1-Spazio e Astronomia Il Sistema Solare ha tre nuove lune Attorno a Urano e Nettuno, sono le meno luminose mai viste

2- Trovata una stella cannibale, ha una cicatrice metallica VIDEO

26.1. 2024, 17:01 di Leonardo De Cosmo www.ansa.it lettura3’

Scoperte tre nuove lune nel Sistema Solare, una che orbita attorno a Urano e due attorno a Nettuno: a darne l'annuncio ufficiale è stato il Minor Planet Center dell'Unione Astronomica Internazionale.

Le lune hanno un diametro compreso tra 8 e 23 chilometri, con periodi orbitali tra i 2 e 27 anni e sono le meno luminose mai osservate finora da telescopi terrestri.

Erano venti anni che non venivano scoperti satelliti naturali dei due pianeti e la scoperta si deve ai due telescopi gemelli Magellano, dell'osservatorio di Las Campanas in Cile, e al Subaru che si trova nelle Hawaii.

La conferma è arrivata dal Very Large Telescope dell'Osservatorio Europeo Australe in Cile.

"È stata necessaria un'elaborazione speciale delle immagini per rivelare oggetti così deboli", ha detto Scott Sheppard, dell'Istituto Carnegie a Washington, confermando la scoperta di questi tre piccoli astri, osservati da una rete di telescopi che ne hanno analizzato le orbite per lunghi periodi. Le lune di Urano diventano così 28 e 16 quelle di Nettuno.

Le nuove lune non hanno ancora un nome. Quella di Urano ha per ora la sigla S/2023 U1, ha un diametro di 8 chilometri e impiega 680 giorni terrestri per completare un'orbita attorno al suo pianeta. In base alle convenzioni dell'Iau, la nuova luna di Urano, così come le altre 27, avrà presto il nome di un personaggio delle opere di William Shakespeare.

Le due lune di Nettuno sono indicate con le sigle S/2002 N5 e S/2021 N1 e per loro si attende il nome di una delle Nereidi, le ninfe marine della mitologia greca.

- Trovata una stella cannibale, ha una cicatrice metallica VIDEO

Ha ingoiato frammenti del suo sistema planetario

28 febbraio 2024, 09:59 di Benedetta Bianco, Ansa.it

La cicatrice osservata è una concentrazione di metalli impressa su una nana bianca (fonte: ESO/L. Calçada) - RIPRODUZIONE RISERVATA

La cicatrice osservata è una concentrazione di metalli impressa su una nana bianca (fonte: ESO/L. Calçada) -     RIPRODUZIONE RISERVATA

Una stella cannibale ha ingoiato frammenti del suo sistema planetario: il fenomeno era noto da tempo, ma per la prima volta è stata trovata una prova davvero particolare di questo delitto in una una cicatrice fatta di metalli che si estende per circa 500 chilometri sulla sua superficie.

Il risultato, pubblicato su The Astrophysical Journal Letters e guidato dall’Osservatorio di Armagh, nell’Irlanda del Nord, è stato ottenuto grazie al Very Large Telescope dello European Southern Observatory, che si trova in Cile. Osservazioni simili potrebbero essere utili per rivelare la composizione dei pianeti esterni a Sistema Solare.

La cicatrice, osservata dal gruppo di ricercatori guidati da Stefano Bagnulo, è una concentrazione di metalli impressa su una nana bianca, ossia su un stella che un tempo era simile al Sole e che, giunta all’ultima fase della sua vita, si raffreddano lentamente raggiungendo dimensioni pari a quelle della Terra. In precedenza, erano state osservate numerose nane bianche inquinate da metalli, portati lì da pianeti disgregati o asteroidi passati troppo vicini alla stella, ma in questo caso il materiale è stato guidato dal campo magnetico della nana bianca, attraverso un processo simile a quello che produce le aurore sia sulla Terra che su Giove.

“Abbiamo dimostrato che questi metalli provengono da un frammento planetario grande quanto o forse più di Vesta, il secondo asteroide del Sistema Solare per dimensioni”, commenta Jay Farihi dello University College di Londra, co-autore dello studio. “Sorprendentemente, il materiale non era mescolato uniformemente sulla superficie della stella”, aggiunge John Landstreet dell’Università canadese dell'Ontario Occidentale e dell’Osservatorio di Armagh, un altro co-autore. “Invece, questa cicatrice è concentrata – afferma Landstreet – e tenuta in posizione dallo stesso campo magnetico che ha guidato la caduta dei frammenti: niente di simile è mai stato visto prima”

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