Un mondo governato dal regime delle emozioni

I cittadini non si fidano più degli esperti, i dati reali perdono autorevolezza a vantaggio delle voci sui social network. Dove nasce il successo dei movimenti populisti e sovranisti. Un’anticipazione del formidabile saggio di William Davies

di William Davies 29 Aprile www.ilfoglio.it

[Anticipiamo ampi stralci del primo capitolo di “Stati nervosi. Come l’emotività ha conquistato il mondo” di William Davies. Pubblicata da Einaudi nella collana Stile Libero (376 pp., 18,50 euro), l’edizione italiana sarà in libreria dal 30 aprile.

Del saggio di Davies aveva scritto sul Foglio nel settembre dello scorso anno Giuliano Ferrara. “Siamo piuttosto nervosi, le emozioni e i sentimenti hanno prevalso confusamente, a quanto sembra, sulla ragione, sui fatti e sulla conoscenza puntuale delle cose. Perché è andata così? Perché la turbolenza populista? Perché nostalgia, rabbia, frustrazione, risentimento, paura hanno occupato lo spazio della nostra storia contemporanea da Trump alla Brexit alla congiuntura presente in Europa? Perché il mondo è un ring di pugilato, volano parole grosse e desuete, novecentesche, e vecchi spettri intorbidano ragioni e sentimenti di quella che prometteva di funzionare come una società aperta, cosmopolita, pacifica, inventiva e prospera? Come si fa a trovare uno ‘stimolo’ alla reinvenzione del liberalismo riformatore senza avere alle spalle, come dice l’Economist, due guerre mondiali, fascismo, comunismo e la Grande depressione degli anni Trenta? Visto che questi tempi calamitosi non sono il frutto di una catastrofe storica, di che cosa sono il frutto? A queste domande cerca di rispondere, in un libro per i tipi Cape [. . .]

William Davies. E’ un accademico di sinistra e un pubblicista brillante, che insegna alla University of London, scrive su importanti testate americane e inglesi, è versatile, ha studiato da sociologo, da storico dei costumi, da critico della società di massa contemporanea, una specie di Christopher Lasch, il canadese che ci aveva informato in anticipo sul narcisismo della nostra epoca e su tante altre cose. [. . .] Il libro si chiama ‘Nervous States’, calembour che evoca gli stati come organizzazioni politiche e gli stati d’animo individuali e collettivi attribuendo a entrambi un certo palese nervosismo, una notevole sovreccitazione, visto come vanno le cose. E il motore della nevrosi, detto in modo sommario e banale, sono i real-time media. Davis ha una mentalità da liberal riformatore, è convinto che spiegare quanto hanno ragione gli esperti, che i fatti sono incontrovertibili, che la conoscenza e l’intelligenza sono insostituibili dalle emozioni e dai sentimenti è inutile, dannoso perfino. Il processo è avviato e dinamico, il risultato per l’oggi e per il futuro prevedibile è inevitabile. D’altra parte, aggiunge, gli impulsi prerazionali non sono fonti di conoscenza ma sono pur sempre dati o ‘data’, entrano in una catena della percezione e dell’elaborazione dei fatti. Il pregio del testo di Davies è di situare meglio che nel discorso comune andante le qualità e le ragioni della nevrosi contemporanea e delle turbolenze che ne conseguono. L’Economist nel suo manifesto molto ideologico parla di cose anche molto oggettive che non sono più così interessanti per la percezione di realtà che è consentita all’economia dei trend, ai tempi cortissimi della finanza di oggi, alla svalutazione dei fatti e delle conoscenze in base alle quali sui fatti ci si può accordare. Qui si fa un passo avanti nella decifrazione. Che poi ci si debba rassegnare ad abbandonare un mondo fatto dall’expertise, ‘una versione della realtà sulla quale ci si può accordare’, per quella promessa del digital computing di ‘massimizzare la sensibilità a un ambiente in trasformazione’, questo è un altro paio di maniche”]……

Leggi seguito su: www.ilfoglio.it

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata