K, la rivista letteraria Torniamo al sesso, dove siamo stati felici

Ho imparato il desiderio dai fumetti di Manara e dalle autrici che hanno raccontato i corpi senza vergogna.

Nadia Terranova, 5.9.2025 linkiesta.it lettura 3’

Dopo i divieti della pandemia scrivere di erotismo è diventato un modo per restituire gioia e centralità alla fisicità. L’introduzione di Nadia Terranova

K10, Sesso si trova nelle migliori librerie e si può ordinare direttamente qui, sullo store de Linkiesta.

Per scrivere questo editoriale ho preso in mano il mio mazzo di tarocchi erotici, disegnati da Manara. Nel retro di ogni carta c’è la stessa immagine sdoppiata e ripetuta al contrario, una ragazza fra due uomini, su una panchina in un parco, che ne bacia uno e infila la mano tra le gambe dell’altro. Lei è scosciata, seducente, bella, gioiosa e padrona di sé; loro un po’ ingenui, distratti, di aspetto gradevole ma uno quasi identico all’altro, quasi non si distinguono, di certo non spiccano, non brillano.

Milo Manara ha sempre dichiarato di non aver fatto altro che raccontare la fascinazione maschile rispetto alla femminilità e ha sempre sottolineato come i fumetti erotici, con la loro spudoratezza, abbiano giocato la loro parte nella storia della liberazione sessuale. L’erotismo di Manara è gioioso, mette le donne al centro, anche per questo è sempre piaciuto molto, o al massimo non dispiaciuto, alle femministe (“mi hanno sempre assolto”, ebbe a dire una volta).

A differenza dell’industria del porno, della sua monotonia, a tratti violenta, e di un certo mal invecchiato androcentrismo, l’erotismo dei fumetti di solito piace e rallegra, libera ed esalta, racconta, omaggia, sviscera, stuzzica, che venga da disegnatrici o disegnatori. La mia generazione è forse l’ultima ad aver imparato il sesso dai fumetti, e ad avere il disegno come immaginario primordiale del corpo.

Intorno ai miei trent’anni avevo molto apprezzato Fragola e cioccolato di Aurélia Aurita: una fumettista venticinquenne raccontava la passione e la sensualità di una storia d’amore in un modo così esplicito che io – nata siciliana e capricorno – mi sarei dovuta guadagnare ancora per un altro decennio: come per molte persone di sesso femminile la questione ha iniziato a interessarmi per davvero in età matura, una volta distrutte tutte le gabbie più o meno coscienti che ancora vincolano l’educazione delle ragazze.

Avevo dunque poco più di quarant’anni quando, senza esitazione, a Christian Rocca, neodirettore de Linkiesta che mi chiedeva una parola chiave per il primo numero della rivista che stavamo costruendo assieme, risposi: sesso. Poco più di quarant’anni e tutta l’intenzione di parlare di corpo come fino a pochi anni prima non mi ero concessa di fare, e di leggere dei corpi altrui e di osservare come le scrittrici, gli scrittori sarebbero entrati dentro quella parola e cosa ne avrebbero restituito. Eravamo allora immersi nella privazione massima, persino legale, della felicità dei corpi: la pandemia ci aveva rinchiusi in casa e in noi stessi, proibendo di pensarci come soggetti felicemente promiscui (“Vietati gli abbracci”, dirà un mio personaggio in una pièce teatrale che avrei scritto poco dopo per raccontare quei mesi).

Il primo volume di K usciva quindi alla fine di un anno in cui ai corpi non si doveva pensare, per questo motivo avevo chiesto alle scrittrici e agli scrittori di pensare solo a quello. Dove c’è un tabù, lì arriva l’arte. Fu un numero fortunatissimo, a riprova di quanto il nostro corpo ci fosse mancato, insieme all’immaginario che porta con sé la fisicità, un immaginario che passa per forza dall’erotismo. Ci erano mancati i baci, gli abbracci, fare l’amore senza pensieri o anche solo pensare di poterlo fare. Come avviene nella gabbia di ogni proibizionismo, il divieto aveva finito per renderci vagamente ossessivi: scrivere di corpi era un modo per esaudire un desiderio e trasformarlo in pienezza.

Da allora, sono passati cinque anni e dieci numeri. Abbiamo fatto una quantità incalcolabile di riunioni e tirato fuori decine di parole chiave, di cui otto selezionate per i numeri successivi al primo e molte altre che passano di appunti in appunti in attesa che venga il loro momento, che forse arriverà in futuro, forse mai. La scelta delle parole chiave è frutto più di illuminazioni che di strategie. Infine, con Christian Rocca e Giusi Migliaccio non abbiamo avuto dubbi quando si è trattato di scegliere come festeggiare il numero dieci: torniamo al sesso, che ci ha portato fortuna.

In fondo, si torna sempre dove si è stati felici.

K10, Sesso si trova nelle migliori librerie e si può ordinare direttamente qui, sullo store de Linkiesta. Contiene racconti originali di Marta Aidala, Nicola H. Cosentino, Valentina Della Seta, Valentina Farinaccio, Francesca Giannone, Tommaso Giartosio, Simona Lo Iacono, Luca Molinari, Valeria Montebello, Michele Orti Manara, Evelina Santangelo, Carlotta Sanzogni, Carola Susani, Aurora Tamigio, Paola Tavella, Francesco Trento, Dario Voltolini. E l’Intervista Larga a Tiziano Scarpa di Annalisa De Simone.

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