Facebook sospende Cambridge Analytica: ha usato i dati di 50 milioni di utenti per influenzare le elezioni americane

Un giochino all’apparenza innocuo ha fornito alla società informazioni sui potenziali elettori. Questa non le ha cancellate, come ha dichiarato, ma utilizzate per una campagna di propaganda politica mirata sui gusti di ciascuno

BRUNO RUFFILLI 18.3.2018 www.lastampa/tecnologia.it

Facebook ha annunciato di aver sospeso il profilo di Cambridge Analytica, una nota e discussa, compagnia di analisi dati inglese. Sono stati sospesi anche i profili dell’azienda madre Strategic Communication Laboratories e quelli dello psicologo dell’università di Cambridge Aleksandr Kogan e del capo di Eunoia Technologies, Christopher Wylie. “Nel 2015 abbiamo appreso che Kogan mentì e violò le nostre politiche di piattaforma passando dati da una app che usava il Login Facebook a SCL/Cambridge Analytica, compagnia che compie lavoro politico, governativo e militare nel globo”, ha fatto sapere Facebook in un post del vice presidente Paul Grewal. Cambridge Analytica è in gran parte di proprietà del conservatore Robert Mercer, grande sostenitore di Trump, e ha avuto un ruolo importante durante le ultime elezioni americane e nel voto inglese sulla Brexit.

“Se invece di leggere il giornale o seguire la tv, ci informiamo sul web e sui social network, rischiamo di essere oggetto di una manipolazione folle”, ci aveva detto il mese scorso Fabrizio Gagliardi, oggi consulente al Barcelona Supercomputing Center, con un passato al Cern al fianco di Tim Berners-Lee, uno dei padri del world wide web, e per molto tempo tra i responsabili del settore ricerche di Microsoft. “Non è un mistero per nessuno che Brexit, Trump e i peggiori esiti del populismo in politica siano stati influenzati da un’associazione a Cambridge che permette a chiunque di manipolare la rete e ci riesce bene”.

Un test di personalità

L’app di Kogan, thisisyourdigitallife, proponeva un test di personalità predittivo, descrivendosi sul social network come “un’app di ricerca usata dagli psicologi”. Chi l’ha scaricata ha consentito a Kogan di accedere a informazioni come la città indicata sul suo profilo o contenuti ai quali ha reagito. L’app ha ottenuto queste informazioni in modo legittimo, ma ha “violato le politiche di piattaforma” di Facebook passando le informazioni a SCL/Cambridge Analytica e Wylie. Il social network ha precisato di aver rimosso l’app nel 2015, quando ha appreso della violazione.

Per poter giocare bisognava essere maggiorenni e iscritti al voto negli Usa. Circa 320 mila persone sono state pagate tra 2 e 5 dollari per rispondere al quiz, cui si poteva accedere autenticandosi con le credenziali di Facebook. L’app raccoglieva anche altre informazioni, come i “like” e i dati personali dall’account di Facebook, ma anche da quello degli amici di chi stava facendo il test. Così si è arrivati al numero esorbitante di 50 milioni di account compromessi. Un algoritmo intrecciava poi i risultati del test di personalità con altri dati pubblici sul social network, per tracciare un profilo estremamente preciso degli utenti e delle loro preferenze (secondo il Guardian, all’inizio almeno 2 milioni, in 11 Stati decisivi per il risultato delle elezioni americane). A queste persone erano quindi indirizzati messaggi di propaganda elettorale mirati, basati sulla loro personalità.

“Vari giorni fa abbiamo ricevuto notizia che, contrariamente ai documenti che ci erano stati dati, non tutti i dati erano stati distrutti”, ha affermato Grewal. Facebook ha inizialmente cercato di minimizzare la portata dell’incidente, poi però ha ammesso: «È stata una frode» ha detto il legale del gruppo in una nota al New York Times. «Prenderemo le misure necessarie per assicurarci che i dati siano cancellati una volta per tutte» aggiunge.

La storia

Per Cambridge Analytica tutto è iniziato nel 2014, con un finanziamento da 15 milioni di dollari dal repubblicano Robert Mercer. Poi ha attirato l’attenzione di Steve Bannon con la promessa di fornire a Trump strumenti per identificare la personalità degli elettori americani e influenzare il loro comportamento. Cambridge Analytica, tramite il suo amministratore delegato Alexander Nix, ha più volte ribadito di non aver mai ottenuto dati di Facebook. Successivamente è però tornata sui suoi passi e ha scaricato la responsabilità di Aleksandr Kogan, accademico russo-americano, dal quale ha acquistato i dati. In Gran Bretagna, Cambridge Analytica è oggetto di indagini da parte del parlamento e delle autorità di governo per possibili violazioni della privacy e si sospetta che abbia lavorato illegalmente sulla campagna per la Brexit.

