CONTRARIAN Foglio 8.2.2016

Categoria: Rubriche

Ora anche Selmayr (il capo di gabinetto tedesco di Juncker) critica apertamente Renzi. L'editoriale del Sole 24 Ore della domenica non è esattamente il posto in cui penseresti di imbatterti in chissà quale retroscena di politica estera

di Marco Valerio Lo Prete | 08 Febbraio 2016

L'editoriale del Sole 24 Ore della domenica non è esattamente il posto in cui penseresti di imbatterti in chissà quale retroscena di politica estera. Invece oggi il politologo Sergio Fabbrini, a mio modo di vedere almeno, racconta un episodio che dice molto dello stato di tensione tra Roma e Bruxelles. Dopo settimane di scontri tra il governo Renzi e la Commissione europea – a mezzo interviste o veline incrociate – sui temi più disparati, dalla flessibilità fiscale all'immigrazione, ecco che adesso da Bruxelles qualcuno pensa di calare una carta ancora più pesante: la patente di democraticità. Detto altrimenti: caro Renzi, ci accusi di essere dei meri "burocrati"? Allora vediamo davvero chi ha più sostegno popolare.

Ecco dunque cosa scrive Fabbrini, riportando le parole pronunciate da Martin Selmayr, potentissimo capo di gabinetto del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, durante un convegno a porte chiuse. Nota bene preliminare, per chi si fosse perso le puntate precedenti: Selmayr ha un passaporto tedesco, il Foglio qui lo aveva ritratto per tempo, dopodiché nelle ultime settimane si era vociferato della volontà di Palazzo Chigi di porre le sue dimissioni sul tavolo dei pourparler con Angela Merkel. La parola a Fabbrini, finalmente:

"Pochi giorni fa ho partecipato a un convegno scientifico a Bruxelles cui ero stato invitato per discutere il ruolo del Consiglio europeo e il suo rapporto con le altre istituzioni comunitarie. Una delle sessioni del convegno è stata introdotta dal capo di gabinetto del presidente Juncker, un giurista tedesco di forte personalità e di altrettanta sicura competenza. La sua tesi è stata la seguente. La Commissione Juncker è diventata un organo politico, non amministrativo, perché è ora guidata dallo spitzenkandidat del partito che aveva ottenuto più seggi nelle elezioni  parlamentari del maggio 2014 (il partito popolare europeo). Da questo punto di vista, ha aggiunto, Juncker avrebbe più legittimità democratica di Renzi, in quanto quest'ultimo non è mai stato eletto dai cittadini del suo paese". Stoccata non da poco, per un "euroburocrate".