L’Europarlamento apre le porte all’olio di Tunisi

Voto favorevole alle quote di import aggiuntivo per sostenere l’economia del Paese dagli attacchi jihadisti

25/02/2016 EMANUELE BONINI BRUXELLES La Stampa

La decisione è presa e la polemica, almeno per ora, è finita. Il Parlamento europeo si è espresso in favore dell’immissione sul mercato europeo di quote aggiuntive di olio tunisino oltre a quelle già previste dagli accordi bilaterali Ue-Tunisia esistenti. La mossa è stata ritenuta necessaria dai Ventotto per sostenere l’economia del paese nordafricano, in grave difficoltà dopo gli attacchi del Museo bardo e per la pressione del terrorismo jihadista. Tra la truppa italiana dell’Aula di Bruxelles esulta solo il Pd. Per Forza Italia il voto penalizza l’Italia, per Ncd «il risultato di oggi non è del tutto negativo», mentre i 5 Stelle hanno chiesto chiarimenti all’Alto rappresentante dell’Ue, Federica Mogherini, titolare della proposta di concedere alla Tunisia quote extra di olio esportabile esentasse. Alla fine il piano è passato comunque a larga maggioranza (475 sì, 126 no, 35 astensioni).

Il provvedimento 

Il voto dell’Aula permetterà alla Tunisia di vendere sul mercato dell’Ue 35mila tonnellate all’anno a dazio zero per due anni (2016 e 2017). Settantamila tonnellate in totale che si vanno ad aggiungere alle quote annue di 56.700 tonnellate d’olio d’oliva vergine a dazio zero già concordate tra Bruxelles e Tunisi. L’Aula ha approvato gli emendamenti che cancellano la possibilità di prolungare oltre due anni l’importazione di quote extra di olio «duty-free». Con il 31 dicembre 2017 scadrà dunque questa misure di sostegno alla Tunisia. Inoltre è stato previsto l’obbligo di tracciabilità delle merci, affinché i dazi zero si applichino «solo all’olio d’oliva effettivamente prodotto in Tunisia». Alla Commissione europea si chiede poi una valutazione intermedia sull’impatto di queste quote extra di olio tunisino sul mercato comunitario.

Le preoccupazioni 

Alcuni Stati sono preoccupati per le ripercussioni dell’aumento della presenza di olio tunisino sul mercato europeo. Sono soprattutto i principali Paesi produttori – Grecia, Italia e Spagna – a temere ricadute. Daniel Rosario, portavoce per Agricoltura e commercio della Commissione europea, ha ricordato che secondo l’esecutivo comunitario confermano per l’Europa la necessità di importare. I dati indicano una produzione di 2 milioni e 50mila tonnellate di olive, vale a dire 500mila tonnellate in più dell’anno precedente ma «il terzo raccolto più basso degli ultimi sette anni». Di conseguenza questa quantità «non consentirà agli stock Ue di recuperare, rimanendo ben al di sotto la media storica».

Il mercato italiano 

“Per l’olio annata ottima, la Tunisia non ci spaventa”  Nello specifico, il nostro Paese «è il maggiore importatore Ue di olio d’oliva», ha ricordato ancora Rosario. Considerando che nel biennio 2014-2015 il consumo di olio d’oliva in Italia si stima attorno alle 553.400 tonnellate, l’import da Paesi terzi (61.400 tonnellate), rappresenta circa l’11% del consumo totale dell’Italia. Vuol dire, hanno sottolineano in Commissione, che il contingente di olio d’oliva tunisino extra di 35mila tonnellate l’anno per 2016 e per il 2017 sarebbe comunque assorbito dall’industria italiana ed europea

La polemica 

Eppure non sono mancate accuse. La prima a Federica Mogherini. E’ stato l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue ad aver annunciato, il 17 settembre 2015, di concedere alla Tunisia di esportare di più in ragione della necessità di aiutare l’economia del Paese per garantirne maggiore stabilità economica. Lei, italiana, è stata considerata dai grillini come contraria agli interesse italiani. Questo, un poco contro lo logica, perché il Trade Policy Committee dell’Ue ha approvato la proposta il 29 gennaio, il Coreper (l’insieme dei rappresentanti di tutti gli Stati membri) ha fatto altrettanto il 10 febbraio, senza opposizione, e dunque col voto favorevole anche dei principali produttori europei di olio d’oliva, Italia compresa. Oggi poi è arrivato il voto dell’Aula del Parlamento europeo. Il centrodestra italiano ha avvertito che con questo voto si colpirà duramente l’economia nazionale, soprattutto quella delle regioni del Mezzogiorno. Teoricamente l’Italia può ancora opporsi ma il voto in Consiglio, atteso per il consiglio Ambiente del 4 marzo o al più tardi al consiglio Affari generali del 10 marzo, sarà a maggioranza qualificata. Servirà il ’no’ di altri Paesi. A meno di sorprese, non attese.

Categoria Economia

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