Salute: l’alcol è sempre cancerogeno? No, è una questione di zuccheri e a volte porta benefici. Parla l’immunologo Speciani

Secondo l’immunologo Attilio Speciani non è l’alcol in sè a portare al cancro, bensì gli zuccheri. E comunque tutto dipende dal soggetto:

16 Maggio 2023, 15:49 | di Gabriella Bruschi | 11 firstonline.info

Secondo l’immunologo Attilio Speciani non è l’alcol in sè a portare al cancro, bensì gli zuccheri. E comunque tutto dipende dal soggetto: in un quadro equilibrato, poco vino può persino dare qualche beneficio, per esempio per le malattie cardiovascolari

Salute: l’alcol è sempre cancerogeno? No, è una questione di zuccheri e a volte porta benefici. Parla l’immunologo Speciani

Vino si o vino no? Scartarlo completamente etichettandolo come cancerogeno, così come abbiamo fatto con molte altre sostanze: dal tabacco, alle polveri sottili, dalla diossina ai coloranti artificiali?

Il dibattito scientifico è ufficialmente aperto tra i medici immunologi, mentre tra i commensali le incertezze crescono. Firstonline ha girato i dubbi di tutti ad Attilio Speciani, immunologo e ricercatore che è sceso nello stesso campo dell’immunologa Antonella Viola, spiegando il suo punto di vista sulla base delle ricerche più recenti. Nelle scorse settimane l’immunologa padovana si era schierata decisamente contro l’alcol, sempre, a prescindere, sostenendo che porta certamente al cancro. Speciani dipinge un quadro più dettagliato e declinato in forme diverse rispetto quella posizione, rimandando piuttosto alla situazione del singolo individuo.

Dottor Speciani, molti sono rimasti esterrefatti davanti alle recenti dichiarazioni secondo cui l’alcol è sempre cancerogeno, a prescindere dalla quantità. Secondo la sua esperienza, è davvero così? Dovremmo rinunciare anche al solo classico bicchier di vino?

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Effettivamente abbiamo visto nelle scorse settimane affermazioni completamente critiche sull’uso dell’alcol in qualsiasi forma: le considero eccessive, anche se fanno leva su alcuni dati già acquisiti sulle correlazioni tra alcol e alcune forme tumorali, sicuramente importanti, ma non assolute. Prendiamo come esempio il tumore al pancreas. Per una patologia rilevante e critica come questo tipo di cancro si è pensato per molti anni che l’alcol avesse solo una valenza negativa e che fosse tra le cause principali della induzione tumorale.

Invece questa correlazione non c’è? Da che cosa dipende ?

Secondo le più recenti ricerche, che risalgono solo a un paio di anni, è stato dimostrato che non è l’alcol in sé a portare al cancro, ma il livello di glicazione elevato, che dipende dagli zuccheri utilizzati da quella singola persona. Lo studio della glicazione sta sovvertendo alcune delle convinzioni classiche sulle cause delle malattie: si è arrivati a capire una causa o una concausa patologica che per molti anni è stata scarsamente considerata. Una ricerca pubblicata sull’autorevole European Journal of Cancer (marzo 2022) ha evidenziato che la correlazione tra uso di alcol e cancro del pancreas dipende dallo stato glicemico della persona che lo utilizza.

Che cosa significa in pratica?

Significa che chi ha uno stile di vita sano e livelli di glicazione misurati e controllati, potrebbe usare serenamente una moderata quantità di alcol con la quasi certezza che quella quantità apporti beneficio o comunque non danno. Gli studi hanno documentato che, nelle persone con un normale metabolismo degli zuccheri, due assunzioni settimanali di alcolici portano a una riduzione (ripeto, riduzione) di circa il 15% del rischio di cancro pancreatico. In chi invece arrivasse a cinque assunzioni settimanali il rischio cresceva di circa il 13%. Chi invece si trovava in una condizione di glicazione elevata aveva un aumento del rischio del 38%. l’alcol usato in dose moderata da una persona con bassi livelli di glicazione puo’ non essere dannoso, mentre lo diventa in altre persone con assunzione elevata di zuccheri.

