Il chimico che salva dal sole i pannelli fotovoltaici

Il suo studio pubblicato su “Science”

Federico Bella. Assegnista precario al Politecnico di Torino, ha 29 anni

01/10/2016 FABRIZIO ASSANDRI TORINO La Stampa

È grande come un francobollo, ma promette di rivoluzionare il mondo del fotovoltaico: è un rivestimento per le celle solari di ultima generazione, che le protegge dalla rapida usura per colpa di umidità e dai raggi ultravioletti. «È un passo in avanti per rendere il fotovoltaico più economico ed efficiente», spiega Federico Bella, 29 anni, laureato all’Università di Torino e assegnista precario al Politecnico della stessa città, che ha condotto lo studio pubblicato su “Science”. Hanno collaborato da Torino Claudio Gerbaldi del Politecnico e Guido Saracco dell’Istituto italiano di Tecnologia, il Politecnico di Milano e di Losanna.

Bella è un chimico con la passione per il calcetto, lo sci e la montagna. Con questa ricerca si prende anche una rivincita: «La chimica industriale non è sempre qualcosa che inquina, negli ultimi anni il settore si sta sforzando di diventare sostenibile». I nuovi pannelli sono stati testati sul tetto del “Poli”. Quelli classici in ambito edilizio sono al silicio, «poco riciclabile; inoltre per lavorarlo si usano acidi tossici difficili da smaltire, che spesso finiscono nei fiumi», spiega Bella. I recenti studi su nuove celle, più economiche ed ecologiche, basate non sul silicio ma sulla perovskite, materiale che assorbe la luce, si scontrano però con la loro vita molto breve. Paradossalmente, il nemico delle nuove celle è il sole: i raggi ultravioletti le danneggiano, come l’umidità. 

Bella ha messo a punto una plastica per rivestire le celle a perovskite, proteggerle dagli agenti atmosferici e fare da filtro, lasciando passare la luce ma non gli Uva. Come un omeopata, ha utilizzato il sole: queste plastiche sono prodotte con reazioni chimiche avviate dalla luce solare. La ricerca, finanziata con pochi fondi d’ateneo, punta ad allargarsi: «Vogliamo testare la plastica su larga scala, per affrontare i problemi ingegneristici». Per ora, al “Poli” hanno stappato spumante per la pubblicazione su “Science”.

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