Don Matteo, Montalbano e Sanremo espressione dell'Italia di oggi

Il successo dello share non è una provaautomatica della validità artistica di una trasmissione.

di Gianfranco Morra, 17.2.2018 www.italiaoggi.it

Rai 1: un mese di straordinari successi. Con tre trasmissioni di intrattenimento viste da milioni di teleutenti. Il revival di Don Matteo 11 (dopo 17 anni e 246 episodi) è stato seguito da una media di 7 milioni ogni puntata: un numero un po' inferiore a quello dei tempi d'oro, ma sempre rilevante. Al Festival di Sanremo un successo così eccezionale (ogni sera più di 10 milioni di spettatori) era atteso dal 1999. E ora, dopo 18 anni (32 episodi in 12 stagioni), il redivivo Commissario Montalbano ha battuto l'audience di tutti i serial della storia Rai: 11 milioni e mezzo.

Il successo dello share non è una provaautomatica della validità artistica di una trasmissione. Che potrebbe essere seguita da molti proprio perché banale e anche stupida. Ma certo consente di leggere l'animus del pubblico italiano, che,a maggioranza,ha seguito e apprezzato i tre spettacoli.Rispetto a trasmissioni analoghe delletv degli altri paesi, nel campo dei serial e dello spettacolo l'Italia vince. Perché?

Matteo, Sanremo e Montalbano riflettono tre stati d'animo dell'italiano d'oggi. Il «prete de rua» esprime il desiderio di vedere i sacerdoti meno isolati nell'astratto e pronti a scendere in strada vicino ai bisognosi, sofferenti, erranti. Senza la presunzione di giudicare, ma indicando la via della speranza e del recupero, in un mondo che, purtroppo, continua a peggiorare. È la religione «mondana» di papa Francesco, che rispetta la tradizione anche se preferisce non parlarne, ma punta tutto sui bisogni immediati dei poveri e dei profughi.

Il Commissario (e più ancora Camilleri, lo scrittore che, nel solco del verismo siciliano, ha dato i canovacci) fotografano la realtà, quella che è non già quella che dovrebbe essere: gli uomini sono egoisti e profittatori, libidinosi e violenti. Episodi a tinte forti e ciniche, scene ardite e provocanti, non sempre adatte per le famiglie riunite davanti allo schermo. Trovarvi personaggi altruisti e generosi è quasi impossibile. Montalbano fa ottimamente il suo mestiere, forse riesce a limitare il crimine, ma la mafia rimane padrona e invincibile. Gli spettatori sanno che è proprio così.

Per fortuna c'è Sanremo: gioco, lusso,divertimento, spettacolo e luci. Un compenso gratuito e consolatorio alla vita grigia e alienata di tutti i giorni, tanto più apprezzabile nel mese in cui una demenziale campagna elettorale infastidisce e rompe, anche se quasi tutti se ne fregano. È il mondo dell'utopia, che consente di sopportare quello reale. Una illusione che durerà poco, ma intanto ci consente di evadere nel sogno.

Sono le tre contemporanee dimensionidell'uomo attuale: la speranza, il realismo e il gioco; il sentimento di Don Matteo, la concretezza di Montalbano e l'evasione estetizzante del Festival. La Rai ha saputo tradurle, con indiscutibile abilità professionale, in tre trasmissioni di notevole successo.

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