MANUALE DI CONVERSAZIONE. Pausa di riflessione

Categoria: Rubriche

Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

di Andrea Ballarini | 01 Aprile 2016 Foglio

La pausa di riflessione È capitato a molti di doverla (o di sentirsela) chiedere. Fondamentale quindi potersela cavare con qualche concetto a buon mercato da sciorinare con eleganza

- Mia moglie e io stiamo per risposarci: il divorzio non ha funzionato. (Rodney Dangerfield)

- Di solito quando viene richiesta è già avvenuta.

- Il modo migliore per lasciarsi: si hanno gli stessi benefici della rottura, ma senza i sensi di colpa.

- Non appena comincia si riprende a uscire vorticosamente e a fare tutte quelle cazzate che non si sono più fatte negli ultimi anni, cosicché sia esclusa a priori qualunque possibilità di riflettere su alcunché.

- È quesito capace di riavvivare qualunque cena, se durante tale periodo ci si debba considerare come single o come coppia credente non praticante.

- Talvolta prelude alla riunione con il/la partner, fase familiarmente nota come "la ripresina".

- Uscire a cena con la parte che ha subito la pausa di riflessione e coprire di vituperi la parte che l'ha chiesta, rivelando senza filtri tutto il male che se ne pensa. La settimana successiva rimangiarsi tutto e dichiararsi molto felici per l'avvenuta riconciliazione.

- Durante tale periodo è sconsigliabile invitare a cena tutte le amiche gnocche della propria fidanzata.

- Chiedere ironicamente cosa abbia mai da dover riflettere tutto d'un colpo il proprio marito, giacché in dieci anni non ha mai sentito il bisogno di farlo neppure una volta. Amaro. Evitare.

- Se lei dice: "Ho bisogno di stare da sola per un po'" mettere immediatamente in vendita la station wagon: non servirà più. Se lui dice: "Ho bisogno di stare da solo per un po'" resistere alla tentazione di fare una disamina della povertà semantica della frase.

- Ricordare che dopo cinque anni di convivenza è matematicamente impossibile che lei abbia ancora bisogno di capire se vi ama veramente. In linea puramente teorica è anche possibile che sia una minus habens, ma è altamente improbabile.

- La pausa di riflessione migliore è senza scadenza, perché potenzialmente può durare in eterno. Avere degli amici che hanno costruito tre famiglie nelle pause di riflessione da quella precedente.

- Stigmatizzare il proprio partner che telefona due volte al giorno durante la pausa di riflessione: constatare che non ci si è mai parlati tanto.

- "Forse abbiamo bisogno di una pausa di riflessione." Apprezzare la formula dubitativa.

- "Non so cos'ho... No, non sei tu, sono io il problema." Inascoltabile. Usuratissimo.

- Avere un amico che ha chiesto una pausa di riflessione con un post-it. Deplorare ma raccontarselo come una leggenda urbana.

- Prima di affrontare la richiesta di una pausa di riflessione, scriversi una scaletta dettagliata dei temi da toccare per evitare l'annegamento in uno tsunami di subordinate e di cioè.

- Tra amiche avanzare ipotesi a casaccio sulle vere ragioni che lo hanno spinto a chiedere una pausa di riflessione: ha già un'altra; non ha le palle per lasciarti; è confuso ma ti ama ecc. Biasimare.

- Compulsare ossessivamente i siti che spiegano come affrontare positivamente una pausa di riflessione. Evitare. Psicogeno.

- Uscite a cena in pizzeria con compagnie numerose, rigorosamente monosessuali: evitare. Le compagini maschili riproducono le dinamiche eroico-etologiche dello spogliatoio; le compagini femminili quelle della zootecnia avicola industriale. Arabescare sulla gravida materia.