Postelezioni. Per Francesco Alberoni si va verso regimi autoritari

I politici vincenti, oggi, non sono nazionalisti. Più semplicemente, “sono autoritari”. E’ un po’ che gli italiani provano a fare emergere questa tipologia di leader. Dapprima hanno dato il 40 per cento a Matteo Renzi. Poi si sono rivolti “ai due partiti più forti presenti su piazza”, M5s e Lega

di Franco Adriano, 27.3.2018 www.italiaoggi.it

I politici vincenti, oggi, non sono nazionalisti. Più semplicemente, «sono autoritari». È un po' che gli italiani provano a fare emergere questa tipologia di leader. Dapprima hanno dato il 40% a Matteo Renzi. Lì per lì lo sentivano bello forte, «ma poi non è stato coraggioso come Emmanuel Macron». Così, si sono rivolti «ai due partiti più forti presenti su piazza», M5s e Lega. Ora, non resta che vedere chi la spunterà. «Ciò nonostante in queste ore si faccia un gran parlare della loro collaborazione». È questa in sintesi l'intuizione di Francesco Alberoni, classe 1929, medico, sociologo, giornalista e scrittore, grande indagatore: una vita dedicata allo studio delle passioni individuali e collettive. Ha gentilmente accettato di esplorare, per la prima volta con ItaliaOggi, questo attualissimo e insopprimibile bisogno di un leader forte, fino a ieri inconfessabile. In un contesto mondiale in cui le personalità autoritarie vanno di gran moda.

Domanda. Siamo sicuri che non torni l'uomo forte anche in Italia?

Risposta. Non faccio mai previsioni politiche. Il mio approccio è sociologico. Certo, in un sistema molto disordinato come quello italiano, alcune forze si stanno ricomponendo sulla base tradizionale della pura conquista del potere.

D. Ci togliamo subito il dente?

R. I M5s sono un partito con un vertice accentrato e una disciplina di ferro al proprio interno. Va detto che i loro parlamentari contano al massimo come me e lei. In pochi decidono, tutti gli altri sono tenuti soltanto ad obbedire.

D. Forse che i Cinquestelle sono gli unici a vivere questa situazione?

R. La Lega, proprio mentre si sbriciolano Forza Italia e Pd, sta completando il processo di costruzione di un partito forte che fu avviato già da Umberto Bossi. Via Bellerio è sempre stato lo stato maggiore di un partito verticistico. Tuttavia, con l'arrivo di Salvini il consenso è esploso. Ora, non resta che vedere chi vincerà fra i due.

D. Se vince il duello M5s che accade?

R. Se i Cinquestelle vanno al potere fanno un governo autoritario. Perché un governo autoritario, monolitico e ideologico è nella loro struttura. Il Movimento 5Stelle nasce come partito autoritario. Il presidente della Camera è una persona che nella vecchia politica avrebbe fatto al massimo il commesso. Non ha alcun tipo di formazione politica o accademica che sarebbe richiesta come essenziale a un rappresentante di un'istituzione francese o tedesca.

D. Un giudizio molto duro, che ne può Roberto Fico?

R. Prendere un soldatino e dimostrare di poterlo fare generale è tipico dei partiti totalitari. Invece, la classe politica che diviene espressione nelle istituzioni dovrebbe essere classe dirigente.

D. Uno vale uno?

R. Tutti sono uguali. Quella è l'ideologia propinata da chi è consapevole che nel disordine nasce il bisogno di un ancoraggio autoritario.

D. Ma che cosa rappresentano oggi Lega e M5s?

R. La formazione di nuclei politici forti come risposta allo stato di decomposizione della società. C'erano una volta istituzioni solide: lo Stato, la patria, la Chiesa, la famiglia. Un contadino aveva un rapporto stabile con il terreno, l'operaio con la fabbrica, l'impiegato con l'ufficio. E la famiglia era solida. I giovani avevano una strada prefissata: fidanzamento, matrimonio, figli. Ciascuno era fedele al partito della propria classe sociale o della propria ideologia.

