha avuto la geniale idea di affidare l’amministrazione di Aamps a Marco Di Gennaro: studente fuori corso di radiologia senza alcuna esperienza nella gestione ambientale ma candidato grillino non eletto alle europee, presentato da Nogarin in conferenza stampa come “il nuovo Steve Jobs” e dimessosi dopo pochi mesi per manifesta incapacità amministrativa (anche se lo stesso Nogarin lo avrebbe descritto in Consiglio comunale come vittima di “gravi problemi di salute”, mantenendone il posto nel cda della municipalizzata per evitare contenziosi legali). Infine ha rifiutato di far aderire Aamps alla rete ambientale dei comuni toscani della costa (soluzione di scala più ampia che tanti comuni italiani stanno perseguendo per rendere più razionale ed efficiente la gestione dei rifiuti): sarebbe stata la risposta alla crisi debitoria di Aamps, avrebbe permesso di dare a Livorno servizi migliori con la partecipazione a una società mista pubblica e privata con un partner industriale importante. Ma avrebbe anche comportato la perdita da parte di Nogarin del controllo integrale sulla municipalizzata cittadina, che nella visione dei Cinque stelle deve invece rimanere uno strumento totalmente pubblico nelle mani della politica locale (e se possibile dei suoi candidati trombati). E’ questa, purtroppo, la verità sul grillismo alla prova del governo locale e al netto di fantasie liberali che rimangono nel campo della fantasia più volenterosa.

Andrea Romano, deputato del Partito democratico

2-Al direttore - Sul Corriere del 2 dicembre Michele Ainis denuncia la scelleratezza del trastullo parlamentare sulla scelta dei giudici costituzionali e butta lì l’idea del sorteggio per la nomina. Spontanea sorge la domanda: perché non eleggere con consultazione popolare gli stessi giudici? Certo ci vorrebbe un’altra riforma costituzionale. Beh, gli argomenti non mancano: dalle regioni a statuto speciale, alla giustizia amministrativa (forse prenderebbe un’accelerata anche la tanto attesa riforma della giustizia ordinaria); vuoi mettere la roba che ci sarebbe da riporre in soffitta tra i ricordi più cari.

Valerio Gironi

L’unico sorteggio che ci vorrebbe, utile a ridimensionare il peso delle correnti della magistratura, è uno e soltanto uno: quello dei membri del Csm.

Categoria Rubriche