DE LAURENTIIS MANDA LA SQUADRA IN RITIRO FORZATO, DÀ IL BENSERVITO A BENITEZ

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 E FA IL CASTING PER IL PROSSIMO ALLENATORE (PRANDELLI, MIHAJLOVIC O MONTELLA) - LE “NOTTI BRAVE” DEI GIOCATORI DEL NAPOLI

De Laurentiis sente l’esigenza di custodire gli investimenti e il futuro: “Napoli è una città rapace sul piano della bellezza, piena di distrazioni. Questi sono ragazzi, io sono padre ma ho dei figli e sono stato figlio, e a 25 anni facevo cose che oggi non farei. Il mio successo si è basato sulla disciplina e da chi lavora con me eguale atteggiamento”…

10 APR 2015 13:15

1. BENITEZ APRE LE DANZE

Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera”

«Mi dispiace, ma grazie», dice in un sussurro Rafa Benitez dentro il ventre del San Paolo mentre fuori i tifosi contestano e De Laurentiis ordina il ritiro punitivo. Il futuro dello spagnolo non è qui. Le sue ultime parole, dopo essere stato disarcionato dalla Lazio, assomigliano a una specie di testamento. E l’appuntamento con De Laurentiis, fissato dopo la trasferta di Wolfsburg in Europa League, servirà solo a rendere ufficiale il divorzio dal Napoli. Benitez se ne andrà, forse al City come ha anticipato The Independent, in ogni caso lontano dal Vesuvio e dagli umori variabili di Fuorigrotta.

La scelta, maturata dallo spagnolo qualche mese fa, ora è diventata del tumultuoso presidente, stufo di aspettare, ma soprattutto deluso dagli ultimi due mesi della sua squadra. La prima mossa di «Dela» è stata mandare il Napoli in clausura sino a data da destinarsi a meditare su errori, leggerezze comportamenti poco professionali.

La seconda sarà scegliere una nuova guida. Al primo posto della sua lista c’è Mihajlovic. Il serbo piace per come fa giocare la Sampdoria, ma soprattutto per come governa lo spogliatoio. Sinisa però, ingolosito dalla telefonata di Galliani e dall’idea di allenare il Milan, ha frenato gli ardori napoletani e scelto di aspettare sviluppi. «Qualcosa di buono capiterà», ha confidato con un mezzo sorriso. Anche all’estero lo cercano.

Così De Laurentiis dovrà guardarsi in giro. Spalletti è un nome forte, Montella una suggestione, ma occhio alle sorprese: dal rilancio di Prandelli al ritorno di Mazzarri senza trascurare il tedesco Klopp del Borussia Dortmund.

Napoli accende il fuoco. È il momento del primo giro di valzer. Inzaghi in queste ultime 9 giornate di passione va a caccia dell’Europa sperando nella conferma al Milan, favorito dall’immobilismo di Berlusconi, ora come ora più concentrato sulla cessione della società che sui progetti futuri. Thohir vuole Yaya Touré, che guadagna 6 milioni di euro e rischia di rovinare il dissestato bilancio dell’Inter, per trattenere Mancini.

E che ne sarà di Garcia se dovesse perdere il lungo derby con la Lazio? La conferma del francese è probabile, ma non più scontata. Montella dovrebbe rimanere alla Fiorentina ieri lo ha confermato a Mediaset Premium: «Per il momento non c’è nessuna possibilità che lasci Firenze». Ma, al di là dei risultati, che potrebbero cambiare lo scenario, l’aeroplanino a fine stagione dovrà verificare se le sue ambizioni collimano con quelle della famiglia Della Valle. Di Francesco aspetta Firenze o Genova (Sampdoria).

Lui e Sarri animeranno l’estate in ogni caso. E in ballo, nel prossimo mercato delle panchine, ci sarà quasi certamente Carlo Ancelotti. Il rapporto con Perez è arrivato ai titoli di coda, nonostante Carletto abbia regalato al Madrid la «decima» Champions. Soltanto un pirotecnico finale di stagione potrebbe riaggiustare le cose. Il nostro allenatore più vincente però difficilmente andrà dove lo porta il cuore, cioè al Milan o alla Roma, più facile che scelga un altro grande club straniero, magari il City, in concorrenza con Benitez.

Già, don Rafè. È lui che accende il giro. Ma non vuole lasciare così. Lo spagnolo è convinto di poter vincere l’Europa League e risalire in campionato: «Non è tempo di bilanci, pensiamo a battere la Fiorentina», ha detto prima in sala stampa e poi al gruppo riunito a Castelvolturno. Se non ci sarà la svolta, De Laurentiis potrebbe esonerarlo prima della fine. Uno sgarbo che Benitez non meriterebbe.

2. “RISPETTO DA CHI LAVORA CON ME” - DE LAURENTIIS, DIETRO LA FURIA C’È LA PAURA DI PERDERE TUTTO

 Andrea D’Amico per “la Stampa”

Le parole sono come pietre: e volano ad altezza d’uomo, colpiscono al cuore del Napoli, non concedono alibi: «Si va in ritiro e se non si cambia rotta si resta lì sino alla fine della stagione». È finita, almeno in Coppa Italia; e chissà, forse è finita anche in campionato, perché 8 punti dalla terza e nove dalla seconda sembrano crepacci oltre i quali è impossibile spingersi: però non può finire così, perché il Torino è a cinque punti e l’Europa League è a rischio; e perché c’è il Wolfsburg che s’avvicina e un quarto di finale da onorare; e perché c’è il prestigio d’una società che Aurelio De Laurentiis, essendone il presidente, va a tutelare con la lucida consapevolezza del manager moderno.

«SERVE DISCIPLINA»

Sente l’esigenza di custodire la propria storia e gli investimenti e il futuro non lanciandosi sul primo motorino che passa, ma entrando con immediatezza (ed autorevolezza) nel cuore del problema: «Napoli è una città rapace sul piano della bellezza, piena di distrazioni. Questi sono ragazzi, io sono padre ma ho dei figli e sono stato figlio, e a 25 anni facevo cose che oggi non fare Il mio successo si è basato sulla disciplina e come imprenditore non ho mai ritardato un pagamento ed esigo, da chi lavora con me per uno scopo comune, per un impegno nei confronti dei tifosi e della città, eguale atteggiamento».

«HO INVESTITO 386 MILIONI»

Napoli-Lazio è l’ultima ferita d’una quarantena cominciata a Palermo, di una esistenza improvvisamente grama in campionato (2 punti nelle ultime 5 partite) e d’una Coppa Italia che non c’è più: ma stavolta, non c’è da urlare al vento, c’è da accomodarsi sullo scanno presidenziale e mostrare la versione decisa - niente pause, nessuna scena - di De Laurentiis.

«Perché se da oggi in poi se non si è capaci di onorare la maglia, si rimane in ritiro. E se non si cambia impostazione, se non si cambia rotta, si resta lì fino alla fine della stagione. Io ho investito, in questi dieci anni, 386 milioni in giocatori e non mi si può assolutamente rimproverare nulla. Guardandomi allo specchio sono tranquillo». Pietre, non parole.