L'Europa dei salari è già a tre velocità

L'Europa dei salari è già a tre velocità. Nei Paesi dell'Est le buste paga aumentano molto di più della ricchezza pro capite. In Grecia calano. Mentre in Italia siamo a crescita zero. Fotografia di una Ue spaccata.

GIOVANNA FAGGIONATO, 14/03/2017 - 19:00, Lettera43

C'è un'Unione europea che è già a più velocità ed è quella dei salari. La Grande recessione ha funzionato come un grande spartiacque: prima la crescita dei redditi da lavoro, poi una quasi generalizzata diminuzione rispetto all'andamento della produttività. La poca ricchezza che è stata prodotta dal 2009 a oggi, dunque, è andata soprattutto ai redditi di capitale più che a quelli da lavoro. Ma oggi, a sette anni dall'epicentro del terremoto, i salari hanno cominciato un lento recupero.

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Salari In Europa

L'andamento dei salari nei Paesi dell'Unione europea rispetto al'aumento del Pil pro capite.

Secondo l'ultimo rapporto dell'European trade union confederation (Etuc), la confederazione dei sindacati europei, nel 2016 in ben 11 Paesi Ue (erano quattro nel 2015) i redditi da lavoro sono cresciuti a un ritmo maggiore del Pil pro capite: la nuova ricchezza prodotta è stata redistribuita a favore del lavoro. E però l'Europa delle buste paga resta divisa: un continente a tre velocità.

L'ITALIA CHE NON RIDISTRIBUISCE LA RICCHEZZA. Da una parte ci sono i Paesi dell'Est e del Baltico, i maggiori beneficiari dei fondi europei, i second comers dell'economia continentale i cui livelli di salari sono cresciuti anche oltre la soglia del 3%. Poi ci sono le economie dell'Eurozona che sono riuscite a mantenere, nonostante la crisi, buoni livelli di crescita economica e salariale: la Gran Bretagna a occidente, la Germania al centro, la Polonia a oriente. E infine ci sono le nazioni che hanno visto il rapporto produttività-salari crescere a un ritmo inferiore dell'1% (Francia), calare (Grecia) e rimanere stagnanti: l'Italia infatti è a variazione zero.

Salari Reali Crescita

Per capire cosa sta succedendo però bisogna fare un passo indietro. Tra il 2001 e il 2008, nell'Europa che fu a 28, l'unico Paese in cui il rapporto tra produttività e salari era a sfavore dei lavoratori era la Germania: un'eredità delle riforme strutturali dell'Agenda 2010, con cui l'ex cancelliere socialista Gerhard Schröder ha introdotto i mini jobs, e della mancanza di un salario minimo. Comparando l'andamento dei salari e del Pil pro capite degli Anni 0 a quello degli Anni 10, cioè gli anni successivi alla Grande recessione, si scopre che tra 2009 e 2016 solo tre Paesi Ue hanno visto aumentare i salari rispetto al periodo precedente: l'eccezione è ancora una volta la Germania, affiancata da Polonia e Bulgaria.

SETTE ANNI DI CALO DEI SALARI REALI. Dal 2009 a oggi ben sette Paesi hanno visto diminuire i salari reali. In testa c'è la Grecia dove in media sono calati ogni anno del 3%, in Italia invece la diminuzione annua è stata dello 0,3. In altri 18 Stati membri la crescita è stata comunque minore di quella della produttività: in sostanza, la crisi è coincisa con una ridistribuzione del reddito a favore del capitale e non del lavoro. Le nazioni dell'Europa dell'Est, abituate a ritmi di crescita delle buste paga in doppia cifra, hanno visto la tendenza precipitare anche a meno dell'1%, ben al di sotto del ritmo di inflazione programmato dalla Bce. E qui arriva un altro tassello del puzzle: in questi anni il livello di inflazione è rimasto ben sotto al livello programmato, con alcuni Stati toccati anche dalla deflazione, il fenomeno di diminuzione dei prezzi, tanto che l'Eurotower dal 2014 è intervenuta aprendo i rubinetti del Quantitative easing.

IL FATTORE DEFLAZIONE. La questione è sfaccettata perché la deflazione - o la bassa inflazione - tende a deprimere i consumi, a bloccare gli investimenti e gli ingranaggi del sistema economico, anche se formalmente protegge i redditi da lavoro. Ora l'inflazione sta lentamente tornando a crescere in Europa dando benzina all'economia nel suo complesso, ma la necessità di capire chi può beneficiare della ripresa e come rafforzare il potere di acquisto dei lavoratori si farà più stringente.

Europa Contrattazione Collettiva

Il peso della contrattazione collettiva per Paese.

In tutto questo per anni, denuncia l'Etuc, la Commissione europea ha suggerito, chiesto o imposto a seconda dei casi, di imboccare la strada della svalutazione interna. E quindi la riduzione dei prezzi di beni e servizi di un Paese rispetto agli altri, e anche l'abbassamento del costo del lavoro e spesso del salario. Con il risultato di aggravare la piaga della mancanza di domanda interna. Un paradosso di cui ci si è accorti tardivamente, e che hanno afferrato prima gli analisti economici e finanziari.

LA DOMANDA TORNA AL CENTRO. L'anno passato le previsioni della Commissione hanno rimesso la domanda al centro delle strategie per la crescita. Anche se le raccomandazioni, implicite o esplicite, continuano a puntare sull'allentamento della contrattazione collettiva in favore di quella decentrata, senza contare se possa avere effetti positivi o negativi sui redditi da lavoro che si dice di voler salvaguardare. La buona notizia in ogni caso c'è: quest'anno solo in tre Paesi - Austria, Lussemburgo e Belgio - gli aumenti salariali sono stati minori rispetto alla crescita della ricchezza pro capite. E quindi la ridistribuzione è andata a favore dei redditi da capitale e non redditi da lavoro. Ma restano anche Paesi come Francia, Italia e Grecia dove la sofferenza è maggiore.

IL NODO PRODUTTIVITÀ. A Roma e ad Atene l'aumento ridotto dei redditi da lavoro va appaiato alla crescita asfittica e in particolare al calo della produttività: nella penisola ellenica è scesa del 2,44%, nel nostro Paese dello 0,53%.. E quando si parla di produttività, come ricorda proprio in questi giorni un rapporto di Adapt, l'associazione fondata dal giuslavorista Marco Biagi, non si tratta del concetto del secolo scorso, ma della qualità delle produzioni, legata all'aggiornamento e agli investimenti in innovazione, voce per cui l'Italia arranca agli ultimi posti della classifica europea.

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