La stampa è molto più a sinistra dei cittadini, in Usa come in Italia

“Giornali comunisti”, uno studio dà ragione al Cav. (e Trump)

Foto di Jon S via Flickr

di Luciano Capone | 10 Novembre 2016 ore 19:45 Foglio

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Roma. L’origine della vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, come molti hanno già segnalato, va ricercata nella ribellione  non più sotterranea di una larga fetta della società nei confronti delle élite e di tutto ciò che puzza di establishment: partiti, banche, istituzioni, mondo accademico, corporation, attori, cantanti e soprattutto media.

In queste elezioni presidenziali i giornali, settimanali e magazine che hanno espresso un sostegno ufficiale per Hillary Clinton sono stati 500, mentre gli endorsement a favore di Trump sono stati solo 25, in gran parte di piccoli giornali locali: tra i 100 quotidiani più diffusi nel paese, solo due hanno appoggiato il candidato repubblicano, alcuni si sono schierati per i democratici dopo decenni di neutralità e altri non hanno espresso una preferenza a favore ma hanno suggerito di votare “contro Donald Trump”, colui che poi ha vinto le elezioni. Naturalmente lo scollamento tra media e cittadini non è solo un fenomeno americano ma, come hanno mostrato il voto sulla Brexit e l’avanzata di tanti partiti definiti “populisti”, è un fenomeno che riguarda tutte le democrazie occidentali e in particolare l’Italia.

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Luigi Curini, professore associato di Scienza politica all’Università Statale di Milano, e Sergio Splendore, ricercatore nello stesso ateneo, in uno studio dal titolo “The ideological proximity between citizens and journalists and its consequences”, hanno mostrato con i dati quanto sia profondo il solco ideologico tra media e persone comuni, tra i concetti veicolati dai giornalisti e le convinzioni delle persone, e quanto questo divario sia all’origine della sfiducia dei cittadini nei confronti della stampa.

Detto in parole povere, in Italia i giornalisti sono troppo di sinistra ed è anche per questo che, secondo i sondaggi effettuati da Eurobarometro, la credibilità dei giornali italiani è più bassa della già bassa media europea. I due politologi hanno messo in relazione i dati sulle preferenze ideologiche dei giornalisti, ricavati da una specifica ricerca demoscopica, con quelli dei cittadini ricavati dall’Eurobarometro, sfruttando il fatto che in entrambi i sondaggi viene posta la stessa domanda sulla collocazione ideologica lungo un asse che va da sinistra a destra. Il risultato è che “la distribuzione ideologica dei giornalisti italiani appare marcatamente posizionata più a sinistra rispetto a quella degli italiani”, hanno scritto gli autori sul sito Lavoce.info.

La logica conseguenza è che maggiore è la distanza politica tra cittadini e giornalisti e maggiore è la sfiducia nei confronti della stampa e ciò vuol dire che chi legge i giornali ha una posizione ideologica più simile a quella dei giornalisti, “il che potrebbe condurre a un circolo che si auto-riproduce e si auto-rinforza: ovvero lo iato ideologico con gli italiani non risulta alla fin fine davvero rilevante per il mondo editoriale, perché dopotutto chi legge i giornali ha la stessa visione del mondo che ha chi ci scrive, e così via”. Salvo svegliarsi un giorno meravigliati e sorpresi del fatto che gli elettori fanno il contrario di ciò che scrivono i giornalisti. Tra l’altro il dato italiano è ancora più paradossale perché i giornalisti non sono solo ideologicamente schierati più a sinistra della popolazione in generale, ma sono molto più a sinistra anche rispetto ai propri lettori.

Pochi mesi fa Curini ha pubblicato una ricerca simile sulle idee politiche dei docenti universitari, dal  titolo “Experts’ political preferences and their impact on ideological bias”. Anche in quel caso i dati dicevano che la stragrande maggioranza degli studiosi intervistati è di sinistra.

E se questa è una caratteristica comune nelle democrazie occidentali, cioè che l’élite accademica tenda ad essere progressista, la peculiarità dei professori italiani è che nel mondo sono quelli più a sinistra di tutti. Visto che in questi mesi in tanti hanno paragonato il successo di Trump a quello di Silvio Berlusconi, bisogna riconoscere che forse il Cav esagerava quando diceva che in Italia i professori e i giornalisti sono tutti comunisti, ma non si allontanava molto dalla realtà. O quantomeno dalla percezione dei cittadini, che poi lo votavano.

Categoria Cultura

Commenti

Raffaella Conti • un'ora fa

C'è un vecchio detto:"Prima i tuoi, gli altri se puoi". Ecco, in sostanza se sei preoccupato di come arrivare a fine mese, non puoi permetterti il lusso di sollevare la tua coscienza provvedendo al benessere degli altri.

Poi ci si stupisce che le tirature dei giornali calino.

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Malossi Alberto • 3 ore fa

Ideologicamente la sinistra non è mai stata concreta perchè ha sempre vagheggiato un mondo migliore che non è mai quello che vive in una perenne smania di cambiamento dell'uomo disprezzandolo per quello che è se non riestra nei loro canoni di perfezione.

Sono diventati un elite autoreferenziante innamorata di se stessa che viaggia sempre in prima classe lontano dal popolo che viaggia sui treni per pendolari, ci pensa la storia a seppellirli senza pietà.

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Mario Mauro • 7 ore fa

Anche ai tempi della guerra fredda era così. Jean François Revel ci ha scritto due libri riportando puntigliosamente articoli su articoli della Stampa da questa parte del muro. A parte il fatto che nell'utlimo dopoguerra c'era la moda che l'intellettuale tipo dovesse essere rigorosamente di sinistra, molti editori, pochi per ideologia, la maggioranza per i loro inconfessabili interessi, alcuni per paura di Baffone per il quale preparavano un attestato di benemerenza, incoraggiavano l'andazzo.

Adesso, se c'è dell'ideologia negli editori, di solito è più di facciata che altro, ma gli interessi sono sempre gli stessi. E la socialdemocrazia, e quindi l'ideologia di sinistra domina in tutta l'Europa, compresi o partiti della destra "moderata".

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Giulio Bertinato • 7 ore fa

mi chiedo cosa si aspetti a riconoscere che un'unica giornalista italiana ha svolto con serietà, acume, oggettività il suo lavoro rispetto alle elezioni americane: Maria Giovanna Maglie, che su Dagospia ha restituito una cronaca completamente diversa rispetto al mainstream della stampa ufficiale. i suoi reportage, fin dalle primarie, si sono rivelati (e non ne avevamo mai dubitato) l'unica fonte di informazione corretta e l'unica che, guarda caso, è stata confermata dai fatti. Che questa professionista non scriva sui giornaloni che fanno opinione ma su un sito "corsaro" come Dago, la dice lunga sullo stato comatoso dell'informazione italiana. che in america sta ancora peggio, evidentemente. ma ciò non ci consola...

auguri, popolo!

Giulio Bertinato

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giuseppe sala • 7 ore fa

Eh sì, è proprio un circolo autoreferenziale.

Che poi chiamano pure "opinione pubblica".

E poi, quando prendono una randellata, continuano come se nulla fosse successo; dannato popolo bue!

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