Graziati i 4 paradisi fiscali nella Ue

l'Irlanda, che ha combattuto contro la Commissione europea per non far pagare le giuste tasse ad Apple, il Lussemburgo, l'isola di Malta, nel cuore del Malta files e poi dei Paradise papers, infine i Paesi Bassi

 di Marino Longoni 13.12.2017 da www.italiaoggi.it

Il 5 dicembre il Consiglio Ecofin, dopo un paio d'anni di discussioni, ha pubblicato la black list dei 17 paesi non cooperativi dal punto di vista fiscale. È stata una faticaccia! Da una parte si voleva dare un segnale credibile di lotta ai paradisi fiscali che, secondo i calcoli dell'economista francese Gabriel Zucman, professore all'Università di Berkley (California), permettono di evadere 350 miliardi di euro l'anno, dei quali 120 miliardi di euro sono sottratti alle casse dell'Unione europea. Dall'altra, molti paesi hanno combattuto fino all'ultimo per sottrarre alla black list qualche paese amico o con il quale si intrattengono rapporti privilegiati. Ovviamente la pressione dei paesi a rischio di finire nell'elenco è stata molto forte. Il risultato finale, pur segnando un passo avanti rispetto al nulla, è una lista che, a causa dei compromessi inanellati dai negoziatori, ha perso molto della sua potenziale efficacia.

Intanto perché non comprende nessuno dei 4 paradisi fiscali che, a detta di molti esperti indipendenti, fanno parte dell'Unione europea: l'Irlanda, che ha combattuto contro la Commissione europea per non far pagare le giuste tasse ad Apple, il Lussemburgo, già inondato dalle rivelazioni di LuxLeaks, l'isola di Malta, nel cuore del Malta files e poi dei Paradise papers, infine i Paesi Bassi, il cui duplice sistema di domiciliazione consente a grandi gruppi di eludere le imposte in Europa e nel loro paese di origine. Capacità di autocritica pari a zero.

Ma non solo. Forse per non dispiacere troppo a paesi amici e alleati potenti, molti paesi che avrebbero dovuto essere inclusi nella black list sono stati derubricati in una gray list. Una sorta di purgatorio di paesi non collaborativi, ma che si sono impegnati a modificare le proprie norme e i propri comportamenti nel senso della trasparenza e della compliance.

Inoltre non sono state previste sanzioni per i reprobi, ma si sono lasciati liberi gli stati membri di adottare le misure che riterranno più opportune per scoraggiare l'utilizzo dei paesi in black list da parte delle proprie imprese (indeducibilità dei costi, regole sulle Controlled foreign company, inversione dell'onere della prova o altro).

Insomma, una dichiarazione di guerra, ma molto amichevole, contro l'elusione internazionale.

© Riproduzione riservata

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata