IL CALCIO ITALIANO Eā€™ MARCIO. E VA BENE A TUTTI ā€“

Categoria: Sport

SUI DIRITTI TV E SULL’INGRESSO DEI FONDI IN “LEGA SERVIZI”, SI CONSUMA LA BATTAGLIA FINALE TRA LOTITO E DAL PINO

Dagoreport 25.8.2020 www.dagospia,com

COMMISSO E PALLOTTA HANNO CAPITO CHE ARIA TIRA IN ITALIA E NEANCHE IL FONDO ELLIOTT E’ RIUSCITO A CAMBIARE NULLA - QUANDO JOHN ELKANN, DOPO CALCIOPOLI, PROVO’ A CAMBIARE CHIAMANDO JEAN CLAUDE BLANC FU SCONFITTO SU TUTTA LA LINEA. CAPI’ CHE NESSUNO VOLEVA INNOVARE DAVVERO E ALLORA…

Chiagne e fotte. Le squadre italiane guardano le coppe volare in altri paesi, ma soprattutto vedono volare i fatturati delle squadre di altre leghe, mentre per quelle italiane volano solo i debiti e i passivi. Come il resto del paese, il calcio italiano sembra irriformabile. Passano le Calciopoli o gli scandali delle partite truccate ma non cambia nulla. Il sistema è autoreferenziale e avvitato intorno ai soliti personaggi, e non accetta intrusioni. Ricordate quando, dopo Calciopoli, John Elkann provò a riformare inserendo manager provenienti da altri sport come Jean Claude Blanc? Risultato: sconfitta su tutta la linea.

Il povero Yaki capì velocemente che nessuno voleva cambiare quel sistema, mollò la squadra al cugino Andrea, in pratica il figlio putativo di Antonio Giraudo, e la Juve ha ricominciato a vincere scudetti a nastro. Solo scudetti, perché quel sistema non basta per vincere in Europa, nonostante l’ottimo lavoro fatto da Andrea in UEFA e in ECA, l’associazione dei principali club europei, di cui è presidente.

Così, ogni volta che dall’estero qualcuno pensa di investire nel calcio italiano, si scontra con un sistema che non vuole vincere ma solo continuare a dividere le torta fra pochi noti, che spesso hanno più parti in commedia. Il buon Rocco Commisso, che pure è figlio del sud Italia, è rimasto velocemente sconvolto da come funziona qui, e anche Pallotta si è arreso lasciando al connazionale Friedklin.

Persino il fondo Elliott, capace di far fallire paesi e di tenere sotto scacco mezzo mondo, non è riuscito tramite “Aivan” Gazidis a liberarsi della mafietta italiana: la rivoluzione tedesca con Rangnick si è arenata, sconfitta dal vecchio, e ora il Milan è di nuovo schiavo dell’ex pizzaiolo Raiola, che detta legge, rivendica mancanza di stile e pretende le scuse di Gazidis al Dio Ibra.

Il prossimo banco di prova sarà il 9 settembre, quando l’assemblea di Lega sarà chiamata a decidere se far entrare nella controllata Lega servizi i fondi di private equity. Advent, CVC e FSI si sono mossi in anticipo e hanno presentato un’offerta importante: circa 1,5 miliardi per il 10% della Serie A. Soprattutto promettono di raddoppiare il fatturato della Lega in pochi anni, grazie a innovative operazioni sui diritti tv, sul merchandising e sugli stadi. Il presidente Paolo Dal Pino si sta giocando tutto su questa operazione, e già molti dicono che se non passerà si dimetterà.

Serve il voto di circa 15 squadre, e l’obiettivo sembra vicino: i fondi li vogliono Juve, Inter, Milan, Torino, Roma, Fiorentina e tanti altri. I contrari sono due: il Napoli di De Laurentiis, che da buon produttore cinematografico vorrebbe farsi un canale in casa, scontrandosi però con una necessità di capitali non facilmente reperibile. E poi l’immarcescibile Claudio Lotito, il vero dominus del calcio italiano, quello che è sempre riuscito a ottenere quello che voleva “perché ha tanto tempo da dedicare”, come diceva Adriano Galliani.

Lotito, che è stato anche il promotore della presidenza Dal Pino, non vuole assolutamente l’ingresso dei fondi. Perché i fondi, se mettono 2 miliardi di euro, vogliono gestire la governance, e lui non potrebbe fare più i suoi giochini. La sua idea è quella di cartolarizzare i diritti tv, in pratica di farsi scontare dei diritti che molte squadre hanno già cartolarizzato da loro. Debiti sui debiti, nessun investimento. Per far questo ha chiesto aiuto a Fortress e sta parlando con Marco Bogarelli, per anni grazie a Infront il padrone del calcio italiano, in pratica chi ha portato il sistema allo sfascio, e anche con MediaPro che, non felice di aver distrutto il calcio in Francia vuole replicare in Italia.

Lotito, che ora vede Dal Pino come il male assoluto, è però bravissimo a ribaltare situazioni che sembravano compromesse. Così ha cominciato a tramare per avere i voti sufficienti per bloccare l’operazione. In questi giorni sta parlando fittamente con Tommaso Giulini del Cagliari, Maurizio Setti del Verona e Stefano Campoccia dell’Udinese, che potrebbero decidere di staccarsi a causa di vari motivi di insoddisfazione.

Campoccia ad esempio, ex cognato di Alessandro Benetton, è incazzato con Dal Pino per essere stato escluso dal Consiglio Federale. Così il 9 nell’assemblea di Lega andrà in onda una guerra fra il vecchio e il nuovo. Il calcio italiano potrà forse tornare a dominare oppure rimanere prigioniero delle pastoie e del chiagne e fotte.