“Il multiculti è la nemesi dell’Europa”

Parla Noah Klieger, che ad Auschwitz sopravvisse con Primo Levi

di Giulio Meotti | 15 Settembre 2015 ore 10:40 Foglio

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Roma. E’ difficile riassumere la vita di Noah Klieger. Il padre, giornalista e scrittore, previde che Hitler avrebbe preso il potere, così decise di portare la famiglia da Strasburgo in Belgio, illudendosi che sarebbe rimasto neutrale. Dopo l’occupazione nazista, Noah entrò nella Resistenza, ma nel 1943 venne catturato e deportato ad Auschwitz. Quel ragazzo ebreo di sedici anni finì a Monowitz a lavorare con Primo Levi alla fabbrica chimica. Scampato alle camere a gas e alle “marce della morte”, Klieger venne liberato dall’Armata rossa nel 1945 nel lager di Ravensbrück. Poi entrò nel Mossad Aliya Bet, il precursore del Mossad, il servizio segreto israeliano, dove Klieger era incaricato di far uscire illegalmente dall’Europa gli ebrei e condurli in Israele, che ancora non esisteva. Klieger oggi è uno dei maggiori giornalisti israeliani, icona con il numero di Auschwitz tatuato sul braccio. Alcuni giorni fa, sul maggiore quotidiano ebraico Yedioth Ahronoth, Klieger ha scritto che l’esodo di migranti, se non controllato, segna la fine dell’Europa così come la conosciamo.

ARTICOLI CORRELATI  Benvenuti nell’Abistan islamico, dove “Soumission” sembra quasi dolce  “L’islam conquista l’Europa infantile”  "L'islam politico avanza sulle macerie del pensiero debole europeo" Non si contano i commentatori che paragonano le sofferenze dei migranti alla Shoah. “Sono paragoni ridicoli”, dice Klieger al Foglio. “Noi ebrei siamo stati mandati nei campi di sterminio, mentre i migranti sono accolti dai paesi avanzati e civilizzati”. E’ pessimista sul futuro dell’Europa: “Perché sono convinto che questa immigrazione di massa di milioni di cosiddetti ‘rifugiati’, in gran parte musulmani, condurrà alla catastrofe, perché gran parte di loro non vuole integrarsi e la Germania non è in grado di farlo. Masse di persone cercano un luogo pacifico dove vivere, ma migliaia di fanatici stanno entrando nei paesi europei, minacciando il futuro del Vecchio continente. Quando, trentacinque anni fa, la Germania ‘importò’ decine di migliaia di turchi come forza lavoro, interi quartieri come Kreuzberg e Neukölln a Berlino divennero subito ghetti islamici. Il mio sentimento negativo è sul futuro dell’Europa ‘classica’. Perché come sopravvissuto dei campi di sterminio nazisti mi sarei aspettato un’Europa meno naïf”.

Lo stesso è avvenuto in Francia con l’immigrazione dal Maghreb. “A Parigi ci sono quartieri dove persino il Csr, le temute unità di sicurezza, non mette piede”, dice al Foglio Noah Klieger. “Forse le autorità europee speravano che semplicemente il problema sarebbe svanito da solo. Ovviamente non è stato così ma è diventato sempre più grande”. Come spiegarsi questa cecità europea sull’islamismo? “Perché il suo motto è sempre stato ‘non è un nostro problema’ quando si verificavano gli attacchi terroristici. Avrebbero dovuto capirlo quando i palestinesi dirottavano gli aerei di linea. Grazie a quei gesti, tutti i paesi del mondo hanno installato sofisticati sistemi di sicurezza negli aeroporti. Gran parte dei passeggeri ancora oggi non si rende neppure conto perché viene infastidito quando sale in un aereo. Se Europa e Stati Uniti avessero davvero reagito oggi non ci sarebbero Stato islamico, al Qaida, Hezbollah, Hamas. Ma nessuno ha fatto nulla. Quando le potenze mondiali si renderanno conto che l’Isis e gli altri radicali gruppi terroristici islamici non stanno combattendo contro Israele, contro l’occupazione o contro gli insediamenti? Quanto tempo ci vorrà ai leader del mondo libero per rendersi conto che le stragi in Tunisia e Francia sono dirette contro il cristianesimo e le fazioni musulmane che non sono d’accordo con i sostenitori dell’islam radicale? Invece premiano il finanziatore principale del terrorismo islamico, l’Iran. Se in Siria l’occidente avesse spedito grandi contingenti militari avrebbe fermato in tempo tutto questo”.

Intanto, l’antisemitismo rialza la testa come mai prima dal 1945 a oggi. “E’ una vecchia tradizione e nessuno è mai riuscito a spiegare da dove nasca. In Europa l’antisemitismo è cresciuto con l’‘arrivo’ degli immigrati musulmani. E badi bene, non c’è alcun antisraelismo o antisionismo. E’ puro antisemitismo. I fanatici non gridano ‘uccidi gli israeliani’, ma itbach al yahud, ‘uccidi l’ebreo’”.

Categoria Cultura

Commenti

1-      luca sorrentino • 3 ore fa

quello che é accaduto con gli ebrei accadrå in futuro con i musulmani sempre in Germania, perché i tedeschi sono un Volk, un vero Volk, non imbastardito come i latini dalle continue invasioni e quando il livello di tolleranza sará superato allora scatta in loro un Drang belluino e la gens germanica tanto esaltata da Tacito dará prova della sua fierezza contro la corruzione europea, come i Germani contro la corruzione dell'impero romano. Chi vivrá vedrá, intanto noi che speculiamo saremo tutti morti o per cause naturali o per sgozzamento dei vincitori e vinti.

2-      maurizio guerrini • 5 ore fa

"...stragi dirette contro il cristianesimo..." Quale? quello cancellato dalla Convenzione dell'UE e dal libero diritto all'edonistico consumismo? O quello vilipeso dall'evoluzionismo darwiniano e dall'illuministica ragione?

In realtà le stragi sono dirette contro tutto ciò che si oppone al Nulla ed alla furia devastatrice del Male che si è riversato nella culla dell'integralismo e che lo ha così nutrito, in modo tanto banale e misero, sotto forma della ricerca di benessere, sviluppo, potere e denaro.

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