In Grecia la crisi finanziaria colpisce anche la prostituzione

L’economia è collassata e l’arrivo di decine di migliaia di migranti ha spinto ancora più donne a prostituirsi, anche se i prezzi sono precipitati

www.cinquantamila.it 30.10.2018

La crisi finanziaria greca incide su tutti i settori di consumo. Inclusa la prostituzione. Ne parla il New York Times in un reportage firmato da Iliana Magra, che ha intervistato donne e clienti delle case chiuse di Atene. In un seminterrato ha incontrato Elena, 22 anni, prostituta russo polacca, capelli biondi e tacchi vertiginosi, e Evaggelia, la sua «signora»: un potenziale cliente ha concordato una prestazione per venti euro. Il commercio è crollato dalla crisi finanziaria del 2008. L’economia è collassata e l’arrivo di decine di migliaia di migranti ha spinto ancora più donne a prostituirsi, anche se i prezzi sono precipitati.

«Ho avuto un negozio di fiori per 18 anni, e ora sono qui per necessità, non certo per gioia», ha spiegato Dimitra, una donna di mezza età che ha perso la sua attività per colpa della crisi e ora lavora come prostituta su Filis Street. «Mi chiamavano signora Dimitra, ma ora sono diventata una puttana».

In Grecia, la prostituzione è legale nei bordelli registrati, sebbene la maggior parte dei bordelli di Atene non lo sia. La prostituzione di strada è illegale, eppure le donne vendono abitualmente sesso negli angoli delle strade. Molte entrano nella professione per necessità economiche, altre sono vittime della tratta e costrette a prostituirsi.

«La prostituzione è aumentata e cambiata, nel contesto del nuovo ambiente politico, economico e culturale», ha spiegato Grigoris Lazos, professore di criminologia all’Università Panteion di Atene che ha trascorso sei anni a studiare come le crisi del paese (la migrazione e l’economia) avevano cambiato la prostituzione ad Atene. Ha scoperto che il numero di prostitute in città è aumentato del 7% dal 2012, ma i prezzi sono diminuiti drasticamente, sia per le donne che lavorano nelle strade sia per quelle nei bordelli.

«Nel 2012, per una donna in un bordello, venivano richiesti in media di 39 euro, mentre nel 2017 solo 17: un calo del 56%». Secondo la legge greca, un bordello non può trovarsi a meno di 200 metri da scuole, ospedali, chiese, asili nido e piazze pubbliche. Ma data la densità del centro di Atene, è praticamente impossibile che succeda. Lazos ha scoperto che solo 8 dei 798 bordelli attivi in città in agosto erano legali.

Un numero molto diverso da quello dalle statistiche della polizia, che non contano più di 300 bordelli in città. Un portavoce della polizia ateniese, Theodoros Chronopoulos, ha spiegato che i dati ufficiali non includono i bordelli nascosti. «Ma siamo abbastanza tolleranti quando si tratta di bordelli, perché capiamo che quello che fanno è un servizio sociale», ha spiegato. La polizia, in seguito, ha voluto rilasciare una dichiarazione aggiuntiva, che contraddice la precedente: «Non c’è tolleranza quando si tratta di bordelli. I controlli sono intensi e costanti e le contravvenzioni vengono applicate laddove necessario».

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