D. Non le sembra la descrizione di un piccolo mondo antico?

R. Infatti, non c'è più. Tutte queste istituzioni hanno subito uno sfascio. Noi ci troviamo nella fase successiva: della costruzione lenta e faticosa, che comunque è già andata avanti, tant'è che ci troviamo di fronte alla sfida fra due leader e non più di «800» aspiranti tali come prima.

D. Dà l'idea di un consolidamento. Ma non ci troviamo nella cosiddetta «società liquida»?

R. Zygmunt Bauman ha fatto l'errore di prendere una tendenza di breve periodo e poi l'ha proiettata nel tempo. Invece, la società non può essere costituita da liquefazioni progressive. Piuttosto è fatta di periodi di disordine e poi di movimenti che la ricompongono. Per capirlo occorre pensare alle onde del mare.

D. Bauman, dunque, ci ha spiegato che la nostra società si è decomposta, mentre ora stiamo assistendo a una sorta di ricostruzione del potere?

R. Nel '900 abbiamo conosciuto l'autoritarismo fascista e comunista. Pensi un po' al potere che avevano Hitler, Stalin e (di meno) Mussolini. Lo stesso valeva anche per il Sudamerica e in altre parti del mondo. Poi, sono arrivati i periodi di decomposizione del potere per giungere fino ad un livello tale di disordine che non comandava più nessuno.

D. Possiamo limitarci a un esempio?

R. Pensi al caos in Russia dopo la disgregazione dell'Unione sovietica. Da quella situazione è venuto fuori Vladimir Putin con tutto ciò che rappresenta in qualità di ricostruzione e concentrazione del potere.

D. Anche questa volta per l'Italia vale un fenomeno sociale di carattere generale?

R. Certo che sì. Lo si vede con Donald Trump negli Stati Uniti. Maldestro finché si vuole, ma di sicuro non è il rappresentante di un potere molle. Con Xi Jinping in Cina, che si perpetua. Con Recept Tayp Erdogan in Turchia Tutti leader forti, che comandano o che mettono galera gli avversari. Ma perfino in Francia si assiste a qualcosa di simile con Emmanuel Macron.

D. In qualche misura si tratta anche del ritorno culturale degli spiriti nazionali?

R. Piuttosto stanno tornando gli Stati forti. Pensi al caso dei dazi: per cento anni non ci abbiamo pensato perché siamo andati dritti verso un orizzonte globale. Il ritorno delle sanzioni e dei dazi è il segno che gli Stati stanno reagendo dopo la catastrofe dell'ultima decennale crisi economica. Lo Stato sta riprendendo terreno. Guardi che rientrano in quest'ottica anche altre notizie di attualità come l'ex presidente Nicolas Sarkozy, messo sotto processo dallo Stato francese, o la guerra sulle spie alla Russia da parte di Usa e Gran Bretagna per il fastidio provato in Siria.

D. È in corso anche una restaurazione dei valori?

R. Sul tipo di lavoro, di sessualità e di affetti? Quello è un campo più difficile, perché è avvenuta una trasformazione profonda fra le donne, nella donna: la metà del mondo. Così radicale da provocare un periodo di disordine prolungato, ossia la fine del patriarcato. Ora, io non credo che si possa più riformare il patriarcato. Torneranno altri tipi di accordi sociali che tuttavia per ora non si vedono . Su questo aspetto sto scrivendo un libro che finirò probabilmente per l'anno prossimo.

D. Quali sono le conseguenze più evidenti?

R. Ma che non nascono più figli! Finirà che l'Italia avrà la stessa popolazione con i figli degli immigrati nati qui che sono a tutti gli effetti italiani. Guardi che anche per quanto riguarda questo fenomeno, non è la prima volta che accade nella nostra storia. In tanti, anzi, si può dire che tutti abbiano seminato sul territorio italiano.

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