Soia, carne, olio di palma: l'Ue vieta i prodotti della deforestazione

La Commissione: se vengono da pratiche non sostenibili, non entrano nel mercato Ue. Ma la gomma è esclusa. Ora parola agli Stati

By Angela Mauro, 17.11.2021 huffpost.it lettura4’

Secondo le stime della Fao, dal 1990 al 2020 il mondo ha perso 420 milioni di ettari di foresta, un’area più grande dell’Unione Europea. Un dato allarmante che spinge Bruxelles a intervenire, almeno per quel che può fare l’Ue nell’ambito del suo Green Deal. Secondo il pacchetto approvato oggi dalla Commissione Europea - che riguarda anche l’uso del suolo e il traffico dei rifiuti - in futuro non potranno accedere al mercato europeo i prodotti legati a pratiche di deforestazione. Una decisione che, quando diventerà operativa dopo l’adozione da parte degli Stati membri in Consiglio Europeo (non c’è ancora una data certa), potrebbe avere un impatto non indifferente sulle aziende che producono soia, carne bovina, olio di palma, legno, cacao e caffè, o derivati come cuoio, cioccolato e mobili e anche sulle aziende che usano questi prodotti come ingredienti del prodotto finito. Mentre la gomma resta esclusa dall’elenco per “decisione politica” della Commissione, pur trattandosi di un prodotto spesso frutto delle deforestazioni.

Se si guarda alla classifica del Wwf (Palm Oil Buyers Scorecard) sulle aziende che rispettano i criteri di sostenibilità nella produzione e uso dell’olio di palma, per esempio, non se ne salverebbe una, giacché secondo l’ultimo report, su 227 aziende analizzate, la vasta maggioranza non ha ancora intrapreso sufficienti azioni per rispettare gli impegni presi. Ma certo alcune aziende sono “migliori”, tipo l’italiana Ferrero, ma anche la Coop Svizzera, la svedese Ikea, il britannico John Lewis Partnership e la multinazionale statunitense del settore agroalimentare Mars Inc, che hanno raggiunto risultati in fatto di sostenibilità ambientale maggiori di McDonald’s o L’Oreal, sempre secondo la classifica del Wwf.

Secondo le proposte della Commissione Europea, presentate oggi dal commissario al Green Deal Frans Timmermans, tutti i prodotti potenzialmente legati alle attività non rispettose del patrimonio forestale del globo saranno controllati prima di entrare nell’Unione: le aziende produttrici dovranno sottostare ad un’apposita ‘due diligence’ che ispezionerà i loro metodi di lavoro. Indipendentemente da quando il nuovo regolamento entrerà in vigore, le imprese dovranno garantire che merci e prodotti non arrivano da terreni disboscati o degradati dopo il 31 dicembre 2020 e che sono stati prodotti in conformità con le leggi del Paese di produzione.

La tracciabilità dei prodotti proposta da Palazzo Berlaymont ha lo scopo di garantire che “solo i prodotti privi di deforestazione entrino nel mercato dell’Ue e che le autorità degli Stati membri dispongano dei mezzi necessari per controllare che ciò avvenga”. Un sistema di “benchmarking” gestito dalla Commissione classificherà i paesi in base al livello di rischio, basso, standard o alto. Ogni categoria avrà i suoi obblighi di controllo, semplificati per i prodotti provenienti da aree a basso rischio, rafforzati per le aree ad alto rischio.

“Promuovendo il consumo di prodotti “senza deforestazione” e riducendo l’impatto dell’Ue sulla deforestazione globale e sul degrado forestale, le nuove norme dovrebbero ridurre le emissioni di gas a effetto serra e la perdita di biodiversità”, scrive la Commissione, nella convinzione che questa strategia “avrà impatti positivi sulle comunità locali, comprese le persone più vulnerabili come le popolazioni indigene, che dipendono fortemente dagli ecosistemi forestali”.

“Per avere successo nella lotta globale contro le crisi del clima e della biodiversità dobbiamo assumerci la responsabilità di agire in patria così come all’estero - dice il vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo Timmermans - Il nostro regolamento sulla deforestazione risponde alle richieste dei cittadini di ridurre al minimo il contributo europeo alla deforestazione e promuovere il consumo sostenibile. Le nostre nuove regole per disciplinare le spedizioni di rifiuti daranno impulso all’economia circolare e garantiranno che le esportazioni di rifiuti non danneggino l’ambiente o la salute umana altrove. E la nostra strategia per il suolo consentirà al suolo di diventare sano, di essere utilizzato in modo sostenibile e di ricevere la protezione legale di cui ha bisogno”.

Quanto ai rifiuti, il nuovo regolamento prevede “norme più rigorose sulle esportazioni dei rifiuti, un sistema più efficiente per la circolazione dei rifiuti come risorsa e un’azione decisa contro il traffico di rifiuti”. Le esportazioni di rifiuti verso paesi non Ocse saranno limitate e consentite “solo se i paesi terzi sono disposti a ricevere determinati rifiuti e sono in grado di gestirli in modo sostenibile”. Le spedizioni di rifiuti verso i Paesi Ocse saranno “monitorate e potranno essere sospese se generano gravi problemi ambientali nel Paese di destinazione”. Tutte le aziende europee che esportano rifiuti al di fuori dell’Unione dovranno garantire che gli impianti che ricevono i loro rifiuti siano soggetti a un ‘audit indipendente’ che dimostri che gestiscono questi rifiuti in modo ecologicamente corretto.

Fino al 30 per cento delle spedizioni dei rifiuti avviene in maniera illegale, per un valore di 9,5 miliardi di euro all’anno. La Commissione propone l’istituzione di un “gruppo di controllo” ad hoc, incaricando anche l’Ufficio europeo per la lotta antifrode Olaf di “compiere indagini transnazionali tra gli Stati membri dell’Ue sul traffico di rifiuti” e prevendendo sanzioni amministrative più rigorose in caso di accertamento del reato.

Infine, nella comunicazione di oggi c’è un accenno alla proposta per garantire al suolo lo stesso livello di protezione esistente per l’acqua, l’ambiente marino e l’aria. Ma il testo non arriverà prima del 2023, dopo una valutazione d’impatto e un’ampia consultazione delle parti interessate e degli Stati membri: 15 anni fa una proposta simile fu bocciata dagli Stati. “I suoli sani sono alla base del 95 per cento del cibo che mangiamo - scrive la Commissione Europea - ospitano oltre il 25 per cento della biodiversità nel mondo e sono il più grande bacino terrestre di carbonio del pianeta. Tuttavia, il 70 per cento dei suoli nell’Ue non è in buone condizioni”.

“Se ci aspettiamo politiche climatiche e ambientali più ambiziose dai partner, dovremmo smettere di esportare inquinamento e sostenere noi stessi la deforestazione - dice il Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca Virginijus Sinkevičius - Le normative sulla deforestazione e la spedizione dei rifiuti che stiamo mettendo sul tavolo sono i tentativi legislativi più ambiziosi di affrontare questi problemi in tutto il mondo. Con queste proposte, ci assumiamo le nostre responsabilità e manteniamo il discorso riducendo il nostro impatto globale sull’inquinamento e sulla perdita di biodiversità. Abbiamo anche presentato una strategia pionieristica dell’UE per il suolo con una forte agenda politica che si propone di garantire loro lo stesso livello di protezione dell’acqua, dell’ambiente marino e dell’aria”.

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