La Russia è come un gatto: diventa pericolosa solo se la si stringe all'angolo
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Ritenere che, nell'epoca del terrorismo islamico, il pericolo maggiore per l'Occidente sia ancora la Russia come ai tempi dell'Urss significa essere un der gescheiterte, un fallito;
di Pierluigi Magnaschi ItaliaOggi 17.1.2017
Il settimanale Woche, il magazine della Frankfurter Allgemeine, che è il migliore quotidiano tedesco, è uscito, questa settimana, con una copertina che riproduce la faccia del presidente uscente degli Stati Uniti, Barack Obama, con, sotto, scritto in caratteri cubitali: «Der gescheiterte», il fallito (vedere articolo in proposito di Roberto Giardina a pag. 14). Il giudizio, da parte di un periodico che non è assolutamente scandalistico, non lascia scampo.
Obama, immeritatamente premiato come Nobel della Pace (gli fu dato però prima di vederlo in azione con la sua scia di guerre e di conflitti spesso da lui alimentati ma mai conclusi; adesso, quel premio non gli sarebbe certo concesso) Obama, dicevo, è stato, e continuerà ad essere, fino a venerdì prossimo quando dovrà lasciare la Casa Bianca, un pericolo per l'Europa. È lui infatti che, muovendosi come se la guerra fredda fosse ancora in azione, ha sconsideratamente minacciato la Russia, cercando scontri muscolari con Mosca anziché usare con essa un'intelligente azione diplomatica.
Ritenere che, nell'epoca del terrorismo islamico, il pericolo maggiore per l'Occidente sia ancora la Russia come ai tempi dell'Urss significa essere un der gescheiterte, un fallito; un leader cioè non all'altezza delle sue enormi funzioni planetarie, ingabbiato in un passato che, per lui, non passa perché non ha capito nemmeno il passato e quindi non è inevitabilmente in grado di prefigurare il futuro.
Per capire quanto sia poco pericolosa oggi la Russia, basta rispolverare qualche dato. Oggi la Russia (con 2,1 mila miliardi di dollari di pil) dispone della stessa ricchezza complessiva dell'Italia (che è, appunto, di 2,1 mila miliardi di dollari). Solo un babbeo può ritenere che l'Italia (o un paese che abbia il suo pil) possa essere un pericolo per gli Stati Uniti.
Obama invece lo crede e lo lascia credere a un paese, gli Usa, che vive il comunismo sovietico istericamente, anche perché, riconosciamolo pure, è stato un pericolo che ha dovuto fronteggiare per 70 anni, prima cioè che Ronald Reagan non si limitasse a sconfiggerlo ma arrivasse a disintegrarlo.
Per valutare questa isteria a stelle e strisce, basti tener presente che l'avversario di Hillary, nelle primarie democratiche, era Bernie Sanders che, pur essendo considerato da tutti, negli Usa, come un gigante politico rispetto a un nano come la logorata moglie di Clinton, non poteva, per definizione, aspirare a vincere, solo perché si definiva, non comunista (mamma mia!) ma socialista. Una parola, questa, che, ancora oggi, non può avere cittadinanza negli Stati Uniti. E se lo sei, socialista, devi far finta di non esserlo, o sei condannato al ghetto degli stravaganti, sconfitti per definizione e in partenza.
Ora, ritornando alla misurazione comparativa delle forze, occorre ricordare che la Russia, che ha un pil pari a quello italiano, ne ha uno che è otto volte inferiore a quello Usa. Quest'ultimo infatti è pari a 16,9 mila miliardi di dollari contro, ripeto, i 2,1 mila miliardi della Russia. Non c'è quindi gara, fra i due paesi.
Ma cercare di mettere all'angolo e di umiliare un paese come la Russia, quando con esso si potrebbe trattare, tra l'altro da posizioni di forza (anche se non esibite), è come quando un molosso insegue un gatto e lo stringe in un angolo. Fra i due non c'è possibilità di confronto sulla base della forza ma, quando un gatto si sente perso, diventa una belva. Ho visto un gatto che, in queste condizioni, sembrava spacciato ma, prima di farsi divorare, ha strappato, con le sue unghie, entrambi gli occhi al molosso inferocito e subito accecato.
