La Svizzera, un paese serio, espellerà i diplomatici russi dopo le prove sulla responsabilità di Mosca

La versione isterica e interessata della May, che adesso è sempre più traballante anche in Uk, sulla base di due semplici considerazioni

di Pierluigi Magnaschi 5-4-2018 www.italiaoggi

Man mano che passano i giorni, l'ondata di indignazione occidentale, organizzata massicciamente dal traballante leader inglese Theresa May con la connivenza di Trump, contro Putin, per aver promosso l'avvelenamento di una ex spia sovietica, Skypral, scoperta come traditore del suo paese 24 anni fa e da allora residente nel Regno Unito, manifesta sempre più i contorni di una vergognosa fake news istituzionale di dimensioni internazionali, studiata a tavolino e sparata con l'aiuto di tutti i grandi media boccaloni, sempre pronti a rispondere e amplificare la voce del padrone per raggiungere finalità ben diverse da quelle di informare.

Quando esplose il caso Skypral, con la vistosa espulsione di centinaia di diplomatici russi dalle ambasciate di ben 22 paesi in tutto il mondo, solo ItaliaOggi, disponendo, come arma, solamente del buon senso, aveva messo subito in dubbio la versione isterica e interessata della May, che adesso è sempre più traballante anche in Uk, sulla base di due semplici considerazioni.

Prima: che interesse avrebbe avuto Putin a far scoppiare un caso del genere (che rispolvera inevitabilmente le grandi paure della guerra di spie in vigore ai tempi della Guerra fredda) addirittura a due settimane dal voto in Russia? E che convenienza aveva Mosca a far sopprimere una spia che era stata scoperta come doppiogiochista 24 anni fa e che quindi, da tempo, era un sacco vuoto, incapace di nuocere agli interessi russi e la cui soppressione non aveva nemmeno un ruolo di deterrenza nei confronti degli eventuali compagni della spia che è stata avvelenata e che sono da tempo morti o usciti dai ruoli?

Un discorso del genere deve averlo fatto anche il governo svizzero che, nonostante le violente pressioni internazionali di cui è stato fatto oggetto, avendo una serietà nazionale che va oltre gli interessi delle sue banche, esposte a eventuali e sempre possibili ritorsioni, non ha voluto, per primo (poi è stato seguito anche da altri paesi come l'Austria, la Grecia e Cipro), espellere nessun diplomatico russo pur dichiarandosi disposto a farlo non appena gli fossero state fornite le prove convincenti che l'avvelenamento di Skypral è attribuibile al sistema politico-spionistico russo.

Debbo dire che, sia pure salvando capre e cavoli (come siamo soliti fare; connotandoci così come dei dilettanti del potere a livello internazionale, dove infatti contiamo come un fico secco) anche l'Italia di Gentiloni non si è accodata acriticamente alla ridicola band wagon anglo-americana che vantava molti altri paesi suiveurs gallonati, e si è limitata a espellere solo due diplomatici russi, giusto quel che basta. Per poter, da una parte, far parte del gruppo dei paesi indignati ma, nello stesso tempo, per mettere in rilievo che la nostra indignazione era un po' moscia. Quel che basta, insomma. Come si dice degli eccipienti nelle formulazioni chimiche.

Ma se questo avvelenamento non conveniva a Putin, perché conveniva alla May e a Trump? Theresa May, si sa, è una caricatura della Thatcher, le assomiglia nella camminata sbilenca, ma la somiglianza si ferma lì. Pur essendo sempre stata filoeuropeista, si è trovata in mano l'ingombrante bandiera della Brexit passatale dal suo predecessore David Cameron che, pur essendo anche lui filo Ue, aveva incautamente chiamato alle urne i suoi concittadini con un referendum che lui prevedeva si sarebbe concluso con il via libera alla maggiore integrazione con il Vecchio continente e che invece si è concluso nel modo opposto.

La May, nella gestione della Brexit, si è ingarbugliata, non sapendo come condurre una trattativa efficace, con i dirigenti della Ue. Essa pertanto viene ridicolizzata in patria dai suoi colleghi di partito che la considerano un'inetta ed è incalzata dai suoi avversari socialisti che vogliono prenderne il posto. La ciambella di salvataggio del caso Skypral le è quindi capitata in mano al momento giusto. Facendo il tam tam per raccogliere i paesi occidentali contro il pericolo sovietico (in un lapsus significativo le è capito anche di dire questo, anziché russo), la May da incapace al centro delle critiche di tutti (nemici e amici) si è improvvisamente trasformata in una sorta di Giovanna d'Arco d'Oltre Manica che mobilizzava, senza paura del ridicolo, tutto il mondo libero contro un paese, la Russia, che, purtroppo per Mosca, ha un prodotto interno lordo (Pil) di poco superiore a quello italiano.

L'interesse di Trump di accodarsi alla cagnara organizzata dalla May deriva invece dal fatto che il presidente degli Stati Uniti, sulla base di dossier che, nel frattempo, si sono spesso rivelati falsi, è al centro della polemica infinita imbastita dai democratici sconfitti da Trump stesso che tentano in ogni modo di farlo fuori minacciandolo di impeachment per essere stato, come dicono loro, pappa e ciccia con Putin che, dicono sempre i democratici, gli ha fatto vincere le elezioni con i messaggini come se il fatto di poter vincere le elezioni statunitensi prendendo tre milioni di voti in meno dell'avversario, fosse contenuto in una legge elettorale fabbricata a Mosca e non invece improvvidamente a suo tempo approvata dal Congresso Usa; e come se la rivolta dei ceti popolari americani disintegrati dalla politica folle della nomenclatura democratica al potere, fosse stata creata da Mosca anziché dalla disoccupazione galoppante, dalle aree produttive desertificate, da accordi internazionali dementi e dagli ascensori sociali disattivati.

Ma adesso che le polveri della sceneggiata della May si stanno diradando, emerge una verità deprimente e ridicola insieme, a danno del Regno Unito. Gli scienziati militari britannici infatti (agendo con metodi, sistemi e risorse ben più penetranti del mio buon senso) adesso dicono di «non poter stabilire con certezza la provenienza del gas nervino usato per l'attacco di Salisbury» e di non essere «in grado di stabilirne con esattezza la provenienza» visto anche che ben «venti paesi al mondo sarebbero in grado di produrlo». Intanto segnalo, in proposito, l'illuminante articolo di Tino Oldani pubblicato in questo stesso numero di ItaliaOggi, dal quale risulta che la Germania della Merkel ha dato il via libera al colossale gasdotto North Stream 2 che raddoppierà la fornitura del gas russo alla Germania trasportando 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno anche se Londra e Washington strepitano. Va bene stare seduti sull'albero dell'Occidente ma non fino a tagliare il ramo sul quale si è appollaiati. Anche se la May non ci crede, non è molto lungo l'elenco degli stati masochisti.

Pierluigi Magnaschi

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