BANG. La prostituta fa i nomi, terremoto tra i vip: "Volete sapere chi sono i miei clienti famosi? Eccoli..."

Di smettere non ne vuole sapere. Ha ancora qualche attempato aficionados che si porta in casa, ma soprattutto un sogno, un desiderio

lIbero  28.2.2016

Desiderio: essere assunta come telefonista hard. «Sarebbe il giusto premio alla mia lunga carriera». Più di trent’anni di lavoro, su e giù per il marciapiede ad accalappiare clienti.

È la storia di Elisabetta, Betty per gli amici, entrata da tempo negli anta, anche se lei ama dire «signora matura ultrasessantenne». È la vita di chi ha sempre fatto la vita, comprandosi case e mettendo in banca dei bei soldoni. Ma è riuscita anche a sistemare i figli, «per non parlare dei 3 nipotini ai quali non faccio mancare niente». E aggiunge con un velo di malinconia: «Ora ho più tempo per seguirli». Nel suo genere è una veterana che ha visto il mondo e le mode cambiare. Che dal suo punto di osservazione, il marciapiede, ha spiato Milano in ogni sua trasformazione. Istante dopo istante. E ricorda quei tempi di più di trent’anni fa. «Quelli dei 25 clienti al giorno a 80mila lire a prestazione. Con gente che scuciva anche mezzo milione del vecchio conio per un paio d’ore in hotel».

Di certo è mutato l’universo della prostituzione, con contatti sempre più via etere e molto meno per strada. È finita l’epoca dove il mestiere più antico del mondo era raccontato quasi eroicamente. Le violenze della Milano by Night venivano evitate e lo scandalismo era tratteggiato con un aggettivo e nulla di più. «Mi ricordo» fa mente locale Betty, «l’arrivo delle sudamericane negli anni Ottanta e poi le nigeriane. Le albanesi, le romene, tutte ragazze che provenivano da Paesi poveri dove già si prostituivano. Il racket?! È finito negli anni ’90 con gli albanesi. Ora le tipe dell’Est si mettono d’accordo con il protettore: metà per uno senza problemi. Le ultime arrivate, le cinesi, hanno rovinato la piazza con i loro prezzi stracciati».

Elisabetta ha iniziato quasi per scommessa. Ascoltando ciò che le continuava a ripetere un amico, Riccardo. «Con quel fisico che ti ritrovi, faresti i sodi a palate se facessi la battona». Lei era davvero bella e non passava inosservata. Meno di trent’anni, l’andatura dinoccolata, il decoltè provocante, i capelli biondi, lunghi, sulle spalle, e due grandi occhi azzurri ad incorniciarle il volto. «Vuoi farlo con me?» chiesi un giorno a Riccardo, «e gli sparai un milione di lire in cambio del mio corpo, convinta che avrebbe risposto no. Invece me li diede senza battere ciglio, e lo facemmo in un alberguccio a due stelle in piazza Aspromonte, durante la pausa pranzo. Allora mi sono detta: vuoi vedere che ci sono in giro uomini stupidi come Riccardo. E ne trovai parecchi. Ma di contro persi mio marito: mi lasciò con 2 figli piccoli da tirar su. Loro non hanno mai saputo del mio mestiere».

Ricorda i clienti che allora si mettevano in testa la brillantina Linetti e mangiavano peperoncino per avere prestazioni super. «Quando non lavoravo, mi muovevo in città con una Due Cavalli; quando battevo spesso venivo abbordata da uomini alla guida della Renault 4, rossa o beige, o in sella al Vespone. Tutti allora avevano una Vespa. C’era persino chi si vantava di essere stato in Africa a rincorrere leoni. Alcuni clienti mi sono rimasti affezionati. Mi chiamano e vengono da me per un paio d’ore. Parliamo, beviamo il caffè e facciamo l’amore. Li ho conosciuti quando avevano 20 anni, con i capelli a spazzola e in sella a una Bianchi. Ora hanno moglie e figli, sono nonni, ma vengono lo stesso da me per raccontarmi, come allora, dei problemi familiari e della moglie che ha sempre male dappertutto. Qui si sentono bene, sono sereni e parlano di ogni cosa, come ai vecchi tempi. Sandrino, l’altro pomeriggio, mentre bevevamo il tè, mi raccontava della sua mania di collezionare Polo». Racconti di donna semplice ma non stupida, spinta da un amore per i figli, che solo una nonna può conoscere. La volgarità del suo agire si è trasformata in una routine a fin di bene, per tirar su i suoi ragazzi. Betty è passata indenne ai tanti provvedimenti anti-lucciole e alle varie ordinanze contro la prostituzione. Le hanno sequestrato 3 appartamenti, indagandola per sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. «Ma nel 2012 sono stata assolta e le case mi sono state restituite. Chi le abitava aveva contratti regolari di affitto. Adesso invece è tutto un casino, nel senso di prostibolo. Mi prostituisco in casa, senza contratti. Ma nessuno dice più niente». E conclude: «Comunque se trovo lavoro come telefonista esperta in una linea hard, è la volta buona che chiudo davvero con il marciapiede».

rvizio

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