Chicco Testa: per fare una vera politica green occorre evitare lo scontro tra gli opposti estremismi

. “La transizione richiederà costi e cambio di abitudini”. Paul Krugman il grande economista americano ha scritto recentemente sul NYT che è giunto il momento di “politicizzare il clima”.

22 Luglio 2023, 8:12 | di Ernesto Auci | firstonline.it

Intervista a Chicco Testa, presidente di Assoambiente e già presidente di Enel. “La transizione richiederà costi e cambio di abitudini”. “L’Europa dia il buon esempio, ma valuti anche il resto del mondo per non alimentare fallaci speranze su una rapida vittoria”

Chicco Testa: per fare una vera politica green occorre evitare lo scontro tra gli opposti estremismi

Paul Krugman il grande economista americano ha scritto recentemente sul NYT che è giunto il momento di “politicizzare il clima”. Si riferiva soprattutto agli Stati Uniti, ma per quel che riguarda l’Europa mi sembra che siamo già un passo avanti circa la politicizzazione delle scelte per arrivare al traguardo di emissioni zero di Co2. Da un lato l’ambientalista collettivo accusa di “negazionismo” chiunque avanza dubbi sulla realizzabilità degli obiettivi fissati dalla Commissione europea, mentre dall’altro gli ambientalisti vengono accusati di voler mettere a rischio le industrie europee, il benessere di folti gruppi di lavoratori, in generale di voler distruggere i sistemi economici dei nostri paesi. Insomma, lo scontro all’ultimo sangue tra fazioni rischia di mettere nell’angolo qualsiasi soluzione razionale basata su serie analisi scientifiche, e sulla sostenibilità economica. Alla fine, potremmo fallire sia l’obiettivo della decarbonizzazione sia quello di mantenere un adeguato livello di crescita delle nostre economie pur sostituendo le fonti fossili di energia con quelle “pulite”.

Chicco Testa è stato in gioventù ambientalista, poi deputato del Pci/Pds e presidente dell’Enel. Ora è presidente di Assoambiente e si batte per fare avanzare le politiche green contro gli estremismi degli ambientalisti e gli scetticismi di coloro che negano che ci sia un immediato pericolo per il nostro pianeta e soprattutto non vedono la necessità di mettere sempre nuovi e drastici divieti che si tramutano in un costo non sostenibile per molte imprese e per larghe schiere di consumatori. Ma gli uni e gli altri faticano a indicare cose concrete da fare.

“Credo proprio che un eccesso di polarizzazione tra una sinistra ambientalista ed una destra negazionista, può portare ad una sconfitta della sinistra. Non a caso le destre stanno crescendo in molti paesi europei. Si veda quanto accaduto in Svezia o in Olanda, magari non solo per le politiche ambientali ma anche per la questione dell’immigrazione. In Germania i neonazisti della Afd secondo i sondaggi sono vicini a socialdemocratici e non lontano dai popolari. In Francia abbiamo avuto i Gilet Gialli e la Le Pen è sempre più forte. Vedremo a breve l’esito delle elezioni spagnole. Se ci limitiamo agli insulti tra le opposte tifoserie rischiamo di offuscare le possibilità di varare una seria e necessaria politica, basata sulla ricerca e l’innovazione e su un realistico processo di transizione che eviti di giocare solo sulle paure di chi teme di perdere il lavoro da un lato e di chi pensa che il mondo sia sull’orlo della catastrofe e che quindi bisogna agire subito in maniera drastica”.

Tanti uomini d’affari o politici come Bill Gates o Francesco Rutelli hanno scritto libri per indicare una via possibile per salvare il mondo senza “distruggere l’umanità”. Ma per il momento sembrano prevalere coloro che soffiano sul fuoco delle paure. La Repubblica ha titolato giorni fa “La strage del clima” indicando nel caldo torrido di questi giorni un preannuncio della fine del mondo. Ci sono poi commentatori che cercano il giusto mezzo rischiando però di fermarsi a stigmatizzare gli opposti estremismi senza dare indicazioni concrete su come avanzare per ridurre le emissioni senza fare sfracelli sociali.

“Alcuni commenti, come quelli di Antonio Polito sul Corriere, mi sembrano bene equilibrati. Altri come Francesco Giavazzi commettono errori come scrivere che le emissioni di Co2 sono scese negli ultimi vent’anni quando nel mondo sono molto salite e, a parte i periodi di crisi economica e sanitaria, continuano a salire. E ciò è avvenuto ancora lo scorso anno anche a causa del maggior uso di fonti fossili, tra cui il carbone. Spesso la polemica infuria su questioni molto semplici come la misurazione del caldo. Molti non sanno usare il termometro!

