UN PAESE “SPALMATO” SUI DERIVATI - IL VALORE

DI MERCATO DEI DERIVATI SOTTOSCRITTI DALL’ITALIA È IN NEGATIVO PER 37 MILIARDI: UN DISASTRO CHE PRESTO DIVENTERÀ UNA PERDITA SECCA PER I CONTRIBUENTI

Lo ha confermato la responsabile del debito pubblico italiano, Maria Cannata. Se prima si potevano “spalmare” le perdite su più esercizi, la nuova normativa europea imporrà al Tesoro di calcolare il valore di mercato come perdita: dall’anno prossimo i nodi arriveranno al pettine, e saranno dolori... -

Superbonus per Dagospia, 23 FEB 2015 17:38

L’audizione di Maria Cannata, la donna che gestisce il debito pubblico italiano, nella Commissione Parlamentare d’Indagine sui derivati è uno spettacolo di reticenza e di ammissione parziale di colpa.

Partiamo da questo secondo aspetto: il mark to market (valore di mercato) dei derivati sottoscritti dallo Stato Italiano è in negativo per circa 37 miliardi di euro (2 punti percentuali di Pil). Questo disastro è stato gestito nelle stanze della Direzione Debito del Ministero del Tesoro, disastro che presto si concretizzerà in una perdita secca per i contribuenti. Se infatti prima era possibile diluire le perdite su un arco temporale più lungo “ristrutturando” gli swap in essere, con la nuova normativa europea di calcolo del debito il Tesoro sarà obbligato ad appostare come perdita il valore di mercato al momento della ristrutturazione.  Questo vuole dire che tutti i nodi arriveranno al pettine a partire dal prossimo anno.

Nella fumosa relazione della dottoressa Cannata un cosa appare chiara: nel 2011 il ministero dell’Economia ha venduto opzioni su tassi d’interesse per “mitigare l’effetto negativo della spesa per interessi” derivante dalla “ristrutturazione di swap”. In pratica a fine 2011 in piena tempesta sui mercati finanziari il Tesoro decide di consentire alle banche l’esposizione verso l’Italia per convincerle a comprare BTP, e per farlo chiude delle operazioni in perdita e per non contabilizzare tali perdite vende delle opzioni (scommette sui tassi d’interesse) esponendo i contribuenti ad una perdita potenzialmente infinita nel corso dei prossimi anni.

L’operazione, evidentemente non portò ai risultati sperati perché la Banca Centrale Europea dovette intervenire sul mercato secondario dei titoli di Stato italiani imponendo pesanti condizioni ai governi in carica.

Il retropensiero di dirigenti e politici doveva essere simile al seguente: non importa l’enorme rischio a cui stiamo esponendo il Tesoro. Se  si dovesse materializzare in una perdita, nel momento in cui questo dovesse accadere “ristruttureremo” ancora i derivati “spalmando la perdita su più esercizi”. In pratica, dalle parole di Maria Cannata si può intravedere una gestione in stile Monte dei Paschi: tutte le perdite sono rinviate al futuro fino a quando la situazione diventi insostenibile.

Su questo stile era la ristrutturazione di un derivato che fu oggetto di un articolo di Andrea Greco su Repubblica (www.repubblica.it/economia/2013/06/26/news/italia_otto_miliardi_a_rischio-61861023/ )

nel quale si svelava come il Tesoro allungasse le scadenze di uno swap per nasconderne e spalmare su più esercizi le perdite, e su questa linea di gestione si potrebbe spiegare un valore di mercato costantemente negativo con perdite in crescita del portafoglio derivati dello Stato italiano.

La nuova normativa europea in materia di contabilizzazione mette invece un bastone fra le ruote a tali pratiche ed il Ministero dell’Economia dovrà trovare un altro modo per nascondere la polvere sotto al tappeto.  La prima mossa sarà il tentativo di disinnescare l’esercizio di una opzione su tassi d’interesse venduta dal Tesoro che potrà essere esercitata da un banca nel 2016. Tale facoltà concessa all'istituto di credito potrebbe causare una grossa perdita alle finanze pubbliche (non abbiamo elementi per quantificarla) ed allo stato attuale della normativa non ci sarebbero possibilità di evitarla.

Tuttavia la signora Cannata ci tiene a specificare in Commissione che ci saranno emissioni di titoli di stato in dollari con relativi swap a copertura del tasso di cambio. Se al Tesoro ci fosse l’ex dirigenza del Monte dei Paschi si potrebbe sospettare che sarebbero chiuse delle operazioni volutamente in perdita per il Tesoro per “remunerare” la banca detentrice del contratto di opzione e “convincerla” a non esercitare tale diritto.

Ancora una volta si potrebbe rinviare al futuro la perdita e “spalmarla su più esercizi”, ma al Tesoro fortunatamente non ci sono Baldassarri e Mussari e siamo sicuri che questo non accadrà. Sarebbe però interessante sapere e monitorare il valore di mercato delle opzioni vendute e la perdita potenziale su di esse.

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