La stessa cosa si può dire anche per altri tipi di tumori, oltre a quello del pancreas?

Da ricercatore, alla luce delle scoperte sulla glicazione degli ultimi anni, deduco che qualcosa di simile possa avvenire anche in molte altre forme tumorali, riportando il ruolo dello squilibrio zuccherino al primo posto nelle possibilità di prevenzione e cura di molte malattie. Un eccesso individuale di zuccheri può creare uno scudo difensivo per il tumore, che impedisce al sistema immunitario di lavorare per la sua eliminazione o il suo controllo. Per capire quanto sia importante lo squilibrio zuccherino per i tumori del pancreas correlati all’alcol, basti pensare che nei soggetti diabetici conclamati (anche controllati farmacologicamente) il rischio di ammalarsi è quasi raddoppiato, con un 70% in più rispetto alle persone normali, che vale anche per i “no drinkers”, cioè anche per gli astemi. È davvero lo zucchero che fa la differenza.

Quindi in quantità contenute il vino, al contrario, può anche portare anche qualche beneficio? In quali casi? E quali benefici ?

In effetti alcuni studi hanno rilevato che l’assunzione moderata di alcol ha anche degli effetti preventivi per numerose patologie. Bisogna considerare la famosa forma a “J” della statistica, cioè il fatto che qualsiasi elemento (dall’attività fisica, all’assunzione di medicinali o alcol) fino a un certo livello fa bene, oltre quell’asticella invece fa male. Ciò si vede per esempio nelle malattie cardiovascolari: chi beve alcolici in modo moderato e più “sano” (vino ricco di resveratrolo, anziché superalcolici ad esempio), ha minor rischio cardiovascolare di chi non beve del tutto. Invece la curva di rischio si impenna pericolosamente quando la quantità di alcolici assunta cresce e diventa elevata. Inoltre una delle riviste mediche più importanti del mondo (JAMA) lo scorso febbraio ha pubblicato sul JAMA Open Network – Neurology i risultati di UNA ricerca effettuata su ben 4 milioni di persone, valutando il rischio di sviluppare demenza, demenza vascolare o malattia di Alzheimer, in relazione alla utilizzazione giornaliera di alcol. Si sono definiti diversi livelli di consumo: leggero (fino a 15 g al giorno), moderato (tra 15 e 29,9 g al giorno, pari a circa 2 calici di vino), pesante (uguale o maggiore di 30 g al giorno). I risultati della ricerca hanno confermato la forte azione negativa dell’assunzione elevata di alcol che porta allo sviluppo di fenomeni neurodegenerativi, declino cognitivo e demenza. Tuttavia dall’analisi statistica è emerso un fatto totalmente inatteso: i non bevitori da sempre, i bevitori leggeri (fino a 15 g di alcol al giorno) e i bevitori moderati (fino a 30 g), avevano un rischio ridotto di sviluppare demenza. inoltre chi passava da essere astemio a bevitore leggero aveva un rischio di sviluppare demenza minore degli astemi. È ovvio che nessuno deve interpretare questo risultato come un invito ad iniziare a bere, ma è anche vero che l’alcol in piccola quantità può dare benefici maggiori di quelli ottenibili dagli astemi, mentre aumentando la quantità di uso i danni vanno sicuramente in crescita esponenziale.

Se non è l’alcol la causa diretta, bensì, più a monte, lo è la glicazione, visto che spesso è nascosta, in che modo si può rilevare?

I livelli di glicazione devono essere costantemente monitorati attraverso test come il Glyco Test o il test PerMè. Se i miei livelli di Metilgliossale e di Albumina glicata si muovono verso l’alto, significa che il limite è superato e occorre prendere tutti i provvedimenti utili. Invece la stabilità di questi livelli tranquillizza sull’uso moderato del vino nel piacere della convivialità condivisa

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