La scuola italiana è malconcia. Lo dimostrano senza ombra di dubbio i dati dell'Ocse relativi ai confronti internazionali

E c'è chi vuole le cattedre dove non ci sono studenti.

 di Domenico Cacopardo ItaliaOggi 30.8.2016

La calura estiva e il terremoto di Amatrice hanno distratto l'attenzione da una delle questioni che più avevano agitato il periodo preferiale: la scuola. Su di essa e sulle autorità scolastiche s'era abbattuto il tifone delle lamentele per le modalità di stabilizzazione dei precari. Migliaia di mamme e di papà meridionali si sono scagliati contro lo Stato che avrebbe costretto migliaia di giovani insegnanti ad abbandonare la casa paterna e materna per recarsi nel misterioso e peccaminoso Nord, guadagnando solo lo stipendio previsto per tutta la categoria. Poi, timidamente, la ministra dell'istruzione Stefania Giannini, cui non appartiene il dono della comunicazione, ha fatto sapere che le assegnazioni degli insegnanti sono avvenute con un algoritmo cioè con un metodo automatico che unisce una serie di fattori oggettivi, tra i quali predomina l'esigenza di insegnanti di ogni scuola in rapporto al numero dei suoi studenti.

Non c'è dubbio che, ora che si avvicina rapidamente, la riapertura delle scuole, il problema e le proteste torneranno in primo piano, mostrando ancora una volta un corpo insegnante che vorrebbe una scuola mirata sulle sue esigenze corporative, non su quelle didattiche degli allievi. Del resto, un manipolo di questi professori armati di fischietto ha affrontato coraggiosamente (esponendo il petto alle pallottole nemiche) il ministro Graziano Delrio impedendogli di parlare proprio per protesta contro il governo che ha imposto la biblica migrazione.Per capire un po' di più, siamo andati a consultare il dati del Programma per la valutazione internazionale dell'allievo (meglio noto con l'acronimo Pisa), promosso dall'Ocse per valutare con periodicità triennale il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati.Pisa è un progetto iniziato nel 2000 che è stato sviluppato collegialmente dai paesi partecipanti e indirizzato alle scuole per ragazzi di età intorno ai 15 anni.

L'indagine valuta in che misura gli allievi prossimi alla conclusione dell'obbligo scolastico abbiano acquisito alcune delle conoscenze e delle abilità essenziali del loro corso di studi.Ecco alcuni dati (riferiti al 2012).

Classifica dei Paesi in rapporti alla capacità di leggere e intendere un testo di media difficoltà: 1) Cina; 2) Hong Kong); 3) Singapore; 4) Giappone; 5) Corea del Sud; 6) Finlandia; 10) Polonia; 16) Belgio; 17) Svizzera; 20) Germania; 21) Francia; 23) Regno Unito; 27) Italia. Classifica riguardante la conoscenza e comprensione della matematica: 1) Cina; 9) Svizzera) 15) Belgio; 16) Germania; 25) Francia; 27) Regno Unito; 32) Italia. I risultati italiani sono stati inferiori alla media Ocse.Gli studenti di Trento, del Friuli Venezia Giulia e del Veneto figurano tra i migliori studenti in matematica a livello mondiale. In modo particolare, ottengono un punteggio ben superiore alla media Ocse, rispettivamente di 524, 523 e 523 punti.

Nel nostro Paese, oltre uno studente su tre (35%) dichiara di non essersi presentato ad almeno una lezione e circa uno studente su due (48%) dichiara di essere stato assente un giorno o più di un giorno nell'arco delle due settimane che hanno preceduto il test di Pisa: non presentarsi a una lezione o assentarsi senza giustificazione per un giorno o più di un giorno da scuola, sono due comportamenti associati a risultati inferiori.

In Italia gli studenti quindicenni ottengono in media un risultato di 485 punti in matematica – inferiore alla media Ocs e comparabile ai risultati di Federazione Russa, Lettonia, Lituania, Norvegia, Portogallo, Repubblica Slovacca, Spagna e Stati Uniti. In media i ragazzi superano le ragazze di 18 punti in matematica, un gap più ampio rispetto a quanto osservato in media negli altri Paesi dell'Ocse (11 punti). Il 25% degli studenti in Italia ottiene un punteggio inferiore al livello 2 della scala in matematica; la media Ocse è del 23%. Nel migliore dei casi, questi studenti sono capaci di attingere informazioni pertinenti da un'unica fonte e di utilizzare elementari algoritmi, formule, procedure o convenzioni per risolvere problemi che comportano numeri interi relativi. All'opposto, solo il 4% degli studenti di Shanghai-Cina, il partecipante Pisa che ottiene i migliori risultati, si colloca al di sotto del suddetto livello, così come il 12% degli studenti del paese limitrofo che registra risultati alti, la Svizzera. Un ultimo dato: il pil pro capite e la spesa per studente italiani sono in linea con la media dell'Ocse (il pil pro capite in Italia è di Usd 32.110 rispetto a una media Ocse di 33.732 e la spesa per studente è di 84.416 rispetto a una media Ocse di Usd 83.382). Quindi, coloro che sostengono che nel nostro paese si spende per la scuola meno che negli altri paesi industrializzati dicono sciocchezze. In Italia, solo il 17% dei 35-44enni ha una qualifica di livello terziario (universitario) rispetto a una media Ocse del 34%.

Insomma, l'analisi compilata dall'Ocse è una radiografia né benevola né malevola della scuola italiana. Ricordiamo che molti insegnanti e molte organizzazioni di studenti si sono opposti ai test e, anzi, li combattono: è la scelta dell'asino che non vuole essere valutato proprio per non «far conoscere» la sua asinaggine. C'è un dato però che manca e che aiuterebbe a comprendere sino in fondo i fenomeni che percorrono i nostri plessi scolastici: si tratta delle differenze Nord/Centro/Sud/Isole degli esami di ammissione nelle università italiane più accreditate nella classifica internazionale degli atenei (Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Padova, etc). Negli ambienti universitari si parla di una falcidia degli studenti che provengono dalle scuole medie superiori del Sud e delle Isole, a dimostrazione che i 100 su 100 distribuiti a piene mani (per esempio in Puglia) non corrispondono a preparazioni spiccate.

L'analisi di cui vi abbiamo riferito è consultabile anche in italiano online. Chiunque può consultarla. Sarebbe utile a chi esercita il mestiere di genitore per capire quali siano i difetti delle scuole frequentate dai figli e per contestarli a presidi e corpi docenti. In questo modo la scuola sarebbe un po' meno dedicato ai professori e un po' di più agli studenti, il cui interesse dovrebbe essere primario.

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