La Cina conquista anche gli scacchi. Il mondiale di Ding Liren

Categoria: Sport

Dopo la rinuncia del campione in carica Magnus Carlsen, la finale fra il cinese e il russo Ian Nepomniachtchi è risultata di gran lunga una delle più intense di sempre

MICHELE BARBARO 02 MAG 2023 ilfoglio.it lettura3’

Gli scacchi hanno un nuovo re. A uscire vincitore da uno dei match mondiali più sanguinari della storia è Ding Liren, timido campione cinese. “Il mio sogno è quello di veder appesa la mia foto in ogni circolo di scacchi della Repubblica Popolare Cinese e di visitare Torino per vedere la Juventus”, ha detto il campione al termine dell’incontro con Ian Nepomniachtchi, sfidante russo. I due giocatori hanno incrociato i pezzi sulla lunghezza delle 14 partite, ad Astana, in Kazakistan. Ma a determinare il campione sono serviti gli spareggi a tempo ridotto (rapid), vista l’assoluta parità raggiunta dai due al termine del lungo mese di sfide. Parità tutt’altro che noiosa però. A dispetto del tono minore con il quale questo match mondiale è iniziato, a causa della rinuncia volontaria del campione in carica Magnus Carlsen, lo scontro fra il campione cinese e quello russo è risultato di gran lunga uno dei mondiali più intensi di sempre. I due contendenti non si sono risparmiati nulla, brillanti vittorie e terribili sconfitte da entrambe le parti. “A vincere non è stato lo scacchista più forte, ma quello con i nervi più saldi” ha commentato il giocatore italo-americano Fabiano Caruana. Ed in effetti la vittoria di Ding sembra essere più figlia di una forza di volontà irriducibile che di una superiorità tecnica sull’avversario. La sua strada verso la storia è iniziata l’anno scorso, quando dovette affrontare 30 partite in 30 giorni per poter rimpiazzare Sergey Karjakin al Torneo dei candidati, escluso per le sue posizioni fortemente filo putiniane allo scoppio della guerra.

Dopo essere arrivato secondo, proprio dietro a Nepomniachtchi, la sorpresa del forfait dell’allora campione in carica Magnus Carlsen, gli ha permesso di potersi giocare un appuntamento con la storia.

Appuntamento che nel corso del match ad Astana è sembrato a più riprese scivolare verso le mani dell’avversario. Resterà negli annali del gioco la tredicesima partita, nella quale Ian Nepomniachtchi è arrivato a un paio di mosse dalla vittoria assoluta, e l’abisso nel quale è poi sprofondato quando ha compreso che un errore decisivo aveva compromesso la sua vittoria finale. La calma serafica del campione cinese ha quindi prevalso, fino all’ultima decisiva partita, quando in una posizione da tutti considerata patta, Ding ha deciso, dimostrando il coraggio proprio dei più grandi, di forzare la posizione, auto inchiodando la propria torre e ottenendo così il titolo di campione del mondo. “Un’auto inchiodatura per l’immortalità” ha commentato con un tweet Carlsen, complimentandosi con il campione cinese, che è diventato il suo successore tra i più grandi della storia.

È la prima volta che il titolo di campione del mondo arriva in Cina. Ed anche questo in qualche modo è foriero del nuovo equilibrio politico sulla scacchiera. La Federazione russa, una volta potenza egemone del gioco, non ha potuto ospitare la sfida, né mostrare i propri colori in rappresentanza di Nepomniachthci. Ed alla fine ha dovuto cedere alla forza cinese, che anche negli scacchi sembra aver superato i vicini russi.

Ora per Ding è tempo di festeggiare, e come detto in conferenza stampa al termine dell’incontro, il suo sogno è quello di visitare Torino e vedere la Juventus giocare, sua squadra del cuore. Fonti interne alla Fide (Federazione internazionale di scacchi) fanno sapere che è già partito un colloquio tra il campione cinese e i vertici della società bianconera. Sarebbe una grossa opportunità per la Juventus poter accogliere uno degli uomini più acclamati in Cina in questo momento. D'altronde, proprio come auspicato da Ding Liren, da oggi la sua foto sarà appesa in ogni circolo di scacchi della Repubblica popolare cinese, simbolo della lenta, implacabile pazienza che lo ha condotto alla vittoria.