Il populismo è anche una reazione alla puzza sotto il naso delle élite

una popolazione pacifica e democratica ha seguito e segue la via illusoria indicata da una classe dirigente irresponsabile

di Sergio Soave, 20.12.2017 www.italiaogggi.it

Domani si vota in Catalogna per eleggere l'amministrazione regionale, dopo che il governo spagnolo ha sciolto l'assemblea che aveva proclamato l'indipendenza. L'esito è assai incerto, ma resta il fatto che una parte rilevante, anche se forse non maggioritaria, di una popolazione pacifica e democratica ha seguito e segue la via illusoria indicata da una classe dirigente irresponsabile.

Da questo punto di vista il fenomeno catalano resta comunque preoccupante. Si pensava che le infatuazioni ideologiche, le passioni irrazionali prevalenti sui calcoli di interessi e convenienze, fossero un retaggio di un passato destinato a non ripetersi. Invece pulsioni identitarie, spesso ma non solo a sfondo nazionalistico o linguistico, tornano a presentarsi anche nell'Europa pacifica e relativamente prospera.

Il caso del voto nazionalista in Corsica e anche la pretesa austriaca di costruire una comunità etnica e linguistica anche al di là del confine del Brennero sono altri esempi di questa tendenza, anche se di natura diversa dal fenomeno catalano. In politica, spesso, le passioni prevalgono sulle ragioni, la gestione degli interessi viene spesso delegittimata a vantaggio di «idealità» anche se generiche o utopistiche.

Un margine alla costruzione di aspettative di trasformazione, magari un po' ingenue o palingenetiche, è fisiologico, se ne trova traccia a ben vedere in tutti i programmi elettorali, compresi quelli che si stanno preparando per le elezioni di primavera in Italia. Se però lo spazio dell'utopia schiaccia fino ad abolirlo quello del realismo, sempre accusato di esprimere sentimenti cinici e aspirazioni conservatrici, si aprono prospettive avventurose e quindi pericolose, genericamente accomunata sotto l'etichetta del populismo.

Una delle ragioni del successo (per ora relativo, per fortuna) di queste tendenze sta nel carattere elitario che prevale nel tono di chi, soprattutto sui grandi giornali, le critica. Del populismo non si attacca il suo rifiuto del realismo politico (o economico, o istituzionale secondo i casi) ma il mancato rispetto di una superiorità etica ed estetica dell'establishment intellettuale, che peraltro si esercita giorno dopo giorno nella demonizzazione dei compromessi e degli accordi tra diversi, cioè della politica reale.

Domani sera sapremo se le tendenze separatiste saranno stata contenute in Catalogna, nelle settimane successive se anche lì, alla fine, si dovrà arrivare ad accordi tra diversi che facciano rinascere la politica. Se sarà così, sarà un risultato ottenuto dalla battaglia dei partiti unionisti e dalle tensioni tra quelli separatisti, cioè di un'iniziativa politica, non certo delle prediche elitarie.

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