CON TRUMP LA BORSA HA GUADAGNATO MILLE MILIARDI DI DOLLARI DI CAPITALIZZAZIONE

WALL STREET GODE, MA ANCHE LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE CHE VEDONO DEREGULATION E MENO TASSE.ECCO COSA C'è DIETRO L'ACCUSA DELLA CIA SUGLI HACKER RUSSI. LO SCONTRO CON L'FBI, LA DELEGITTIMAZIONE IN VISTA DEL GIURAMENTO

Maria Giovanna Maglie per Dagospia 12.12.2016 19:13

Mille miliardi di dollari di capitalizzazione delle aziende quotate in Borsa in un mese. Secondo voi Donald Trump come sta messo a Wall Street? Sta messo benissimo, e si sono già dimenticati da quelle parti quanto e come abbiano appoggiato la campagna di Hillary Clinton, perché vedono che si sta formando un governo molto business friendly, come ha detto lo stesso presidente eletto in una intervista rilasciata domenica sera a Fox News.

Business friendly non riguarda però solo i colossi della finanza e delle aziende, ma anche il mondo della piccola e media impresa che torna a respirare; è certo che Trump eliminerà la giungla di regole e tasse dell'epoca Obama, considerata la più ostile della storia d'America agli affari, e nella quale hanno chiuso per la prima volta più imprese di quante ne siano state aperte.

Intende distruggere tutto ciò che ha fatto Obama, domanda l'anchor della Fox e Donald Trump, insolitamente e non casualmente tranquillo, risponde” niente affatto, solo fare quello che è giusto”. Però al Lavoro ha scelto l'imprenditore di fast food, Andrew Pudzer, grande avversario dell' aumento del salario minimo per le ragioni sensate che così si bloccano le assunzioni e si incoraggia l'automatizzazione.

All'ambiente va l'Attorney General dell'Oklahoma, Scott Pruitt, nemico giurato, tanto da portare in giudizio l'agenzia dell'ambiente EPA, delle regole ambientali imposte da Obama, anche in questo caso accusate di bloccare i posti di lavoro. Tom Price, scelto per la Sanità, detesta pubblicamente da anni le regole burocratiche che a suo dire impediscono ai piccoli imprenditori di affermarsi.

Trump chiarisce che non ce l'ha con la protezione dell'ambiente infatti ha lungamente parlato del problema con Al Gore e con l'attore Leonardo Di Caprio; ma non intende lasciare che gli imprenditori stiano in  attesa per 15 anni e poi vederli respinti per colpa della burocrazia dell'ambiente. “Non possiamo permettere che tutti questi impedimenti burocratici blocchino i posti di lavoro” Le procedure devono essere semplici e rapide se qualcosa non va bene non si approva ma serve una bella pulizia”. L'accordo sul clima di Parigi? Il presidente eletto sta studiando ma “non intendo consentire che quell'accordo ci metta in condizione di svantaggio nel competere con altri Paesi, qui qualcuno si sta mangiando la nostra colazione”.

Non vorrà distruggere tutto ciò che ha fatto Obama, come sostiene, mostrando la faccia tranquillizzante, Trump, ma sta mettendo su, e ha quasi finito di farlo, un cabinet rivoluzionario, particolarmente scomodo per l'intero mondo politico, anche quello repubblicano, che si sente esautorato perché i professionisti della politica sono messi un po' in disparte.

Non solo generali a 4 stelle in posti chiave, confermato anche Mattis alla difesa, non solo lo stillicidio di Twitter che comunicano cambiamenti drastici, oggi hanno comunicato la bocciatura degli F35 troppo costosi e inutili, ma nomine detonanti come quella non ancora ufficiale di Rex Tillerson, capo supremo della ExxonMobil, a segretario di Stato, probabilmente affiancato come vice potente dal vecchio John Bolton che fu ambasciatore alle Nazioni Unite di Bush, e in questi giorni ha cominciato a fare dichiarazioni politiche  sull’affair Russia-Cia.

Affair completamente coinvolto nella nomina, perché se scegli come capo della diplomazia e figura più importante del tuo governo futuro un dichiarato buon conoscente ed estimatore di Vladimir Putin, se lo fai proprio nei giorni in cui viene fuori una serie di dichiarazioni della CIA nelle quali si sostiene che gli hacker russi hanno lavorato per far vincere la presidenza a Trump, allora il casino prossimo imminente è sicuro.

