Fra 350 lingue e dialetti gli Usa parlano sempre più spagnolo

La cosa più sorprendente è che l’inglese non è più l’idioma principale nelle grandi città come Los Angeles e Miami

05/11/2015 PAOLO MASTROLILLI , NEW YORK La Stampa

Sono oltre 350 le lingue che si parlano negli Stati Uniti, secondo i dati del Census Bureau. Ma la cosa più sorprendente è che l’inglese non è più in maggioranza, nelle grandi città come Los Angeles e Miami.

Martedì il Census Bureau, cioè l’agenzia federale di statistica, ha pubblicato la sua ultima ricerca, che ha confermato il carattere multiculturale unico della società americana. Negli Usa si parlano oltre 350 lingue, di cui circa 150 dialetti dei nativi, quelli che chiamiamo gli «indiani». In certi casi le persone che li parlano sono così poche, che il Census Bureau ha evitato di dare i numeri precisi, nel timore di identificare pochi individui specifici. Ci sono 25.000 abitanti che a casa parlano finlandese, 212.000 ebraico, 166.000 navajo, e 237.000 armeno.

Nella babele americana, però, sta emergendo soprattutto lo spagnolo, che con 37,5 milioni di persone è la seconda lingua più parlata dopo l’inglese, seguita con 2,9 milioni dal cinese. Oltre il milione poi ci sono francese, tedesco, coreano, vietnamita, tagalong, e appena sotto l’arabo. 

La lingua originale dei pellegrini e dei padri fondatori, però, sta perdendo terreno. Nell’area di Los Angeles il 54% degli abitanti parla un’altra lingua a casa, mentre a Miami lo fanno il 51% dei residenti, a San Francisco il 40%, a New York il 38%, a Houston il 37% e a Washington il 36%. La popolazione ispanica naturalmente sta crescendo, ma anche quella asiatica, che tra l’inglese e lo spagnolo preferisce il secondo.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata