TRUMP ANNUNCIA ‘LE PIÙ DURE SANZIONI MAI IMPOSTE ALLA COREA DEL NORD’

SPEDISCE IVANKA A CHIUDERE LE OLIMPIADI INVERNALI,

Maria Giovanna Maglie per Dagospia 23 FEB 2018 19:20

E A OSCURARE L'INCREDIBILE POPOLARITÀ DI CUI HA GODUTO PRESSO I MEDIA AMERICANI LA SORELLA DI KIM JONG-UN, TRATTATA COME UNA GRAZIOSA FANCIULLA AMBASCIATRICE DI PACE, E NON COME IL MOSTRO CHE E’ - PER IL PENTAGONO LA CASA BIANCA SI MUOVE IN MODO TROPPO ARDIMENTOSO

Mettere il dittatore con le spalle al muro e costringerlo alla trattativa in condizioni di debolezza ; di più, mettere con le spalle al muro anche altre nazioni che, come la Cina, ma non solo la Cina, in questi anni hanno aiutato Il dittatore ad aggirare qualunque tipo di sanzioni; nel frattempo prepararsi a un attacco militare.

E’ questo lo scopo delle misure annunciate da Donald Trump come le sanzioni più gravi mai imposte alla Corea del nord, ma non arrivano a sorpresa perché erano state preannunciate già alla partenza del vicepresidente Mike Pence per l'apertura delle Olimpiadi d'inverno in Corea del Sud.

Ora c’e’ un Donald Trump molto energico e risoluto, che ha preso per le corna la brutta storia della strage in Florida e intende fare qualcosa senza toccare, così ha confermato, il diritto alla difesa sancito dal Secondo Emendamento della Costituzione, quindi tanti auguri; che parla a ruota libera al convegno dei conservatori americani, forte del 50% di gradimento secondo Rasmussen report, paragonato al 45% nello stesso periodo di presidenza per Barack Obama; che vuole vincere il duello a distanza con la Corea del nord.

Trump ha spedito a chiudere le Olimpiadi la figlia Ivanka, “la più brillante che ci sia”, secondo il suo ultimo Tweet, a oscurare l'incredibile popolarità di cui ha goduto presso i media americani la sorella di Kim jong-un e capo della sua propaganda, trattata come una graziosa fanciulla innocua e ambasciatrice di pace, non come il mostro che e’.

Nelle stesse ore lancia le sanzioni decise soprattutto dal dipartimento del Tesoro, che intensifica i suoi sforzi per tagliare le fonti di finanziamento al programma missilistico-nucleare di Pyongyang, prendendo di mira il commercio internazionale ed in particolare le spedizioni via mare.

L'Office of Foreign Assets Control del Dipartimento del Tesoro ha a questo scopo pubblicato una lista nera di 27 societa' e 28 navi sottoposte a sanzioni, piu' un individuo. Le navi sono registrate, o battono bandiera, di altri Paesi come Cina, Singapore, Taiwan, Hong Kong, Isole Marshall, Tanzania, Panama e isole Comore.

La manovra è studiata molto bene ed e’ insidiosa perché Individua e colpisce le complicità internazionali . Chiunque , indipendentemente dalla sua nazionalità è da dove è situato, traffichi col regime nordcoreano aggirando le sanzioni, sarà soggetto alle ritorsioni del Tesoro americano.

Se gli stessi Paesi che magari alle Nazioni Unite votano le sanzioni, poi le aggirano e forniscono Il dittatore Kim jong-un di materiale con il quale sviluppa missili balistici e il nucleare, non sfuggiranno più all'Amministrazione Usa che le ha individuate e chiamate per nome.

Il metodo è quello già da qualche tempo deciso alla Casa Bianca contro un'opinione più prudente del Pentagono, ovvero stringere la morsa delle pressioni su Pyongyang anche a costo di spaventare la Corea del sud e il suo molto prudente presidente Moon, sfidare la Cina che e’ il vero alleato del dittatore Kim jong-un e lo tiene in vita, preparare un attacco di guerra vero e proprio, e con queste premesse concrete sedersi in modo autorevole e forte a un tavolo delle trattative.

L'ho riassunto bene Mike Pence, il vicepresidente che è in sintonia col presidente, e che ieri, aprendo i lavori della convention dei conservatori, aveva chiarito che “gli Usa non stanno dalla parte di dittature omicide, continueremo a tenere duro fino a che la Nord Corea non cesserà di minacciare il nostro Paese, i nostri alleati e abbandoneranno il loro nucleare e i loro missili balistici una volta per tutte”.

Lo stesso Pence, dieci giorni fa, di ritorno dai giochi Olimpici Invernali, aveva dichiarato che gli Usa sono pronti al dialogo con Pyongyang, a precise condizioni e che “la campagna di massima pressione andrà avanti e si intensificherà. Ma se vogliono parlare, parleremo”.

Come parleranno e’ quel che si vedrà ora perché si capirà se, colpito da sanzioni finalmente efficaci, Il dittatore sceglierà la strada del dialogo oppure continuerà a rispondere con minacce e dichiarazioni di distruzione.

Non sono d'accordo il Pentagono e la Casa Bianca sulla strategia, ma non perché qualcuno voglia tenere in vita il dittatore nordcoreano, è che sono diverse le valutazioni sui rischi.

Il.generale McMaster, consulente per la sicurezza nazionale, ritiene che la scelta politica dura di Trump verso la Corea del Nord per essere credibile debba essere sostenuta da solidi piani militari, che sarebbero a basso rischio per le vite dei soldati americani.

Invece per il Pentagono la Casa Bianca si muove in modo troppo ardimentoso e con eccessiva fiducia nelle proprie capacità di gestire un attacco militare alla Penisola coreana senza andare incontro a conseguenze catastrofiche per l'esercito americano e per la Corea del Sud.

È una vecchia storia quella dello scontro tra consiglieri militari della Casa Bianca e militari del Pentagono. Trump sta perdendo la pazienza, come ha raccontato, dopo averlo incontrato a colazione, il vecchio grande esperto Henry Kissinger al New York Times. Anche lui però gli ha consigliato di riflettere molto prima di ordinare attacchi.

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