Lettere al Direttore Foglio 12.2.2016

Categoria: Rubriche

Le leggi nella repubblica del sentimento. Complotto e Brunetta, again: ci tengo a riportare in famiglia le discussioni, e qui da voi trovo la mia litigiosa ma amata dimora

1-Al direttore - Ma proprio mentre si discute di unioni civili due buchi neri scontrandosi devono fare tutto questo casino?

Giuseppe De Filippi

2-Al direttore - Tra i tanti aspetti del dibattito sul ddl Cirinnà, ce n’è uno che come un mantra viene ossessivamente tirato in ballo dai fautori delle unioni civili: l’importante è volersi bene, se due persone si amano hanno diritto a sposarsi. Ma è per questo che lo stato, da sempre, attribuisce una valenza pubblica, sociale al matrimonio? Cioè solo perchè due persone si vogliono bene? E perchè allora non dare uno status giuridico all’amicizia? E’ forse un legame affettivo meno nobile dell’amore? O meno forte? Non capisco: se due persone si amano hanno diritto di sposarsi, mentre due amici no? Dov’è la differenza? Oltretutto, perchè solo due? Se è l’amore che conta, dove sta scritto che tre o più persone non possano volersi bene tanto quanto una coppia? Per non parlare dell’altro argomento “forte”: tutelare il figlio biologico di uno dei due partner, consentendo all’altro di poterlo adottare. Anche qui: e con la madre di questo bambino che si fa? Perchè per essere un figlio biologico, il bambino in questione deve avere un padre ma anche una madre, o no? (e lasciamo stare il caso che la madre possa non avercela più perchè scomparsa, non si fa una legge per le eccezioni ma per la regola) E non è giusto che questa donna abbia una qualche voce in capitolo? O non conta nulla? In attesa che qualche femminista batta un colpo, mi chiedo come sia possibile che una società possa reggere - perchè questa è la posta in gioco quando c’è di mezzo la famiglia - basandosi in ultima analisi sui sentimenti.

Luca Del Pozzo

3-Al direttore - Ci tengo a riportare in famiglia le discussioni, e qui da voi trovo la mia litigiosa ma amata dimora. Torno sulla questione non del complotto, ma di quella vera e propria ideologia che è il negazionismo di cospirazioni e congiure a prescindere, in nome dell’effetto tenebroso e rasputiniano che la parola suscita tra la gente di mondo bene acculturata.

Chi ha scritto il libro decisivo e ha preteso di posare la pietra tombale anche solo sulla parola “complotto” con tutte le sue sfumature e la gamma dei sinonimi è stato Umberto Eco con il “Pendolo di Foucault”.

Il maestro del nichilismo italiano non avrei però mai sospettato riuscisse a posare le sue uova di cuculo nel nido dei foglianti, rudi e insieme colti apologeti della storia che è sempre sorprendente. E qualche volta fornisce elementi tali da indurre persino un signore al di sopra di ogni tentazione visionaria a denunciare una “cospirazione” in corso.

Parlo di Mario Draghi, ovviamente. E delle sue parole nel discorso di giovedì scorso (4 febbraio) su inflazione e politica monetaria. Ha detto in inglese: “There are forces in the global economy today that are conspiring to hold inflation down”. Mi permisi di tradurre letteralmente: “Ci sono forze nell’economia globale di oggi che cospirano per tenere l’inflazione bassa”.

Forze che cospirano! Ho chiesto: quali? Mi sono imbattuto nella ridicolizzazione che mi hai dedicato, caro Cerasa. In effetti a me era piuttosto parsa ridicola e capziosa, molto ideologica, molto eco-sostenibile nel senso di Umberto. Rifiutavi il verbo cospirare e proponevi questa traduzione favolosamente minimalista: “forze che paiono aver contribuito assieme a generare un risultato negativo”. Mi sei sembrato come uno di quei prelati zelanti che ha cercato di edulcorare il discorso di Ratzinger a Regensburg sul cattivo rapporto tra Islam e libertà e su quello eccellente invece tra Maometto e spada. Io confermo la mia lettura. E mi appoggio volentieri all’articolo di Claudio Martelli uscito ieri su QN, che l’inglese lo sa forse persino meglio di te, e magari anche di geopolitica.

Ecco Martelli: “I nuovi venti di crisi non scuotono soltanto le banche italiane e le loro cause non sono addomesticabili da manovre domestiche. Sono in azione forze potenti e remote che cospirano insieme. Non «concorrono» ma «cospirano» ha detto Draghi che certamente conosce le sfumature piene di significato dei due termini, identiche in inglese e in italiano. Cospirano i conflitti tra i produttori, l’Arabia Saudita che ha atterrato il prezzo del greggio per mettere fuori mercato la tecnologia shale con cui gli Usa volevano liberarsi dal ricatto dell’Opec. Cospira il rallentamento della Cina e dell’India che acquistano meno petrolio. Cospirano le guerre in Medio Oriente e in Africa, il terrorismo islamista, le migrazioni bibliche e le sempre più gravi divisioni europee. Cospirano i debiti sovrani che continuano a crescere e un sistema bancario ancora zeppo di scorie come Deutsche Bank o di titoli di Stato come le nostre. Cospirano le speculazioni che affossano le borse. Persino i giganteschi fondi pensione creati per tutelare il risparmio degli anziani ormai «cospirano» con i grandi rider della finanza internazionale e puntano al ribasso, per lucrare dai disastri. Come quelli che brindavano ai terremoti”.

Scritto benissimo, pensato benissimo. A te la replica e magari un lieve mea culpa, che tanto c’è il giubileo della Misericordia.

Renato Brunetta, Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati

Caro Brunetta, grazie, ma non giochiamo con le parole. Lei sostiene che Mario Draghi avrebbe fatto riferimento a una cospirazione. Nel senso di complotto. Nessun complotto, caro Brunetta. I mercati sono parte della democrazia e se non ci fossero i mercati, lo sa anche lei, la democrazia non funzionerebbe come dovrebbe. Sbaglio? I mercati, poi, e anche questo dovrebbe saperlo, quando destabilizzano qualcosa non lo fanno perché sono cattivi, i mercati, ma perché il soggetto colpito era un soggetto a rischio. E’ così oggi con le banche, era così nel 2011 con il suo governo. Nessun complotto. Solo “forze che paiono aver contribuito assieme a generare un risultato negativo”. A presto

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