Analfabeti digitali. Così internet si prepara a rendere obsoleta la scrittura

Il futuro, secondo i leader delle maggiori piattaforme online, sarà dominato dai video e, pare, dal livestreaming. La comunicazione visiva sarà prevalente e manderà in pensione il testo. Con tutte le spiacevoli conseguenze del caso

Dario Ronzoni 25.2.20221 linkiesta lettura 2’

L’epoca del video è cominciata e i reel di Instagram (oltre a tutto Tik Tok) ne sono la dimostrazione.

«Nel futuro dovremo concentrarci su questo», ha dichiarato a gennaio Allen Zhang, fondatore di WeChat, una sorta di WhatsApp cinese (ma molto più ricca) nella sua assemblea annuale. «E meno sulla scrittura».

Nella storia della rete, ha continuato, «il modo in cui le persone si esprimono è cambiato. All’inizio era necessario saper programmare con HTML. Poi abbiamo assistito all’emergere dei blog e dei microblog. Adesso, ci sono i video brevi».

La tendenza è questa: forme di comunicazione che permettono a tutti, anche chi non ha ricevuto una formazione specifica, di produrre e consumare contenuti in modo sempre più facile. «La comunicazione diventerà più breve e più frammentata». Tradotto: il prossimo passo sarà la diffusione del livestreaming. Ed esperimenti come Clubhouse, finora solo acustici, stanno a dimostrarlo.

Non è l’unico a pensarlo. Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg è convinto che questi anni siano gli ultimi per il testo scritto. Il futuro è visuale, nella forma della realtà virtuale e di altre esperienze immersive. Anzi, Nicola Mendelsohn, il suo vice per l’Europa, il Medioriente e l’Africa sostiene che il testo sia già obsoleto.

I dati di WeChat diffusi da Zhang parlano chiaro: negli ultimi cinque anni, il numero dei messaggi video scambiati ogni giorno sulla piattaforma cinese è aumentato di 33 volte.

Per la Cisco, già nel 2022 i video online costituiranno l’82% di tutto il traffico di internet, 15 volte in più rispetto al 2017 – che visto così, sembra quasi preistoria.

Del resto il cervello umano processa le informazioni visive in modo 60mila volte più veloce rispetto a un testo: questo aumenta il suo potenziale di apprendimento del 400%. In più il video è perfetto – e la pubblicità televisiva lo dimostra – per il marketing. La scrittura, si è detto, «è in declino».

Eppure, come sottolinea questo articolo di Nikkei Asia, ci sono due cose da considerare.

La prima è che, guarda caso, la prevalenza dei video coincide con gli interessi delle grandi società della rete –cosa che viene spesso sottaciuta – perché accrescono il tempo passato online dagli utenti con conseguente aumento di like, impression e – in ultima analisi – ricavi. Si va sempre a finire lì.

La seconda riguarda il fatto che una maggiore diffusione dei video coincide con l’abbassamento della loro qualità. Il processo di «dilettantizzazione» del mezzo (come diceva Clay Shirky) porterà a riempire la rete di immagini noiose, prolisse, non interessanti. E chissà come saranno con la diffusione del livestreaming, dove non esiste nemmeno la possibilità di fare editing.

Di conseguenza sarà sempre di meno (e sempre più preziosa) una delle merci più rare della contemporaneità: la sintesi. La lettura di un testo, rispetto alla visione di un video, porta via meno tempo (provate a confrontare la trascrizione di una conferenza con la sua proiezione) e, soprattutto, permette la formulazione di pensieri articolati, complessi, in grado di discutere e affrontare tutti gli aspetti della realtà, senza troppe semplificazioni.

 

Se il futuro sarà davvero il trionfo di massa del video, si rischia di tornare a una realtà in cui la scrittura – cioè il dominio della conoscenza – sarà di nuovo un affare per pochi. Gli altri potranno trasmettere filmini del loro cane che salta.

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