Il cervo maschio che interagisce con i turisti a Cortina potrebbe non essere un segnale positivo

Il cervo, senza alcuna timidezza, si muove tra le auto, raggiunge gli usci delle case e interagisce con le persone, preferendo chiaramente il cibo alle coccole, che accetta con sufficienza

LUCA VECELLIO 28.1.2023 Qdpnews.it lettura2’

In questi giorni, sui social network è apparso un video che mostra un cervo maschio, verosimilmente nell’area di Cortina d’Ampezzo o della Valle del Boite, mentre si avvicina alle abitazioni dei residenti e dei villeggianti. Il cervo, senza alcuna timidezza, si muove tra le auto, raggiunge gli usci delle case e interagisce con le persone, preferendo chiaramente il cibo alle coccole, che accetta con sufficienza.

 

Episodi simili si erano verificati con maggior frequenza nei due inverni della pandemia: alcune famiglie residenti in Cadore avevano in cortile una sorta di cervo domestico, che veniva quasi ogni sera a prendere direttamente dalle mani dei cittadini qualcosa da mangiare.

A livello mediatico e per le famiglie di turisti, l’idea di un bel cervo che si avvicina all’abitato e si fa addirittura accarezzare e nutrire senza mostrare alcun segno di spavento può sembrare una gran bella cosa, un segno di incontro tra uomo e natura. Purtroppo, gli esperti ci dicono che non lo è affatto.

Chi conosce la fauna selvatica chiarisce che non è normale che un cervo si avvicini all’uomo e anzi, è piuttosto probabile che un comportamento simile sia proprio dovuto a uno stato di shock, oppure a un’infezione o una malattia. In quei casi, l’istinto discreto e solitamente pauroso dell’animale può venir meno.

Lo stress di cui questi animali sono dotati per natura, in quanto prede, è particolarmente importante per la loro salvaguardia: avere sempre paura, in un certo senso, li tiene in vita.

L’inverno, che da sempre mette a dura prova gli ungulati, applica una selezione naturale che è sempre stata importante per l’ecosistema del bosco: c’è chi ipotizza che, con il cambiamento climatico (e con il ritorno dei grandi predatori), anche il comportamento di questi animali subisca delle anomalie.

Per chiunque si interfacci con un animale selvatico è bene ricordare che il contatto con l’uomo non è mai positivo. Se parliamo di cerbiatti, per esempio, toccare un cucciolo ritrovato nell’erba significa allontanarlo definitivamente dalla madre, imprimergli il nostro odore e quindi molto probabilmente condannarlo a morte. I cerbiatti rimasti soli tra i cespugli, poi, non sono mai stati abbandonati bensì “nascosti” dalla madre, che si allontana di proposito per non compromettere con il proprio odore “l’invisibilità olfattiva” del piccolo. In termini generali, insomma, è meglio osservarli da una certa distanza, anche a costo di rinunciare a farsi un selfie con loro.

(Foto: web).

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