E chiaro che, in caso di conflitti, le due parti in causa hanno, da sempre, degli argomenti da lanciare contro gli avversari. Il conflitto di Mosca con gli Usa nasce dal golpe che, attraverso moti di piazza, notoriamente sostenuti dagli Usa, ha costretto alle dimissioni il premier ucraino legittimo, colpevole di essere legittimamente interessato a intraprendere delle trattative con Mosca e che, per questo, è stato, prima disarcionato e poi sostituito con il leader attuale che, guarda caso, ha la doppia cittadinanza ucraina e americana.
Sempre sul piano della provocazione da parte della Nato a guida degli Stati Uniti, che cosa significano le installazioni missilistiche sistemate in Polonia, a pochi chilometri dal confine russo?
Converrà, a questo proposito, ricordare che, ai tempi di John Kennedy, il presidente Usa arrivò a minacciare una terza guerra mondiale perché i russi stavano mandando, via mare, i loro missili che dovevano essere installati a Cuba e che gli americani riuscirono a far tornare sulle loro rotte con la minaccia estrema, perché, dicevano, tali missili avrebbero attentato alla sicurezza degli Usa. E quelli della Nato in Polonia, no?
Nei paesi est europei di confine con la Russia, sono sicuramente aperti dei conflitti locali che possono essere risolti, non con le minacce o le sanzioni (queste ultime poi sono, tra l'altro, accollate, di fatto e in gran parte, solo alla Germania e all'Italia) ma con le trattative.
Del tipo di quelle che, in Italia (con sofferenza ma anche con utilità da entrambe le parti) sono state trovate con l'Alto Adige. Anche l'Alto Adige fu forzatamente popolato di immigrati italiani durante il fascismo in modo da alterare la composizione locale delle due etnie.
Se a fine guerra, l'Alto Adige fosse stato restituito all'Austria (dopo esser stato ceduto da Hitler all'Italia) cosa avremmo detto se agli italiani presenti in questa regione e frutto dell'immigrazione forzata fascista, fosse stato tolto l'esercizio di voto e l'accesso al pubblico impiego?
Visto invece che l'Alto Adige è stato lasciato all'Italia, è stata trovata una soluzione sofferta ma anche ragionevole che consentisse di non mandare a casa gli italiani che avevano indubbiamente colonizzato l'Alto Adige per motivi politici, né di negare i diritti della popolazione locale di lingua tedesca o ladina. Si è trovato infatti un compromesso (che è stato faticoso; è inutile negarcelo) ma che ha funzionato. Un accordo basato, non sulla forza, ma sulla trattativa. Nei paesi baltici, invece, la comunità russofona viene privata, tutt'ora, persino del diritto di voto. Cosa avrebbe detto l'Italia se, a guerra finita (e persa), gli italiani dell'Alto Adige fossero stati privati del diritto di voto e fossero stati esclusi anche dagli impieghi pubblici?
Contenziosi di questo tipo non si risolvono però mandando i carri armati della Nato sul confine Est dei paesi ex Comecon, come sta facendo in questi giorni Obama, ma avviando trattative nelle quali dovrebbero essere coinvolti i due paesi di volta in volta interessati, con la regia dell'Ue (ammesso che la Ue esista e abbia l'intelligenza di misurarsi coralmente con questi problemi). Nelle trattative, di volta in volta a due, con la regia Ue, gli Usa non dovrebbero essere coinvolti perché essi non hanno legittimi interessi territoriali di tipo geografico (o di area) su questi confini. Solo così si potranno trovare soluzioni e svelenire il clima. Ma è proprio quello che non vogliono gli Usa (e non solo gli Usa di Obama; ma anche quelli del sistema nordamericano nel suo complesso, che si faranno quindi sentire anche con Trump). Gli Usa infatti non vogliono che un paese come la Russia (ricco di materie prima e povero di tutto il resto: non riesce a esportare nemmeno una bicicletta o una matita; ma solo jet, missili e carri armati) possa lavorare con un'area (quella Ue) assolutamente complementare, visto che manca di materie prime ma che possiede tutto l'altro (know how industriale, commerciale, organizzativo, finanziario, logistico). Ue e Russia assieme diventerebbero una grande potenza che giocherebbe alla pari tra Usa e Cina. Ma gli americani, questo è il punto, inseguendo i loro legittimi interessi che però non sono quelli europei, vogliono un mondo bipolare e non tripolare. Nell'assetto tripolare, infatti, due aree potrebbero allearsi (momentaneamente o no) contro la terza area, riducendone quella che oggi è una assoluta (anche se in flessione) leadership planetaria.
Pierluigi Magnaschi
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