La guerra fantasma degli Usa in Niger

La morte di quattro Berretti verdi americani nel deserto del Niger ha lasciato più domande che risposte.

OTT 14, 2017  ALBERTO BELLOTTO da www.occhidellaguerra.it

La morte di quattro Berretti verdi americani nel deserto del Niger ha lasciato più domande che risposte. A creare una cortina di fumo c’hanno pensato anche i vertici dell’esercito americano. Dana White, portavoce del Pentagono si è limitata a confermare i decessi, almeno i primi tre morti il 4 ottobre, senza mai formulare la parole «combattimento».

    

Stesso atteggiamento anche dal generale a tre stelle Kenneth F. McKenzie Jr, direttore del Joint staff del dipartimento della Difesa che si è limitato a confermare come nel Paese non ci siano situazioni di tensione simili all’Afghanistan o all’Iraq. Ma cosa ci faceva una pattuglia di soldati statunitensi insieme alle forze nigerine a pochi chilometri dal confine con il Mali. Perché, se ufficialmente gli Stati Uniti si trovano nel Paese con lo scopo di addestrare le truppe locali, i soldati americani si muovono con loro lungo il confine? Scavando in profondità si scoprono però diversi dettagli che mostrano come il Niger sia diventato un crocevia importante per Washington. Talmente importante da chiudere due istallazioni militari per spostare il baricentro d’azione dell’AFRICOM, il comando americano per l’Africa, ma soprattutto il SOCAFRICA, la divisione responsabile delle operazioni speciali.

Cosa ci dice l’imboscata

I soldati americani sono stati sorpresi a Tongo Tongo, un villaggio a una ventina di chilometri dal confine con il Mali. La location, mai confermata dalle forze armate americane, era stata individuata qualche ora dopo l’imboscata come indicato un un breve flash di Rfi. Qualche giorno dopo la conferenza stampa del Pentagono per spiegare l’attentato, una fonte anonima ha raccontato al New York Times che il personale delle forze speciali era impegnato in una missione di ricognizione lungo il confine. Un segno che il coinvolgimento americano nel Paese è tutt’altro che limitato ai campo di addestramento. Un contesto ben evidenziato da Andrew Lebovich dell’ECFR che commentando l’accaduto sul Washington Post ha detto che «l’incidente dimostra come gli Stati Uniti si stiano avvicinando sempre di più a operazioni di combattimento». Ma quanti sono gli americani in Niger? In una lettera inviata a giugno allo speaker della Camera e al presidente del Senato il presidente Trump indicava che nel Paese erano presenti 645 soldati. Ma il numero potrebbe crescere nei prossimi mesi.

Da Obama a Trump: com’è cambiato il contingente

L’ “avventura” americana in Niger è iniziata nel 2013 per ordine dell’ormai ex presidente Barack Obama. Il piano era quello di stanziare un piccolo contingente, il secondo distaccamento del 409th Air Expeditionary Group per gestire un numero imprecisato di droni MQ-9 reaper nella base nigerina 101 presso l’aeroporto internazionale Hamani a Nimey, la capitale del Paese. Contestualmente l’AFRICOM confermava la consegna di qualche velivolo e alcuni automezzi all’esercito locale. La svolta però arriva un anno dopo. Il Congresso ha autorizzato la costruzione di una seconda struttura presso la base 201 accanto all’aeroporto internazionale di Manu Dayak ad Agadez città nel centro del Paese. Un’operazione tutt’altro che economica dato che secondo The Intercep è costata almeno 100 milioni di dollari. Oggi dopo circa tre anni la presenza americana è accertata. Lo squadrone della 724th Expeditionary Air Base ha preso il pieno controllo dell’istallazione che ospita un numero top secret di droni. Tanto che il secondo distaccamento del 409th è stato disattivato con la conseguente chiusura della base etiope di Arba Minch, la stessa che aveva rimpiazzato quella alle Seychelles.

Le operazioni di terra

Quelle delineate finora sono operazioni che riguardano principalmente le attività dell’aviazione. Ma ci sono diversi segnali sparsi nei siti dell’amministrazione americana che mostrano come la rete statunitense sia più diffusa di quanto si pensi. Nel 2015 ad esempio la DLA (Defense Logistics Agency) una delle agenzie che si occupa della logistica per l’esercito ha aperto una gara d’appalto per la fornitura di carburante per l’aeroporto di Zinder, una base locale dove i mezzi americani possono fare scalo. Resta però una domanda, dove sono i soldati, i Berretti verdi che addestrano le truppe e prendono parte ai pattugliamenti? Ha provato a rispondere a questa domanda Joseph Trevithick, un giornalista americano freelance che è entrato in possesso di un interessante bando della DLA. Il documento mostra la richiesta di fornitura di carburante in cinque diverse località del Niger, tra queste, una delle più significative è quella di Ouallam. La cittadina si trova infatti a metà strada tra Niamey e Tongo Tongo dov’è avvenuto l’agguato. È quindi plausibile che in quel villaggio ci sia un contingente americano, probabilmente delle forze speciali. Fonti riservate hanno raccontato dalla Reuters che spesso da diverse basi del Paese escono gruppi di soldati con appoggio americano per effettuare pattugliamenti e arresti lungo il confine, come nel caso del villaggio di Arlit che compare anche nelle carte di Trevithick.

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