Danza della pioggia, a reti unificate

Ammettiamo pure che siano egoisti e cinici tutti quelli che scambiano questo smog soffocante per delle bellissime giornate di dicembre. Ma un po’ di equilibrio si può esigere dai megafoni della campagna antitossica?

di Giuliano Ferrara | 29 Dicembre 2015 ore 06:18

Da quando si è messo di mezzo Donald Trump, il politicamente scorretto deve essere sottoposto a scrutinio con molta cura. Non è possibile rinunciarvi, ma bisogna stare bene attenti. L’ultimo adepto della setta rischia di sputtanarci tutti. Potrebbe darsi che la nostra tendenza a considerare bellissime giornate di un dicembre particolarmente caldo queste apocalittiche settimane di smog urbano che soffoca Milano nel suo nebbione e Roma nella sua chiarità, per non parlare di Frosinone, sia espressione di scarso civismo, di egoismo, di superficialità, di spirito di contraddizione fino e oltre i limiti del nichilismo:

Sono lo spirito che sempre nega

E con ragione, ché tutto quel che nasce

Giustamente deve morire,

E tanto meglio se nulla nascesse.

(Goethe, Faust – parla Mefistofele)

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Allora per un momento (è un test) smettiamo di negare. La scienza che si occupa dell’atmosfera ha fatto progressi, anche se il nostro beniamino, il molto affidabile professor Franco Prodi, conoscitore delle nuvole, nega siano progressi decisivi o conclusivi. Gli esperti hanno fissato con perizia standard di vivibilità sana delle città. Questi criteri sono stati travolti da un anticiclone che ha portato siccità, aria secca dunque, alta pressione e calma di vento, e con essi un relativo caldo e il pericolo di respirare in quantità patogena particelle sottili prodotte, tra l’altro, dai riscaldamenti, dalla circolazione stradale dei motori a scoppio, dalle industrie, dagli inceneritori. Bisogna porre rimedio, anche con mezzi estremi quando necessario. Corretto? Fin qui mi sembra tutto corretto. Mi figuro di credere senza riserve in un pericolo imminente, indiscutibile, minaccioso, e mi affido, come sempre nei casi di emergenza conclamata, a una nuova incarnazione di un antico modello, il “comitato di salute pubblica”. Eccomi cittadino probo, illuminato.

In questa nuova e inconsueta veste, però, mi sento in dovere di avvertire i miei compatrioti, come me impregnati ora di una filosofia civica comune in un compatto mainstream, del carattere allarmista e perfino sinistro che sta assumendo l’informazione sostenibile nell’isola pedonale globale in cui abbiamo deciso di abitare. Si può credere nella scienza senza rinunciare a un empirico spirito critico, senza ridurla a un pensiero unico, a una trama di dati a una sola dimensione, senza dannare ed escludere dal consorzio dei parlanti coloro che mettono in dubbio certe sue acquisizioni. Si può essere convinti che il posto migliore per camminare con il passeggino e il pupo sia un parco, era una persuasione perfino delle nostre nonne, tanti anni fa, senza considerare il consiglio una regola rigorosa dettata da un principio di precauzione direttamente collegato a un pericolo. Si può invocare la tutela della salute, misure acconce che la incrementino, senza attribuire alle autorità pubbliche la responsabilità di decine di migliaia di morti in soprannumero, sui quali “passeggiano incuranti”, registrati o mal contati per il 2015.

Si può distinguere, anche nella trasmissione delle immagini, tra nebbia invernale e tossicità dell’aria, e magari esaltare con un fondo di ottimismo certe trasparenze che parlerebbero da sole se non le facessimo noi stessi diventare allegoria macabra di un siccitoso inquinamento tanto più minaccioso quanto meno visibile. Chi sia politicamente corretto del suo, e non abbia bisogno di conversioni fictional come la presente, perché davvero crede che il creato stia andando a rotoli per le emissioni di CO2, dovrebbe accettare la contraddizione. I ghiacciai si sono sempre allargati e ristretti, le coste non sono sempre state le stesse, le statistiche su inondazioni e tornado sono diversamente interpretabili, e i dati in genere, quelli che possediamo con un certo grado di sicurezza scientifica, sono interpretabili e manipolabili. Ecco. Se non volete essere politicamente scorretti, se volete avere dalla vostra le gioie e i conforti morali del civismo, piantatela di terrorizzare gli utenti della tv, del web e di quel che resta dei giornali. Mettete, in nome della cura umanitaria e dei delicati sentimenti comunitari che vivono nei vostri cuori, un po’ di equilibrio e di sensibilità verso la realtà nella campagna manipolatoria antitossica che sta inquinando la nostra immaginazione. Fino alla prossima pioggia, se ci sarà ancora una pioggia dopo tutte queste danze della pioggia.

Categoria Ambiente

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