Altro che referendum. Vogliamo salvare il mare? Trivelliamo le Regioni

Su 18 procedure di infrazione ambientali aperte dall’Unione Europea contro l’Italia, ben 14 riguardano gli enti regionali. La mancata depurazione delle acque ci costa 480 milioni nel 2016 e coinvolge cinque regioni che hanno promosso il referendum. Alla faccia delle battaglie per il mare pulito

di Francesco Cancellato 21 Aprile 2016 - 11:20 Linkiesta

La notizia sfiora il paradosso: cinque delle Regioni che hanno promosso il referendum contro le “trivelle” e per il mare pulito - Basilicata, Campania, Calabria, Puglia e Veneto - non sono in regola con la depurazione delle acque. E delle 18 procedure d’infrazione ambientale che abbiamo aperte, ben 14 coinvolgono direttamente gli enti regionali.

L’abbiamo raccontato su Linkiesta, qualche mese fa, e Avvenire ne ha parlato oggi, 20 aprile 2016, in una bella inchiesta di Antonio Maria Mira. In estrema sintesi: l’Italia è inadempiente rispetto alle norme europee su parecchie questioni ambientali, in particolare legate allo smaltimento dei rifiuti. A causa di queste inadempienze - è storia nota, ma fino a un certo punto - ogni anno paghiamo un sacco di soldi in multe e procedure di infrazione.

Questa delle acque non depurate, tuttavia, sarebbe una mazzata non da poco. Precisamente, 480 milioni di euro nel 2016 e, a seguire, 800mila euro ogni giorno fino a che i depuratori non saranno pienamente operativi.

Il 30% delle 86 città che hanno più di 150mila abitanti non è connesso con la fogna e il 40% e rotti non è in regola con il trattamento delle acque reflue. In Sicilia - che perlomeno ha avuto la decenza di non promuovere il referendum - su 431 depuratori ne funzionano 12

Il bello è che i soldi ci sarebbero pure. Tra il 2011 e il 2012, infatti, il Cipe aveva stanziato 3,2 miliardi di euro per sistemi fognari, depuratori e acquedotti. Tra il 2011 e il 2012, lo ripetiamo, quando il governo stava tagliando tutto il resto e i soldi erano pochissimi. Di quei 3,2 miliardi, 2,8 erano destinati alle Regioni del Sud che a giorni alterni piangono miseria per l’assenza di grano e per le lobby affamatrici che non le ricoprono di royalties come vorrebbero.

Li hanno spesi? Giudicate voi. Il 30% delle 86 città che hanno più di 150mila abitanti - non stiamo parlando di paesini sperduti, ecco - non è connesso con la fogna e il 40% e rotti non è in regola con il trattamento delle acque reflue. In Sicilia - che perlomeno ha avuto la decenza di non promuovere il referendum - su 431 depuratori ne funzionano 12.

Ora: o il 2011 era il medioevo o quei soldi sono evaporati in una nuvola di fuffa, annegati in un mare di chiacchiere sulle trivelle, le cozze, le spallate e gli sgambetti a Renzi. Il dubbio viene, insomma: non è che per salvare il mare italiano - e più in generale l’ambiente - basterebbe togliere alle Regioni il potere di occuparsene?

Categoria Ambiente

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