Lettere al Direttore Foglio 11.9.2015

Scattone e l’espiazione della pena: non è un linciaggio, è la fine dello stato di diritto

1-Al direttore - Alla fine i tanto invocati boots on the ground, per combattere l’Isis in Siria, sembra che qualcuno ce li stia mettendo.

Massimo Boffa

Putin sta facendo in medio oriente quello che l’America di Obama ha scelto di non fare: presentarsi, pur in mezzo a mille evidenti contraddizioni, come un leader di caratura internazionale interessato alla stabilità della regione. Un tempo, Stati Uniti e occidente avevano la possibilità di guidare direttamente il regime change nella Siria di Assad. Oggi il regime change lo stanno facendo i fondamentalisti islamici (di rito sunnita) e il tema della cacciata del carnefice Assad non può che essere secondario rispetto al tema del contenimento dello Stato islamico. E se l’America non porta i suoi scarponi sul terreno è ovvio che l’occidente (noi compresi) dovrà fare i conti con gli scarponi di Putin – arrivando persino ad accettarli.

2-Al direttore - Credo che ormai non abbia più senso un intervento di Obama in Siria. Non esistono più le condizioni per cacciare Assad. Questo doveva essere l’intervento americano. La crisi siriana è diventata quella che è anche per l’inerzia obamiana, e la situazione odierna ci obbliga a scegliere il male minore: sconfiggere l’Isis, più che Assad, e per fare questo bisogna puntare sull’aiuto della Russia che come si sa appoggia Assad.

Daniel Mansour

3-Al direttore - La rinuncia di Scattone all’incarico legittimamente ottenuto conferma che nel circo mediatico-giudiziario italiano esistono una pena ufficiale e una ufficiosa. Stavolta non c’entrano i giudici, c’entriamo noi. Penne e lingue che solleticano gli istinti delle fiere. Unica eccezione rimarchevole il ministro Stefania Giannini che a Panorama dichiara: “Manderei mia figlia a scuola da Scattone”. Sono passati vent’anni dal fatto, una sentenza definitiva per omicidio colposo (lo stesso reato ascritto a Grillo, per intenderci) è stata eseguita nella sua interezza. A norma di legge non prevedeva l’interdizione. Eppure al condannato si nega il diritto di riannodare i fili della propria, sfilacciata, esistenza. Marta Russo non risorge. Giovanni Scattone muore di nuovo.

Annalisa Chirico

Ha ragione Roberto Giachetti: se neanche l’espiazione della pena riabilita una persona qui non siamo di fronte solo a un linciaggio, siamo di fronte alla fine dello stato di diritto.

4-Al direttore - La chiesa italiana si è venduta al mondo, l’associazionismo e i movimenti cattolici si sono ritirati dalla battaglia e l’occidente rammollito non ha più una ragione né per vivere né per morire. Parola di monsignor Luigi Negri, vescovo di Ferrara (Giuliano).

Luigi Santambrogio

5-Al direttore - E’ sempre stato così. Se fai notizia, finisci in tivù e sui giornali; se sei un povero cristo, anche se illuminato da esemplari prove di vita, nessuno ti fila. E’ una bieca regola dettata dagli ascolti e dalle vendite. A questo andamento non è sfuggito Bruno Vespa. Il funerale al boss dei Casamonica ha fatto parlare e straparlare. E quando il piatto è bello fumante, vale la pena – dal punto di vista dell’audience – servirlo al popolo. Si dice che la tivù pubblica dovrebbe pararsi dietro lo scudo della buona cronaca e del buon giornalismo. Balle. Se un argomento tira, lo si imbandisce sulla tavola degli ascolti. Semmai a “Porta a Porta” c’è stato troppo umorismo. La figlia del defunto e un cugino sembravano delle star da applaudire. Mi è sembrato eccessivo. A tratti anche fastidioso.

Fabio Sicari

Nell’èra del processo mediatico un servizio pubblico che dà la parola alla difesa, per quanto questa difesa possa essere truce, fa semplicemente un buon servizio.

6-Al direttore - L’Italia è quel paese in cui se intervisti i Ciancimino sei da Pulitzer, se intervisti i Casamonica sei da licenziare.

Vincenzo Clemeno

7-Al direttore - Dopo aver detto benvenuti ai migranti Merkel ha puntualizzato che dovranno imparare il tedesco, trovare un lavoro e integrarsi. Spera di evitare le periferie francesi, inglesi e svedesi: auguri.

Roberto Bellia

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