La politica e l’Italia

Nelle sfide elettorali, come notano New York Times e Guardian, Cambridge Analytica gioca sempre dalla stessa parte, quella dei populisti. Oltre alla campagna di Trump, è stata coinvolta nel referendum britannico sulla Brexit e nella corsa all’Eliseo di Marine Le Pen. Sul sito web, dove si citano oltre cento campagne elettorali in cinque continenti in 25 anni, a dispetto del fatto che è stata fondata appena 5 anni fa, tra le pratiche di successo è in evidenza l’Italia. E c’è un partito italiano che ha lavorato con Cambridge Analytica. Quale? «Nel 2012», si legge, «CA ha realizzato un progetto per un partito italiano che stava rinascendo e che aveva avuto successo per l’ultima volta negli anni ’80». Usando l’Analisi della Audience Target - prosegue la nota -, CA ha riavvicinato gli attuali e i passati membri del partito ai potenziali simpatizzanti per sviluppare una riorganizzazione della strategia rispondente ai bisogni di entrambi i gruppi. La struttura organizzativa moderna e flessibile che ne è risultata ha suggerito riforme che hanno consentito al partito di ottenere risultati molto superiori alle aspettative in un momento di grande turbolenza politica in Italia”.

Come un film

La storia dell’azienda inizia a Londra nel 1990, quando Nigel Oakes, che in precedenza era stato un produttore di TeleMontecarlo e poi un dirigente della compagnia di comunicazione pubblicitaria Saatchi & Saatchi, fonda l’Istituto per Dinamiche Comportamentali. L’obiettivo è studiare il funzionamento dei comportamenti di massa e come manipolarli. Nel 1993 Oakes fonda la SLC, i Laboratori di Comunicazione Strategica che si specializzano come cliente della Difesa britannica e che dal 1994 sostengono di aver seguito 25 campagne elettorali in diversi paesi del mondo (soprattutto paesi in via di sviluppo) con l’obiettivo di condizionare l’opinione pubblica usando i social media e strumenti di persuasione del mondo pubblicitario.

Qui cresce e si forma uno dei personaggi chiave della storia: Alexander Nix. Lo ritroviamo alla fine del 2013 al Palace Hotel di Manhattan a New York che brinda con il suo team. Ha appena convinto due importanti uomini di affari americani a usare le tecniche di SLC per condizionare le elezioni americane e fondare Cambridge Analytica. I due americani sono Steve Bannon e Bob Mercer. Il primo è molto più noto, essendo stato il responsabile della corsa alla Casa Bianca di Donald Trump. Il secondo è più importante.

Bob Mercer non è soltanto un miliardario. È un matematico. Lavorava alla IBM, al progetto di intelligenza artificiale Watson. Ha lasciato per entrare nel fondo Renaissance Technologies. Non un hedge fund qualunque: usa i dati e l’intelligenza artificiale per decidere gli investimenti e nel tempo garantisce un rendimento che secondo alcuni arriva al 40 per cento. È così che Mercer è diventato miliardario. Con la matematica e la finanza. Ma la sua passione è la politica: è un repubblicano convinto e sogna di poter usare i dati per condizionare la politica. Si fa convincere a finanziare la nascita di Cambridge Analytica. Un milione e mezzo di dollari per il progetto test: le elezioni di governatore della Virginia. Il candidato repubblicano perde, ma Mercer e Bannon - che nel frattempo prende la guida di CA - decidono di insistere. Sta per partire la corsa alla Casa Bianca e Nix ha un problema: per funzionare i modelli di CA ha bisogno di dati, di milioni di profili di utenti Facebook. E qui entra in scena un altro protagonista. Aleksandr Kogan.

Il matematico

Kogan è un giovane matematico russo-americano, ricercatore a Cambridge. Esperto in big data, analisi dei comportamenti sociali e neuroscienze, ha un curriculum accademico impeccabile: laurea a Berkeley, master a Hong Kong, decine di pubblicazioni. È sua l’idea per risolvere il problema di CA e raccogliere i dati degli utenti Facebook. Crea una società ad hoc, Global Science Research, e inizialmente prova attraverso Amazon. Va sulla piattaforma Mechanical Turk, dove per alcuni lavoretti digitali gli utenti vengono retribuiti con pochi centesimi, e offre denaro a chi compila un questionario online con i propri dati personali. Per un po’ funziona ma Amazon se ne accorge e lo blocca.

Così prova con Facebook: crea un’app che sembra un test, tu rispondi alle domande e ottieni un tuo identikit digitale, ma nel frattempo Kogan accumula dati, ufficialmente per fini scientifici, in realtà per passarli a Cambridge Analytica. C’è un altro problema, però: i dati sono troppi, e Facebook dopo qualche tempo limita l’accesso. Ma - sempre secondo il Guardian - Kogan spiega di “aver parlato con un ingegnere” per ottenere che l’app ricominciasse a funzionare. Ed avere di nuovo accesso a gusti, paure, speranze, di 50 milioni di elettori, per modellare su ciascuno di loro una campagna propagandistica subdola ed efficace.

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