I bambini inquinano. Non facciamoli

L’ultima tirata dei malthusiani. L’infertilità salva il pianeta, scrive il Washington Post

4 Settembre 2017 alle 11:51I da www.ilfoglio.it

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"I bambini stanno rovinando il mondo", esordisce sul Washington Post la giornalista Christine Emba, “almeno stando a uno studio di questa settimana. I catastrofisti del sovrappopolamento sono tornati. (…) I ricercatori hanno calcolato che, almeno in occidente, la scelta di non avere un altro figlio significa ridurre le emissioni annue di anidride carbonica di 58 tonnellate. E’ fuor di dubbio che queste argomentazioni siano in buona fede, basate su reali preoccupazioni circa il futuro. E tuttavia la spontanea reazione suscitata sembra essere quella giusta: non potete dire sul serio. Le transizioni demografiche non sono mai facili. Le popolazioni in crescita possono ridurre le risorse e un’abbondanza di giovani senza opportunità può portare all’instabilità. Ma l’aumento del benessere e dell’istruzione femminile tendono già di per sé, nel tempo, a ridurre la fertilità. Quindi, esattamente, cosa state raccomandando di fare? (…) Risolvere la crisi delle emissioni di CO2 sarà più difficile che far sparire il quinto figlio dei vostri vicini di casa particolarmente fertili (e sì, hanno notato lo sguardo torvo che riservate alla loro famiglia più numerosa della media in fila al supermercato).

Il responsabile dietro all’accumulo di gas serra nell’atmosfera non è tanto il bambino in sé quanto i consumi che aumentano con lui: le risorse demandate dai genitori benestanti (e solitamente occidentali) e le industrie che così facendo favoriscono. Fare un figlio in meno – o fare la ramanzina a chi sceglie di non imitarvi – non farà chiudere ExxonMobil, non annullerà la Rivoluzione industriale e non farà nemmeno sì che il nostro presidente rientri negli accordi di Parigi sul clima. Dopo tutto, i moralisti occidentali non si fanno troppi problemi ad andare in giro per il mondo per espandere le proprie famiglie con ogni mezzo possibile, acquistando di tutto, dai costosi (e intensivi in termini di risorse) trattamenti di fertilità alla maternità surrogata, negli stessi paesi ai cui cittadini raccomandano di usare di più i contraccettivi. Quando i nostri attivisti illuminati si mettono a pontificare, si ha spesso l’impressione che non stiano tanto parlando di se stessi e dei propri concittadini quanto di personaggi terzi caricaturati: i poveri, i neri e i mulatti, quelle donne del Terzo mondo le cui vite, s’immagina, sono comunque tristi e difficili, e che probabilmente sarebbero contente di avere uno o due figli in meno. E’ una brutta forma di paternalismo, ben intenzionato ma sostanzialmente raccapricciante, perché nega l’umanità altrui.

Tutti vogliamo rendere il mondo un posto migliore, più vivibile. Ma i bambini non sono dispositivi fungibili che scegliamo di attivare o meno in base ai diktat dell’efficienza delle emissioni. Per chi è che stiamo lottando per salvare il pianeta, se non per le generazioni future? Che cos’è il mondo se non c’è nessuno che lo abiti?”.

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04 Settembre 2017 - 14:02

Per il Washington Post, dunque, è bene non mettere al mondo bambini atteso che costoro inquinano a causa dei “consumi” che - specialmente nell’opulento occidente - sono indotti dalla loro nascita. Ora, sorvolando sulla demenzialità criminale di concepire l’umanità per… “fasce di capacità inquinanti”, a voer restare in scia con i geni del WP, verrebbe da chiedersi: forse che pannoloni e cateteri inquinano meno di biberon e borotalco? Che carrozzine e cullette siano più invasive di sedie a rotelle e letti da degenza? La verità è che, in questa epoca “terminale” non c’è materia più inquinante della stupidità. E pertanto, visto che bimbi non ne nascono comunque più (e quelli non graditi si abortiscono) e che gli anziani si possono sopprimere in nome della qualità della vita: che ne direbbero al WP di dedicarsi ad una bella campagna di sensibilizzione per incitare al suicidio di massa la popolazione residua, per il bene del… “pianeta” (non saprei per chi altri)?

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