C'è un problema di radicalismo nell'islam, dice il capo della conferenza degli imam francesi

Non basta una domenica di compassione con musulmani e cristiani assieme in chiesa per risolvere i problemi dell'integralismo. Gli assassini di padre Hamel "non erano pazzi, ma radicalizzati", dice Hassen Chalghoumi

di Matteo Matzuzzi | 01 Agosto 2016 ore 15:10

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 “Ho scelto di aspettare il giorno del Signore per esprimermi riguardo l’orribile assassinio di padre Hamel. Un prete sgozzato nella sua chiesa. Come può un essere normale commettere un tale atto? Ho atteso questo giorno per rilasciare una dichiarazione pubblica perché quanto accaduto mi interroga. E’ stato un atto compiuto da folli o da estremisti? Questi assassini non erano pazzi, ma radicalizzati. Non mi nascondo dietro l’argomentazione che ciò non ha nulla a che fare con l’islam, perché la realtà è che hanno ucciso un uomo e ferito gravemente un altro nel nome della mia religione”. Inizia così la Nota che Hassen Chalghoumi, presidente della Conferenza degli imam di Francia, ha diffuso domenica, mentre in qualche chiesa si ritrovavano assieme musulmani e cattolici per condannare il martirio di padre Jacques Hamel, il prete assassinato mentre celebrava messa. Chalghoumi è l’imam di Drancy, enorme sobborgo della periferia di Parigi. Vive da tempo sotto scorta, sulla sua testa pende una fatwa da quando condannò l’attentato nella redazione di Charlie Hebdo: “Sei poliziotti vegliano su di me e la mia famiglia ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette”, disse al Foglio qualche mese fa.

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“Io amo l’islam – ha sottolineato nella Nota diffusa domenica – l’islam è una parte importante di me, ma mai ho imparato o letto che si sarebbe dovuto uccidere in nome dell’islam. In veste di presidente della Conferenza degli imam, da ormai quasi dieci anni sto lanciando un grido d’allarme contro il radicalismo. Da molti anni chiedo un islam repubblicano che non abbia ingerenze dall’estero. Ma da anni devo vivere sotto la protezione della polizia perché dire no all’ingerenza straniera disturba”. Chalghoumi commenta anche l’iniziativa che ha portato molti fedeli musulmani a presenziare, domenica, alle celebrazioni eucaristiche cattoliche. Un “gesto enorme”, l’ha definito la Cei, mentre da parte islamica sono state diverse le voci dissonanti. “Il Consiglio francese del culto musulmano ha chiesto ai musulmani di andare a raccogliersi nelle chiese per dimostrare la loro solidarietà nei confronti dei cristiani. Mi rallegra questa iniziativa incoraggiante, ma è davvero sufficiente? No, non lo è, perché la compassione non risolverà i problemi dell’integralismo”. Serve ben altro, aggiunge: “Come imam e come presidente della Conferenza degli imam di Francia chiedo la fine dell’ingerenza straniera nell’islam francese, l’obbligo per gli imam di tenere le loro prediche in francese, il finanziamento delle moschee e dei centri culturali con fondi provenienti dallo Stato, il rifiuto di seppellire i terroristi nei cimiteri musulmani”.

“La Conferenza gli imam di Francia – ha sottolineato – lavora da quasi due anni alla creazione di un Istituto europeo di formazione degli imam e dei dirigenti della comunità musulmana. Questo istituto avrà come obiettivo quello di preparare gli imam e i dirigenti in conformità alle leggi religiose ma anche alle leggi repubblicane. E poi di formarli sì alla conoscenza della finanza islamica, ma anche alla gestione finanziaria delle comunità secondo le regole trasparenti che si applicano a tutte le associazioni. Di formarli all’interpretazione delle decisioni secondo i grandi pensatori della nostra religione, ma anche alla capacità di lanciare fatwa contro i terroristi”.

“Penso sia troppo semplicistico dire che la radicalizzazione è solo una conseguenza della povertà e dell’esclusione sociale. Certo, anche questi fattori incidono, perché determinano una generale mancanza di speranza e fiducia nel futuro”, spiegava al Foglio.

Categoria Cultura

Commenti

Riccardo Scaravelli • 5 ore fa

Io non riesco a spiegarmi il perché buona parte del mondo

occidentale, soprattutto quella che fa l’opinione pubblica, è così

ossessionata dal timore di apparire islamofoba.

Di fronte ai fatti di cronaca più efferati compiuti da musulmani scatta un immediato riflesso condizionato che tenta immediatamente di

isolare questi gesti quali conseguenze di patologie mentali e non di atti

malsani di una fede malsana.

Io non capisco perché anche un papa arriva a paragonarmi un

delitto passionale o un’azione violenta di un individuo cristiano, che ci sono,

purtroppo, e ci saranno sempre, a uno sgozzamento in nome del corano da parte di un musulmano che in nome della sua malsana fede è pronto anche a morire.

Io non so darmi una ragione di questo affanno cattolico

cristiano nell’accogliere milioni di persone a tutti i costi, persone che sono

agli antipodi dei nostri valori: abbiamo lottato secoli per separare la chiesa

dallo stato, per separare l’azione politica da quella religiosa, abbiamo

lottato e ancora lottiamo per raggiungere la pari dignità tra uomo e donna,

sono in atto lotte e manifestazioni continue per riconoscere i diritti degli

omosessuali e potrei continuare a elencare altri temi…..ma no, noi facciamo di

tutto perché chi la pensa in modo opposto ci invada, penetri nella nostra

società e ci crei prima o poi dei gravi problemi di convivenza.

Oggi la retorica del “troviamoci insieme a pregare in

chiesa”…..domani invece cosa faremo quando qualcuno troverà normale picchiare una figlia perché troppo occidentalizzata (non oso dire uccidere)? Ci avviamo, come pare succedere in Inghilterra, ad avere due giurisprudenze, tribunali diversi, un diritto per noi e uno diverso per loro?

Sono spaventato, preoccupato dalla nostra incoscienza e da un papa che quando parla sarebbe meglio pensasse di più alle sue parole

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