La strategia di Trump con la Cina
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“I grandi paesi dovrebbero trattare quelli più piccoli come partner a pari merito invece di agire come egemoni e imporre la loro volontà agli altri
GEN 21, 2017 ROBERTO VIVALDELLI Giornale
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La Cina guarda con un mix di grande interesse e apprensione l’inizio dell’era Trump. L’annunciato protezionismo del presidente eletto, e la conseguente fine della globalizzazione così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, ha allarmato i vertici del Partito Comunista della Repubblica Popolare Cinese. “Il protezionismo commerciale e l’isolamento non danno alcun beneficio”, ha dichiarato il Presidente cinese Xi Jinping a Ginevra, in un recente incontro svoltosi presso le Nazioni Unite.
“I grandi paesi dovrebbero trattare quelli più piccoli come partner a pari merito invece di agire come egemoni e imporre la loro volontà agli altri. Ci impegneremo a costruire un nuovo modello di relazioni con gli Stati Uniti e un partenariato strategico globale con la Russia, allo scopo di favorire la crescita, le riforme, la cooperazione e la pace tra diverse civiltà” – ha aggiunto, in quello che suonava come un preciso monito al presidente americano Donald Trump, in risposta alle paventate “minacce” di guerre commerciali tra le due super potenze.
Export cinese in calo
I dati, evidenziati dal quotidiano cinese China Daily, dicono che lo scorso anno le esportazioni cinesi sono calate del 7,7%, e le importazioni del 5,5%: pur rimanendo in attivo il saldo della bilancia commerciale, a +509,6 miliardi di dollari, il timore di funzionari e analisti cinesi è che nel 2017 i dati possano peggiorare con l’arrivo alla Casa Bianca di Trump. Secondo i calcoli del ministero del Commercio di Pechino, l’interscambio commerciale tra Cina e Stati Uniti ha raggiunto quota 519,6 miliardi di dollari lo scorso anno, moltiplicando di 211 volte il valore dell’interscambio del 1979, pari a 2,5 miliardi di dollari, quando si sono riaperte le relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti hanno segnato quota 385,2 miliardi di dollari lo scorso anno, mentre gli scambi nel settore dei servizi tra le due sponde del Pacifico hanno raggiunto quota cento miliardi di dollari. Complessivamente, gli Stati Uniti pesano per il 18% del totale delle esportazioni cinesi, mentre il mercato cinese riceve il 7,7% delle esportazioni statunitensi.
Guerra commerciale? Lo scenario è incerto
Come rileva il China Daily, “a differenza dei suoi recenti predecessori, Trump è visto come un concentrato di incertezza e imprevedibilità dal resto del mondo, e in particolare da molti esperti analisti di politica estera e relazioni Cina-USA. La scelta di nominare Peter Navarro a capo del consiglio nazionale del commercio, ha suscitato una certa preoccupazione a Pechino. Navarro ha scritto diversi libri in cui accusa la Cina di essere la prima responsabile dei problemi economici degli Stati Unitii”.
Secondo il quotidiano cinese, una “trade war” sarebbe devastante per l’economia mondiale: “Una guerra commerciale tra i due paesi avrebbe conseguenze inimmaginabili per la già fragile economia globale. Alcuni esperti americani sostengono che una guerra commerciale, inoltre, non consentirebbe a Trump di mantenere la sua grande promessa fatta agli elettori di creare di posti di lavoro negli Stati Uniti. Gli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina danno infatti lavoro a 2,6 milioni di persone negli Usa, secondo un recente studio”.
Lo stralcio del TPP è una buona notizia per Pechino
Durante la campagna elettorale, Trump ha più volte accusato la Cina di manipolare il valore della propria valuta (Yuan) al fine di aiutare l’export e dunque “sottrarre” posti di lavoro negli Stati Uniti. “Per Pechino l’allarme è rosso – osserva Wei Li, vice-presidente di iShares, in un’intervista a TradingFloor – c’è grande incertezza e molte persone prestano attenzione a Twitter anche alle 2 di notte. Stiamo operando in un ambiente molto diverso in cui i mercati stanno reagendo, cercando di adattarsi a cambiamenti che non si vedevano da almeno un decennio. Tuttavia, se gli Stati Uniti abbandonano il TPP – sottolinea – si potrebbe creare un vuoto, e per la Cina questa è una notizia positiva, poiché potrebbe penetrare quei mercati”.
La “Trade Ware” con la Cina conviene davvero a Trump?
Matthew Lynn offre una lettura alternativa. Secondo l’autorevole analista finanziario, è difficile che da una guerra commerciale con la Cina il presidente eletto possa trarre qualche beneficio reale. Al contrario The Donald dovrebbe alimentare la “trade war” con la Germania: “Quando Trump parla di ripristinare posti di lavoro manifatturieri ben pagati, è difficile pensare come una guerra commerciale con Pechino possa essere di aiuto – sottolinea l’esperto su Marketwatch – Gli operai del Michigan non vogliono assemblare giocattoli 12 ore al giorno con salari quasi da fame, come fanno i colleghi cinesi. Le esportazioni della Germania verso gli Stati Uniti sono beni di fascia alta come le automobili, che rappresentano il 12% dell’export totale, seguiti da parti di veicoli, prodotti chimici e aerospaziali. Quelli sono i lavori ben pagati che gli elettori Trump vorrebbero”.
Lo scenario, dunque, è ancora incerto e il futuro tutto da scrivere. Riavvicinare la Russia, offrendo a Putin delle condizioni e degli accordi vantaggiosi, potrebbe essere la strategia seguita da Donald Trump per ridimensionare la potenza commerciale cinese. Pechino glielo permetterà?
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Commenti
1-agosvac • un'ora fa
Quando la Cina cresceva del 12/13% annuo basava la propria crescita sulle esportazioni ma il popolo cinese in larghissima parte restava povero, non fruiva dei suoi stessi prodotti perché, appunto, destinati solo all'esportazione. Questo è sbagliato perché si dovrebbe sempre prima pensare al proprio stesso popolo e destinare all'esportazione solo il surplus! Pensare alla propria Nazione è quello che vuole fare Trump. Se lo si facesse come regola fondamentale di un buon Governo, il Mondo andrebbe meglio e non ci sarebbero gli scompensi attuali.
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2-Ilario Fontanella • 30 minuti fa
ling noi ha perfettamente centrato il problema, svalutando il dollaro aumenterebbero le esportazioni degli USA, che finalmente avrebbero una bilancia commerciale attiva, dando posti di lavoro agli americani per produrre tutte quelle merci che adesso importano, gli Americani andrebbero meno in vacanza, ma all'interno del loro paese starebbero meglio, paghe più alte, e un rapporto fra datore di lavoro e operaio più equilibrato...
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3-mortimermouse • 3 ore fa
quindi gli affari fatti con obama sono affari sballati! ovvio, un cretino comunista non sarà mai un abile capitalista! e cuba era comunista ma castro un capitalista con i soldi degli altri! e infatti viveva nel lusso con decine di donne , mentre il "suo" popolo cubano crepava di fame.... avanti, continuate a credere nel socialismo, nel comunismo! buffoni! W TRUMP!!!!!!!
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4-errico carloni • 3 ore fa
W DONALD TRUMP PRESIDENTE PER 8 ANNI !!