Paolo Sottocorona, il meteorologo de La 7, è stato accusato di essere un negazionista solo perché ha criticato alcune esagerazioni dei giornali che hanno sparato cifre di calore non misurate correttamente creando il panico tra la gente senza una vera ragione. Questo non vuol dire negare i cambiamenti climatici, ma non si deve confondere il meteo con il clima.

Con questo tipo di polemiche non si riesce a fare un discorso concreto e pacato sul processo di transizione che non sarà un pranzo di gala, avrà costi ed imporrà cambiamenti di abitudini, ma tutto deve essere ragionevole e dimostrato seriamente per convincere l’opinione pubblica dell’opportunità di intraprendere quella strada”.

Ed invece non mi sembra che alcune decisioni siano ben motivate. Ci sono dubbi ad esempio sull’auto elettrica, ed ancora di più sul cappotto per le case. E poi deve essere chiaro chi dovrà pagare per gli investimenti necessari e per l’aumento dei prezzi. Guardando a quello che si è fatto finora ed alle decisioni prese viene anche il dubbio che non siano stati calcolati correttamente i vantaggi dal punto di vista delle emissioni di Co2. E cioè che non è poi così vero che imboccando certe strade si ridurranno in maniera significati le emissioni di gas serra.

“Dal punto di vista economico sono stupito della bassa qualità degli studi di Bruxelles sulle conseguenze economiche di certe decisioni. Si parla spesso di creazione di migliaia di posti di lavoro ma questo non viene dimostrato in maniera convincente. Sul piano interno poi, la nostra esperienza con le rinnovabili ha portato ad un aumento delle bollette per gli utenti di oltre 13 miliardi all’anno. Si tratta di una vera e propria tassa occulta e per di più con carattere regressivi. Nel senso che paga di più chi ha redditi e quindi consumi più bassi. La sinistra dovrebbe valutare con maggiore attenzione la distribuzione degli oneri per le politiche ambientali di cui si fa paladina, chiedendosi sempre in anticipo: chi dovrà pagare?

Per quel che riguarda i risultati circa la riduzione delle emissioni si tratta di fare dei calcoli molto complessi per stabilire le emissioni di Co2 dalla nascita fino alla morte di un determinato sistema. Ad esempio, è chiaro che l’auto elettrica emette meno Co2, ma se non riusciremo a produrre energia elettrica con metodi green alla fine il totale emesso da queste auto dalla fabbricazione alla rottamazione, non sarà così diverso da una auto a gasolio. Anche i pannelli fotovoltaici prodotti in Cina vengono fabbricati con elettricità prodotta dalle centrali a carbone e quindi si portano addosso un grosso carico di Co2 emessa. Questo non vuol dire che non dobbiamo procedere con l’installazione delle rinnovabili (che peraltro incontrano formidabili ostacoli da parte dei veri o finti tutori del paesaggio) ma che dobbiamo tener conto sia dei costi e quindi dei prezzi finali dell’energia, sia dei veri effetti sulle emissioni di Co2 che possono essere contenuti soprattutto con un più serio rapporto con la scienza e la tecnologia”.

Ma l’Europa con il suo 8/9% di emissioni rispetto a quelle globali fa bene ad accelerare così tanto nel processo di trasformazione ecologica, O guardiamo solo al nostro ombelico, e non ci accorgiamo di quello che sta avvenendo nel resto del mondo?

“Molti paesi in via di sviluppo rifiutano di applicare certe limitazioni alla produzione di energia elettrica tramite materie prime fossili, perché sanno benissimo che la disponibilità di energia a basso prezzo è l’elemento primario per avviare un processo di sviluppo della loro economia.

L’Europa che vuole imporre loro delle limitazioni, ad esempio sul carbone, viene accusata di “colonialismo verde” e quindi rifiutata. I paesi meno sviluppati accusano la Ue e gli Stati Uniti di aver fatto il loro sviluppo nel secolo passato inquinando l’intero mondo, ed oggi non posso chiedere agli altri di porre riparo ai loro disastri ambientali. In generale credo sia giusto che l’Europa dia il buon esempio. E probabilmente un cambiamento della propria economia verso sistemi più sostenibili potrà dare un qualche vantaggio nella competizione con Usa e Cina. Ma dobbiamo valutare attentamente come si sta muovendo anche il resto del mondo se non vogliamo alimentare fallaci speranze su una rapida vittoria a livello globale sulla riduzione delle emissioni di gas inquinanti”.

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