Oppure può essere che le voci incontrollate e per ora non dimostrate dalla CIA siano trapelate ad arte per danneggiare i nuovi rapporti più costruttivi e meno conflittuali che Trump anche attraverso Tillerson intende tornare a instaurare con la Russia, e allora ha ragione Bolton quando dichiara che la Cia di Obama è diventata un'agenzia infiltrata politicamente.

Oppure ancora c'è uno scontro tra FBI e Cia che si misurano reciprocamente il potere futuro, visto che il FBI aveva chiuso un'inchiesta sulla Russia e gli hacker in campagna elettorale senza trovare alcuna prova delle accuse; c'è una agenzia di servizi segreti che teme lo stile nuovo e diretto nel gestire le relazioni internazionali del presidente eletto Donald Trump e del suo entourage; infine, c'è un tentativo più generale di arrivare al 20 gennaio con una presidenza delegittimata.

Sembra preoccupato Donald Trump? Neanche un po’, e non solo per il carattere determinato come pochi che ormai comincia ad essere noto, non solo perché lo stile post politico e di comunicazione diretta con i cittadini americani è rimasto in piedi come durante la campagna elettorale, ma anche perché sta formando  un governo molto forte nel quale personaggi di altissimo livello si mettono in gioco e ci mettono la faccia.

 Si può decidere di credere che la cosa più grave sia un presunto conflitto di interessi di un Tillerson che peraltro si è dimesso da tutte le cariche, oppure si può decidere di credere che sia abituato a trattare senza timori o remore con gli esponenti più importanti del potere mondiale. Si può decidere di credere che un generale da tempo in pensione, nominato  alla Difesa, rappresenti una intromissione del mondo militare nel mondo civile, ma a meno di voler umiliare la forza della democrazia americana, questo significa soprattutto che a capo dei militari c'è un uomo che li conosce e nel quale si riconoscono.

La vicenda della CIA riguarda fonti che riferiscono ad alcuni senatori che gli hacker russi avrebbero favorito Donald Trump perché pur essendo riusciti a penetrare anche nei computer del Comitato nazionale repubblicano, hanno messo in giro informazioni solo su quello democratico; è destinata a durare almeno un po’ per alcune ragioni precise.

Intanto ci sono dei senatori repubblicani, capeggiati dal solito McCain, che sta tramontando malamente e continua a detestare il presidente pur essendo stato rieletto grazie al suo endorsement, che si sono alleati con colleghi democratici e con ambienti della Cia, ma anche di Foggy Bottom, il magmatico ambiente del Dipartimento di Stato, destabilizzato ed irritato dalle scelte del nuovo segretario e dal metodo completamente nuovo, perché Donald Trump dice tranquillamente ad esempio che la Cina non è una sola, soprattutto finché non cambia metodo commerciale e nei diritti umani.

Poi ci sono i russi ai quali non pare vero di continuare a menare per il naso la grande democrazia americana,visto che vengono mantenute vive ancora polemiche legate a cose vecchie, ha veramente ragione il Wall Street Journal a scrivere che Putin se la ride nel vedere il casino che ha combinato agli americani.

 In che cosa avrebbe la Russia favorito Trump? Non diffondendo informazioni su repubblicani e diffondendole invece sui democratici. Sarebbe sicuramente venuto fuori che I primi tramavano alla grande contro Donald Trump, che però ha vinto. I democratici invece tramavano per favorire la nomination della Clinton contro Sanders, e l'hanno ottenuta; il capo della campagna della Clinton, John Podesta, scriveva mail in cui raccontava che la sua candidata era una specie di Lady Macbeth malata di fame di potere, la figlia Chelsea una demente psicolabile, Bill il solito lumacone ormai un po' rincoglionito, i cattolici americani dei trogloditi che non si lavano. Sarà colpa della Russia se e’ stata la campagna più pazza della storia, e siamo nell’era del web?

Il tutto per cercare inutilmente di eliminare Trump, il quale si è veramente incazzato e ha fatto un Twitter pesante, che recita: “la CIA? La stessa che aveva trovato le inesistenti armi di distruzione di massa di Saddam Hussein”? E ha aggiunto puntando il dito contro il mondo della capitale: cercano una scusa nuova ogni settimana.

Ora, sugli imbrogli della Cia sarebbe stato meglio tacere, perché sono gli stessi agenti che dovranno proteggerlo e informarlo da presidente, ma obiettivamente la provocazione è forte, ed è insopportabile il tentativo costante di delegittimazione di questo presidente da parte di Washington, dei media e di alcune cancellerie internazionali, come quella francese, che oggi delirava di misure fiscali europee contro l’America.

Ma occhio ai famosi mercati, e anche al popolo altrove ignorato: Trump è fortissimo.

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