Svezia, dove gli anziani restano senza ossigeno

Svezia, foto da www.ilfoglio.it

La denuncia di Jon Tallinger, medico-whistleblower contro la strategia svedese dell'"immunità di gregge"

GIULIO MEOTTI 12 SET 2020 ilfoglio.it

A oggi, la Svezia ha registrato 5.846 morti per coronavirus, rispetto alle vicine Danimarca (629), Norvegia (264) e Finlandia (336). La Svezia è il solo paese europeo che ha scelto di attenersi all’“immunità di gregge”, perseguita inizialmente anche da Downing Street, e di consentire al virus di diffondersi nella popolazione. Al posto del lockdown, gli svedesi sono stati incoraggiati a seguire distanziamento sociale e igiene, con bar, ristoranti e negozi autorizzati a rimanere aperti. Quale prezzo è stato pagato dalla Svezia, che ha il sesto più alto tasso di mortalità pro capite in Europa, dietro Belgio, Andorra, Spagna, Regno Unito e Italia? Metà delle morti da Covid in Svezia sono state registrate nelle case di cura.

“Sono uno specialista di primary care. Quando ho visto come il governo stava gestendo lo tsunami di pazienti che avevano bisogno di ossigeno, ho aspettato, poi ho visto il piano ed era chiaro: il ‘care plan’ intendeva limitare l’accesso degli anziani, ero atterrito, dovevamo dare loro morfina e nient’altro. Migliaia di persone sono soffocate a morte”. Queste parole, pronunciate alla PBS, sono di un medico svedese, Jon Tallinger. Agli anziani e agli over sessanta con fattori di rischio, ha denunciato Tallinger, furono prescritti morfina e altri palliativi, senza accesso a ossigeno e strutture sanitarie. “Come ti sentiresti se scoprissi che i tuoi genitori in casa di cura non riceverà cure critiche o ossigenoterapia, perché considerati ‘irrilevanti’”, ha detto Tallinger.

Il dottore ha interrotto la carriera medica per promuovere la campagna di sensibilizzazione pubblica “Ossigeno per tutti”. “Vorrei lavorare con vigore per debellare il virus e allo stesso tempo portare ossigeno a quante più persone possibile in tutto il mondo. Portiamo un uomo sulla luna, non possiamo dare ossigeno?”, ha detto Tallinger. La Svezia, ha continuato, “non si riprenderà mai (la sua reputazione) se questo andrà avanti. Ci vergogneremo per sempre se non facciamo qualcosa per difendere deboli e anziani”.

Non è il primo medico whistleblower in Svezia. “Ci hanno detto che non dovevamo mandare nessuno in ospedale, anche se potevano avere 65 anni e molti anni da vivere, così soffocano”, ha detto alla Bbc Latifa Löfvenberg, un’infermiera di Stoccolma. L’idea era di non intasare i reparti di terapia intensiva. “Ma sono rimasti relativamente vuoti”, ha detto al WSJ Cecilia Söderberg-Nauclér del Karolinska University Hospital. “Le persone anziane non sono state portate in ospedale: sono stati somministrati sedativi ma non ossigeno”. Yngve Gustafsson, uno specialista in geriatria presso l’Università di Umea, al quotidiano Dagbladet ha spiegato: “Le persone anziane ricevono morfina e midazolam, che inibiscono le vie respiratorie, è eutanasia attiva, per non dire altro”.

Tallinger ha mandato una lettera anche alla World Medical Association, al presidente Miguel Jorge e al capo del comitato etico, Andreas Rudkjøbing. “Cari colleghi medici, sono uno specialista di 50 anni che fa appello urgente all’Associazione affinché si rivolga al governo della Svezia e lo reputi responsabile nei confronti dei miei colleghi medici in merito a una mancanza di etica che viola completamente il Giuramento di Ippocrate, la Dichiarazione di Helsinki e la dichiarazione adottata alla 70a Assemblea Generale dell’Associazione medica mondiale nell’ottobre 2019 contro l’eutanasia e il suicidio assistito”. Si apre così la missiva.

Il 90 per cento degli anziani morti ufficialmente per Covid in Svezia sono deceduti in case di cura, “prescrivendo farmaci inibitori delle vie respiratorie come morfina e midazolam mentre gli è stato negato l’ossigeno e l’accesso agli ospedali. Non vengono esaminati da un medico, che prende le decisioni per telefono”. L’idea che soggiace e secondo cui colui che muore a causa del virus in realtà era vecchio o malato fa riaffiorare prepotentemente l’incubo novecentesco.

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